Milo Infante, giornalista e conduttore televisivo, si racconta a cuore aperto in un’intervista al Corriere della Sera. Il volto di “Ore 14″, in onda su Rai 2 dal lunedì al venerdì, ricorda l’infanzia a Villa Sangiovanni, quartiere dell’estrema periferia nord di Milano, quindi gli esordi nel giornalismo e si sbottona anche sulla vita privata, parlando del rapporto con la moglie Sara Venturi, ex Miss Padania. Fiorello l’ha definito il “bello di Raidue“, ma Infante replica: “È solo invidia per i miei capelli!”. Quindi l’attacco: “A furia di malignità, mi ha fatto togliere la parrucchiera: la Rai l’ha mandata da Alessandro Cattelan. Ormai, i capelli me li pettino da solo”, afferma con una nota piccata.
Quindi il conduttore si è tolto qualche sassolino dalla scarpa anche sul suo “Ore 14“, il talk pomeridiano di Rai 2 in cui affronta temi di cronaca: “Se avessi dovuto scommettere, non avrei mai immaginato un tale successo“, dice Infante. “Arriviamo dalle rubriche del tg, senza il traino di programmi forti. Eppure, lo share cresce costantemente e siamo più visti anche del programma che ci segue: vuol dire che la gente si sintonizza proprio per vedere noi“.
E ancora, chiosa: “Siamo il programma più inosservato nella storia della tv: mai visto un comunicato sugli ascolti record, mai stati citati in una conferenza stampa. Poi, il direttore Paolo Corsini, quando lo sento, mi dice: ‘Non ti chiamo perché non mi dai problemi'”. “Ma se un pezzo della Rai ci ignora – ha aggiunto Infante al Corriere – la considerazione del Tgr ci consente di arrivare sulle notizie fra i primi. Questo è uno dei motivi del nostro successo, un altro è l’alchimia fra il pubblico e i nostri ospiti, che non rispondono a domande a piacere, ma apportano informazioni, esperienze, elementi di verità. Piace anche che non abbiamo paura di prendere posizione e siamo sempre contro le ingiustizie”.
La curiosità giornalistica è sempre stata il motore di Infante, soprattutto nel caso di Denise Pipitone, la bambina scomparsa a Mazara del Vallo nel 2004: “Nessuno più di me ha spinto per riaprire le inchieste e avere una commissione parlamentare”, afferma. “Qualcuno dice che sono ossessionato da quel caso, ma per me è un dovere arrivare alla verità e fare qualcosa per avere giustizia. Io provo dolore per i suoi genitori, come per tutti i familiari delle vittime. Invidio i colleghi che scrivono il pezzo e passano ad altro”. L’impegno nel caso Pipitone gli è costato però una querela da parte dei pm di Marsala. “Il Pm ha chiesto l’archiviazione, ma il Gip ha disposto l’imputazione coatta”, spiega Infante. “Andrò a processo in nome della libertà di stampa”.