La copertura del tetto saltata, infiltrazioni, porte e avvolgibili mal funzionanti, macchie e crepe sulle pareti, ascensori che vanno a intermittenza. Sono alcuni dei problemi che tormentano 18 famiglie che vivono nelle case popolari di via Belli, nel periferia Nord di Pisa. Sarebbe una storia comune ad altre anche in diverse città d’Italia se non fosse che in questo caso gli assegnatari hanno ricevuto le chiavi a gennaio del 2023 e il trasloco è stato completato ad aprile. “E i problemi strutturali dello stabile e delle relazioni con l’Azienda Pisana Edilizia Sociale si sono palesati immediatamente” racconta Luca Vannozzi, che si fa portavoce del comitato di quartiere I Passi. Nato con l’idea di cohousing con il progetto “Hope”, orientato a inclusione sociale e sostegno di anziani, lo stabile ospita solo over 65, molti dei quali con difficoltà motoria, presenti nelle graduatorie per l’edilizia pubblica.

I tre condomini, realizzati con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale di 4,3 milioni di euro, sono stati inaugurati dal sindaco di Pisa Michele Conti, dopo 10 anni di lavori, con l’idea di creare alloggi e spazi sociali per anziani, alcuni in graduatoria da anni. Ma dalla “giornata di festa”, così definita da Conti più di un anno fa, a oggi non c’è ancora pace per gli inquilini: “Dopo una violenta pioggia estiva tra giugno e luglio 2023 – a pochi mesi dalla consegna – la copertura del tetto ha subito una lesione parziale e col tempo la cosa è peggiorata”, si legge in un resoconto presentato dal Comitato. Il primo intervento è stato effettuato solo a dicembre 2023 ma è parziale perché “a detta degli operai, essendo il camion con cestello inadatto ad andare nella parte posteriore del caseggiato avrebbe rischiato un impantanamento”. Da quel momento il tetto non è ancora stato riparato completamente, portando a un peggioramento della condizione e a infiltrazioni. “Negli appartamenti all’ultimo piano – dice ancora Vannozzi – sono comparse da tempo macchie, rigonfiamenti e crepe”, mentre “ci sono persone con problemi di mobilità e dei tre ascensori presenti ne funziona al momento solo uno, gli altri due si rompono continuamente”. Senza considerare anche il mal funzionamento di porte e infissi: “La situazione di infissi e avvolgibili ha visto, dopo poco tempo, il danneggiamento di entrambi. Col tempo si sono completamente disallineati non consentendo una chiusura ermetica degli stessi. E questo consente ad acqua e aria fredda di entrare nelle stanze rendendo l’ambiente difficilmente abitabile”. Molti condòmini hanno perfino difficoltà a chiudere anche la porta d’ingresso di casa e “naturalmente questo li espone a rischio di sicurezza giorno e notte”.

Vannozzi spiega che gli inquilini da un anno segnalano ripetutamente la situazione agli sportelli dell’Apes, che è una società partecipata al 38 per cento dal Comune di Pisa, ma “non hanno ricevuto risposte concrete e spesso le richieste presentate non hanno visto una risoluzione”. I canali si sono aperti finalmente dopo l’iniziativa del gruppo consiliare Una città in comune. Da Apes spiegano a ilfatto.it “di essersi attivati e aver accolto le esigenze degli assegnatari e che continueranno a seguire gli utenti non solo per le necessarie registrazioni e messa a punto degli impianti, ma soprattutto per aiutarli a capire e saper gestire i sistemi centralizzati di calore e acqua sanitaria. In questi mesi sono stati già eseguiti molti incontri su questi temi curati direttamente dalla Direzione e tali confronti continueranno fino alla piena soddisfazione degli inquilini”. Ilfattoquotidiano.it ha contattato il Comune di Pisa per capire quale fosse la situazione nelle case popolari dei Passi ma l’amministrazione non ha voluto rilasciare dichiarazioni. “Noi – racconta Giulia Contini, avvocata ed esponente di Una città in comune – abbiamo chiesto all’amministrazione la documentazione relativa al collaudo degli alloggi ma non ce l’hanno mai fornita. C’è da chiedersi come vengono gestite le risorse pubbliche perché questi sono immobili nuovi. E’ un problema enorme se gli appalti non vengono consegnati a delle ditte che lavorano correttamente, se i materiali utilizzati non sono corretti, se i collaudi sono eseguiti con superficialità”.

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