“Un rapporto ossessivo e violento“. Controlli pressanti, mani sul collo, gesti aggressivi e parole offensive. Una storia che si sarebbe consumata dentro la squadra italiana di tuffi. A muovere queste accuse nei confronti di Andreas Larsen, 25 anni, danese naturalizzato italiano – oro agli Europei nel 2022 e in procinto di andare alle prossime Olimpiadi – è la ex, anche lei fino a poco tempo fa atleta della squadra azzurra, il cui nome è tutelato per ovvi motivi. Larsen è a processo dopo il rinvio a giudizio che il tribunale ha deciso a marzo: dovrà rispondere di atti persecutori, il reato del codice penale che punisce lo stalking. Sulla vicenda la Procura della Federnuoto ha aperto un’inchiesta e ha chiesto gli atti alla procura di Roma.
Secondo quanto raccontato dalla ragazza, il rapporto con Larsen è iniziato nel 2019, quando lei aveva 15 anni – ora ne ha 19 – ed è stato da subito oppressivo. “Andreas mi ha sbattuto la faccia sul volante, diceva che avevo guardato un altro tuffatore. Non era vero, quando l’avevo incrociato avevo abbassato lo sguardo temendo la sua reazione – afferma la giovane in uno dei suoi racconti -. Mi ero anche scusata. Niente, mi sono riparata con un braccio altrimenti mi avrebbe spaccato il naso“. E ancora: “Mi ha stretto il collo fino a farmi sanguinare, mi ha soffocata due volte con un cuscino. Quando perdeva la calma, fermava l’auto e mi costringeva a scendere: ‘Vado a schiantarmi, voglio morire’. Era ossessionato dalla possibilità che potessi uscire con un altro tuffatore e in trasferta lo ha aggredito davanti a tre allenatori. Ero dimagrita di otto chili, litigavamo così tanto che non avevo il tempo di pranzare”. La storia con Larsen, all’epoca 21enne, è durata quattro mesi ma la persecuzione, spiega ancora la tuffatrice, è proseguita anche dopo con pedinamenti (“Almeno 10 volte”) e frasi offensive. “Mi chiamava t… A una compagna disse: tu sì che ti sai tuffare, lei sa solo fare i …”.
Il tuffatore azzurro, tesserato con la Polizia che gli ha tolto la pistola in dotazione, si è difeso nell’interrogatorio: “Le ho sempre voluto bene”. Ha parlato di “incomprensioni“. La prima udienza è fissata al 25 giugno.
Finora la Federnuoto e il Comitato olimpico sono rimasti in silenzio nonostante siano a conoscenza della storia. Parlando a Repubblica, che ha anticipato la storia, il padre della giovane dice: “Mia figlia è stata allontanata dalla Nazionale di tuffi affinché non incontrasse Andreas e lui, rinviato a giudizio, ora è pronto ad andare alle Olimpiadi”. Un paio di settimane fa tuffatrice ha scritto una lettera al procuratore generale del Coni, Ugo Taucer, recapitata per conoscenza al presidente della Federnuoto Paolo Barelli. “Sebbene tutti nel mondo dei tuffi siano a conoscenza della mia storia – spiega ancora l’atleta a Repubblica -, nessuno ha preso provvedimenti nei confronti di Sargent Larsen. Le sue gravi azioni sono state fin qui sottovalutate o giustificate per proteggerlo quale atleta della Nazionale. Nei miei confronti, invece, disinteresse, come fossi io la colpevole”. Al momento non è dato sapere cos’abbia fatto la Procura federale. Il presidente del Coni Malagò, infine, ha risposto così al quotidiano: “Fino a quando non ci sarà una sentenza è sbagliato dare giudizi”.