La storia del ricercatore ambientale Gianluca Grimalda è diventata un documentario intitolato proprio Il Ricercatore, diretto da Paolo Casalis
Si rifiuta di prendere l’aereo per non inquinare e l’università lo licenzia. La storia del ricercatore ambientale Gianluca Grimalda è diventata un documentario intitolato proprio Il Ricercatore, diretto da Paolo Casalis e passato nei giorni scorsi al Festival CinemAmbiente 2024 di Torino. A ottobre ’23 Grimalda aveva perso il lavoro al Kiel Institute perché aveva deciso, per una mera scelta di coerenza morale, come dire, ecologista, di continuare nel suo lavoro di ricerca senza inquinare ulteriormente nel suo ritorno a casa dalla Papua Nuova Guinea a Kiel.
Insomma traghetti, navi cargo, autobus, treni e biciclette sì, ma nessun aereo. Come riporta il Corriere del Ticino il documentario è soprattutto un racconto in soggettiva di Grimalda “quasi sempre in soggettiva, con immagini realizzate direttamente dal protagonista”. Grimalda, che era ricercatore ambientale al prestigioso Istituto per l’Economia Mondiale di Kiel, in Germania, ma anche attivista ambientale con Scientist Rebellion, si era recato in Papua Nuova Guinea per studiare l’adattamento delle popolazioni locali agli effetti del Climate Change e della globalizzazione. Grimalda l’aveva già presa larga all’andata mettendoci 35 giorni e spostandosi, appunto, con treni, autobus, tir, taxi, traghetti e navi, passando dall’Iran all’India e al Pakistan.
In soldoni si tratta del risparmio di quasi tre tonnellate di CO2, metà delle emissioni rispetto al più comodo viaggio in aereo. A un certo punto, però, da Kiel, chiedono che fine abbia fatto e che deve rientrare piuttosto celermente entro pochi giorni. Ebbene, a quel punto Grimalda si oppone alla fretta del datore di lavoro e all’uso dell’aereo, tanto da essere presto licenziato dall’ateneo tedesco. La storia del ricercatore ecologista finisce su tutti i giornali del mondo, ma non c’è nulla da fare anche a livello giuridico un tribunale tedesco sentenzia che la crisi climatica “non rappresenta una motivazione sufficiente per ritardare il rientro sul posto di lavoro”. Grimalda ha fatto appello, adducendo ad una sorta di obiezione di coscienza per motivi climatici.
“Mi auguro che la mia storia possa essere in grado di spingere le persone a rendere straordinario ciò che è ordinario nella lotta contro il cambiamento climatico. Io sono pronto a tornare a Papua Nuova Guinea già quest’anno, per continuare il mio lavoro sul campo”, ha spiegato Grimalda che probabilmente non ha nemmeno bisogno di uno stipendio per continuare la sua mansione di ricerca. “In questo film di viaggio, di avventura, di principi morali individuali e questioni universali c’è indubbiamente qualcosa di folle. Resta però da stabilire se lo sia (folle ndr) la storia de “Il Ricercatore” oppure il comportamento quotidiano dei suoi spettatori”, ha chiosato il regista del documentario.