Non è la solita zecca, quella classica, la Zecca dura o Zecca dei boschi. Questa è diversa, non ama le superfici con erbe alte e umide, ma le zone aperte assolate con erbe corte e pietre. Come la tipica landa carsica in Friuli, dove è stata maggiormente individuata. È la Zecca marginata, una delle sue caratteristiche è che è più grande di quella comune, circa 2 cm quando è gonfia di sangue, e non sta ad aspettare passivamente gli animali e gli umani per attaccarli, ma si avvicina, addirittura li insegue anche fino a 100 metri di distanza. Il suo punto debole è proprio la sua dimensione che permette di individuarla più facilmente e staccarla subito prima che metta “radici” sulla nostra pelle.

Identikit della zecca
La Zecca marginata è denominata scientificamente Hyalomma marginatum, ed è originaria di ambienti caldi e secchi del Mediterraneo meridionale, mentre ora sembra essersi insediata in maniera numericamente rilevante in Italia, in particolare nel Carso Triestino. Come hanno rivelato nelle scorse settimane i ricercatori del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste che hanno accertato la “presenza abbastanza cospicua” della nuova specie di zecca.

La diffusione
Singoli esemplari di questa zecca, spiegano i ricercatori, erano già stati rilevati in passato, portati dagli uccelli migratori o dal commercio di bestiame, ma finora gli inverni freddi avevano scongiurato l’insediarsi di popolazioni locali. Negli ultimi anni, si sono verificate gelate invernali molto più brevi sul Carso e questo ha probabilmente permesso l’insediamento di popolazioni della Zecca marginata, attualmente ritrovate soprattutto nella parte orientale della provincia di Trieste.

Che cosa si rischia
La Zecca marginata non aspetta immobile l’occasione di agganciarsi alla sua preda, ma tende a spostarsi e a inseguire il suo obiettivo per poterlo attaccare, anche per decine di metri. Si prepara all’attacco dopo averne percepito la presenza non solo visivamente ma anche da altri segnali come le vibrazioni create con il movimento, il calore corporeo, l’emissione di anidride carbonica o ammoniaca. Essendo più grandi e più mobili, questi tipi di zecca sono più facili da osservare e togliere. Attenzione però a ricorrere a rimedi fai da te per “farle staccare da sole”, meglio rivolgersi a un pronto soccorso o ambulatorio medico più vicino, perché, comunque, più tempo rimangono attaccate, più è possibile ci trasmettano eventuali malattie, essendo veicolo del virus della febbre emorragica Crimea-Congo.

Il parere dell’esperto
“Il virus della febbre emorragica Crimea-Congo è da tempo tenuto sotto osservazione dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc)”, spiega al FattoQuotidiano.it il professor Roberto Cauda, Professore di Malattie infettive dell’Università Cattolica e dell’università Campus bio-medico. “L’infezione, se l’uomo entrasse in contatto con questo tipo di zecca portatrice del virus, può provocare una grave sindrome multisistemica associata a febbre, shock ed emorragia”. Per capire le ragioni per cui la Zecca marginata è arrivata da noi, occorre sapere che “la sua diffusione è legata in particolare alle migrazioni degli uccelli di media distanza, ma si attacca anche al bestiame che si sposta da una zona all’altra, magari per motivi anche commerciali e che non sempre viene sottoposto a un rigido controllo”, sottolinea l’esperto. “Gli animali colpiti dal virus veicolato dalla zecca presentano forme asintomatiche, non manifestano la malattia”.

Come intervenire
Nel caso di puntura provocata da una comune zecca, se questa trasmette un batterio o un rickettsia (un tipo di batterio Gram-negativo, ndr) si somministra un antibiotico, “con la Zecca marginata invece non ci sono né terapie né vaccini. Le cure mirano a ridurre i sintomi e, nei casi più gravi, a supportare le funzioni vitali dell’organismo”, continua Cauda. La febbre emorragica Crimea-Congo è una malattia grave che ha una letalità del 30%. Nelle forme in cui si guarisce, come sintetizza Cauda, si distinguono quattro stadi:

  • lo stadio dell’incubazione, che inizia dal momento in cui la zecca infetta l’individuo;
  • nel secondo stadio, dopo qualche giorno si sviluppano alcuni sintomi importanti, come febbre, mal di testa, dolori muscolari, nausea, vomito, confusione mentale;
  • si arriva poi arrivare alla fase in cui viene coinvolto il fegato, la fase pre-emorragica;
  • Infine l’ultimo stadio, la fase emorragica che nel 30% di casi porta a morte, a causa di uno shock emorragico.

C’è da dire che l’incidenza di questa infezione è molto limitata. “In ogni caso, la scelta migliore è cercare di evitare il contatto con le zecche”, conclude Cauda, “utilizzando dei repellenti da applicare sulla cute per allontanarle preventivamente e scegliendo di indossare calzoni lunghi e maglie a maniche lunghe; e infine evitare quei luoghi dove sappiamo che queste zecche possono essere più presenti. Anche se mi preme sottolineare che in questo momento non c’è un reale problema in Italia”.

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