Lo stilista è rimasto fedele a sé stesso, ha attinto agli anni '60 e '70 degli archivi della maison e ha rispolverato quello stile molto bon ton degli esordi del fondatore Valentino Garavani, aggiungendoci, ça va sans dire, il suo inconfondibile tocco
È arrivato a sorpresa di buon mattino, in un lunedì tutt’altro che casuale. Tutt’altro che in punta di piedi, anzi. Si è preso la scena e non poteva essere diversamente. Alessandro Michele ha scelto proprio l’ultimo giorno della Milano Fashion Week, quello in cui era attesa la sfilata di Gucci, il brand da lui diretto per sette anni, per rivelare al mondo un piccolo assaggio del suo lavoro da Valentino. A soli due mesi dalla sua nomina a direttore creativo, lo stilista ha regalato un’anticipazione dell’imprinting che ha deciso di dare alla maison di Piazza Mignanelli svelando al mondo la collezione pre-primavera 2025, intitolata non a caso “Avant les Débuts”, ovvero “prima del debutto”. Sì, perché – dopo l’annuncio della cancellazione delle sfilate Uomo e Haute Couture di questo giugno da parte del brand – tutti gli addetti ai lavori si erano ormai messi il cuore in pace, rassegnati all’idea di dover attendere fine settembre per vedere il nuovo corso di Valentino. E invece ecco qui una serie di look che rappresentano un vero e proprio manifesto della visione di Michele per il futuro della casa di moda.
Dimenticate tutto ciò che è stato Pierpaolo Piccioli, la sua estetica pulita seppur grandiosa. Alessandro Michele è rimasto fedele a sé stesso, ha attinto agli anni ’60 e ’70 degli archivi della maison e ha rispolverato quello stile molto bon ton degli esordi del fondatore Valentino Garavani, aggiungendoci, ça va sans dire, il suo inconfondibile tocco. Quello che ha reso così preciso e iconico il suo lavoro fatto finora e che ora ritorna ben riconoscibile, tanto da far storcere il naso ed esclamare ad una prima occhiata: “Ma questo è Gucci!”. E invece no. È il suo estro creativo che plasma ciò che incontra, ovvero la tradizione di Valentino Garavani. Michele è andato ad attingere a colpo sicuro lì dove era certo di poter trovare ‘pane per i suoi denti’, ovvero gli anni ’60 e i ’70 “hippy chic”, spingendosi fino ai primissimi ’80, l’epoca in cui l'”ultimo imperatore” della moda era all’apice della sua carriera, a braccetto jet set dell’epoca. L’opulenza monsieur Garavani ben si sposa negli intenti con l’eclettismo barocco di Michele ma certo questi primi capi sono molto diversi dall’immagine che finora abbiamo avuto di Valentino. L’attesa era tanta e, come prevedibile, la critica si è divisa.
La collezione Avant les Débuts è un vortice di 171 look che catturano l’essenza dello stile di Michele, una vera dichiarazione di intenti per il nuovo corso che attende la griffe romana. Un trionfo di opulenza, massimalismo e di quella passione per la bellezza che da sempre contraddistingue lo stilista. Ci sono i richiami ai fasti del passato della maison, sapientemente mescolati con la sua estetica contemporanea e decadente, fatta di gender fluid, magniloquenza di dettagli, cura degli accessori e riferimenti storici e culturali. Così ecco gonne midi a pieghe e a balze, soprabiti con cintura, un completo con cappottino bianco e cappellino che omaggia la White Collection del 1968 e sembra uscito direttamente dal guardaroba di Jackie Kennedy. Poi turbanti e fusciacche per un tocco etnico, occhiali da sole rétro, perle, calze ricamate. Gli accessori più classici e femminili si dispiegano con disinvoltura anche negli outfit maschili, mentre i dettagli sartoriali arricchiscono quelli femminili. Bluse con ruches e volant, cappe e soprabiti avvolgono indistintamente le silhouette di uomini e donne, in un’ode alla fluidità di genere e all’inclusività che Michele ha sempre fatto sua bandiera. C’è l’ispirazione dell’iconica pelliccia maculata di Veruschka che si fa qui tailleur e quella degli abiti di Jackie ‘O. Frange, fasce per capelli, lunghi gilet, maniche a sbuffo, motivi paisley, tessuti lucidi e fake fur: la collezione spazia tra epoche e suggestioni, con rimandi agli anni ’70 e ’80, rivisitati in chiave moderna. La couture, vera ‘terra promessa’ per lo stilista, fa incursione nelle lavorazioni, tanto da fargli esclamare: “C’è un livello di eccellenza che vedo per la prima volta. Posso chiedere l’impossibile qui. Per uno come me è un orgasmo continuo, un climax”. Ora non resta che attendere per settembre, per il vero debutto in passerella.