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Il boom della destra, la crisi di Macron: nel caos politico in Francia riemerge l’ex presidente Hollande. Si candiderà a deputato

Uscì dall’Eliseo quasi a testa bassa, trascinando nella sua scomparsa dalla scena politica anche il suo partito, quello socialista. Il 2017 però, visto da qui, sembra ora il secolo scorso: l’ex presidente della Repubblica francese François Hollande si ricandiderà proprio con i socialisti nell’alleanza del Nuovo Fronte Popolare. Sarà il suo nome che verrà indicato nel feudo elettorale della Corrèze, nel centro del Paese. Hollande era già stato deputato dal 1997 al 2012, prima di essere eletto capo dello Stato. Giorni fa aveva dichiarato che lo scioglimento dell’Assemblea è stata una decisione presa “nel peggior momento e nelle peggiori circostanze” e si era detto “estremamente preoccupato” per i risultati delle elezioni europee e gli sviluppi in Francia. L’ex presidente, in una serie di interviste, aveva anche detto di approvare l’accordo della sinistra unita e aveva invocato, per il secondo turno, un sostegno ai candidati meglio piazzati per “evitare l’estrema destra”, anche se sono “repubblicani” o della “maggioranza” presidenziale di Emmanuel Macron.

Il fenomeno Hollande – cioè il suo riscatto dopo l’uscita di scena senza ricandidatura – va avanti da mesi. Se Macron, secondo un ultimo sondaggio del Barometro Elabe, ha una fiducia del 24 per cento dei francesi, Hollande è al 29. Certo, dietro altre figure politiche: in testa per esempio c’è Edouard Philippe (42 per cento), ex premier durante il mandato di Macron, davanti a Jordan Bardella e Marine Le Pen (leader della destra del Rassemblemènt National). In crescita il leader socialista Raphäël Glucksmann (30%, +8) davanti appunto proprio a Hollande.

L’ex presidente da qualche mese pare poter vivere una nuova vita politica, di cui avevano dato qualche indizio le presentazioni del suo libro sull’Europa affollate di giovani. Solo 7 anni fa non provò nemmeno a ricandidarsi a presidente. Lasciò che fosse massacrato Benoît Hamon, candidato socialista che non andò oltre il 6,4 per cento. Quasi tutti i voti socialisti spinsero Macron verso l’Eliseo. Ora avviene il percorso inverso: gli analisti politici spiegano che la gran parte di voti “socialisti” che l’attuale presidente della Repubblica aveva conquistato stanno tornando “a casa”. Se poi i due elettorali si riuniscano nel momento della “emergenza” di un eventuale ballottaggio presidenziale è tutto ancora da capire.