Un detenuto di 74 anni, Giuseppe Santoleri, si è tolto la vita impiccandosi in una cella del carcere di Teramo. L’uomo stava scontando una pena di 18 anni per l’omicidio, in concorso con il figlio, della moglie, la pittrice Renata Rapposelli, avvenuto il 9 ottobre del 2017 a Giulianova. “Alle 7 il compagno di cella ha subito chiamato il poliziotto di servizio e sono immediatamente scattati i soccorsi nel disperato tentativo di salvargli la vita, ma a nulla sono valsi gli sforzi profusi”, ha detto Giuseppe Pallini, il segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

“Per quanto si è potuto apprendere, si tratta di un soggetto ristretto che non è mai stato protagonista di intemperanze e ha sempre osservato diligentemente le regole penitenziarie”. Un episodio che, secondo il sindacalista, porta con sé “il fallimento del sistema penitenziario a volte incapace di intercettare il disagio dei più fragili che vedono nell’estremo gesto una via di fuga”. Non solo. “È una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”.

È la 43esima vittima negli istituti penitenziari italiani dall’inizio dell’anno – ha dichiarato in un comunicato Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria – forse qualcuno sta pensando che non intervenendo si svuoteranno le carceri”. Poi Di Giacomo evidenzia un’altra faccia della medaglia “dell’emergenza carceri”: “l’aumento di aggressioni e violenze al personale penitenziario che ha raggiunto il 40% in più nel giro di pochi mesi. Nella stessa giornata del suicidio a Teramo, sono otto gli agenti aggrediti e costretti a ricorrere alle cure dei medici”: E poi conclude: “Il governo e l’Amministrazione Penitenziaria non sono in grado di contrastare questa situazione. Il cambio di rotta tanto auspicato non vi è stato con questo governo con il quale si è visto aumentare l’indifferenza ai problemi delle carceri”.

Necessari, secondo il Sappe, degli interventi urgenti per fronteggiare la costante situazione di tensione che si vive nelle carceri italiane: “Si potrebbe ipotizzare un nuovo sistema penitenziario articolato su tre livelli”, spiega il segretario generale Donato Capece. “Il primo, per i reati meno gravi con una pena detentiva non superiore ai 3 anni, caratterizzato da pene alternative al carcere, quale è l’istituto della “messa alla prova”; il secondo livello è quello che riguarda le pene detentive superiori ai 3 anni, che inevitabilmente dovranno essere espiate in carcere, ma in istituti molto meno affollati per lo sgravio conseguente all’operatività del primo livello e per una notevole riduzione dell’utilizzo della custodia cautelare. Il terzo livello, infine, è quello della massima sicurezza, in cui il contenimento in carcere è l’obiettivo prioritario”, conclude il leader del Sappe.

Salgono a 43 le vittime nelle carceri italiane dall’inizio del 2024. E a Teramo non è la prima volta che accade un episodio del genere. Il 17 marzo scorso, un giovane detenuto del carcere di Castrogno, di circa 20 anni, si era tolto la vita impiccandosi nel bagno nel giorno del suo compleanno. Mentre il 2 aprile, un detenuto di 32 anni, che era rinchiuso da pochi giorni nel carcere di Uta (Cagliari) si era tolto la vita durante la notte. E ancora, sempre in Sardegna, nel carcere di Bancali (Sassari), a suicidarsi era stato un 52enne.

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