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Israele, Netanyahu scioglie il gabinetto di guerra: “D’ora in poi solo riunioni limitate”

Il giorno dopo lo scontro con i vertici dell’esercito sulla pausa nei combattimenti per 11 ore al giorno annunciato dalle Israele Defense Forces, Benyamin Netanyahu ha annunciato lo scioglimento del gabinetto di guerra. Il premier ha informato i ministri durante la riunione del Gabinetto di sicurezza politico dopo le recenti dimissioni di Benny Gantz e Gadi Eisenkot da quello di guerra. Secondo le previsioni, Netanyahu continuerà a tenere riunioni limitate a scopo di “consultazione”, che si sono già svolte alla presenza dei ministri Yoav Galant, Ron Dermer e del capo dell’Assemblea nazionale Tzachi Hanegbi.

Il gabinetto di guerra era stato formato all’indomani del massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre e “faceva parte di un accordo di coalizione con Gantz, su sua richiesta. Dato che Gantz se ne è andato, non c’è più bisogno di un gabinetto”, ha aggiunto il premier. Gantz, rivale politico di lunga data di Netanyahu, era entrato nel governo come dimostrazione di unità dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, ma ha lasciato il governo all’inizio di questo mese adducendo come motivazione la frustrazione per la gestione della guerra da parte di Netanyahu. Secondo i critici, il processo decisionale di Netanyahu in tempo di guerra è stato influenzato dagli ultranazionalisti del suo governo, che si oppongono a un accordo che porterebbe a un cessate il fuoco in cambio del rilascio degli ostaggi. I rappresentanti di estrema destra nell’esecutivo hanno espresso il loro sostegno alla “migrazione volontaria” dei palestinesi dalla Striscia e alla rioccupazione del territorio.

La decisione – ha spiegato Ynet – è arrivata nell’ambito della richiesta del ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gabir e di quello delle Finanze Bezalel Smotrich, entrambi leader di destra radicale, di voler entrare nel Gabinetto di guerra. Per questo – ha aggiunto – ci saranno riunioni limitate di “consultazione” dalle quali sarà escluso Itamar Ben Gvir che invece fa parte del Gabinetto politico.

All’indomani della polemica sorta per l’annuncio di una “pausa tattica” per favorire la consegna di aiuti nel sud della Striscia, sul terreno le operazioni militari non si fermano. Al Jazeera riferisce che nella notte ci sono stati attacchi in tutta la Striscia di Gaza, dalla città settentrionale di Beit Hanoon fino a Rafah, insieme ad attacchi di artiglieria pesante lungo il confine orientale. Le forze israeliane, riporta l’emittente, hanno continuato a demolire le case nella parte orientale e vicino al Corridoio Filadelfia. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, un nuovo attacco aereo di Israele sul campo profughi di al-Bureij, nel centro della Striscia, ha provocato la morte di 6 palestinesi, tra cui un neonato, e decine di feriti.

Le Israel Defense Forces hanno confermato che le operazioni proseguono a Rafah. Lo ha fatto sapere il portavoce militare Daniel Hagari secondo cui “sono state localizzate numerose armi e colpita una serie di strutture dotate di esplosivi che rappresentavano una minaccia per i soldati”. “Contemporaneamente – ha proseguito la stessa fonte – nell’area di Tel Sultan, diversi terroristi che rappresentavano una minaccia per le truppe sono stati eliminati in combattimenti ravvicinati e dai droni”.

Oltre che a Rafah, i soldati stanno continuando a operare nella parte centrale di Gaza dove “sono stati eliminati terroristi armati in combattimenti ravvicinati. Distrutte anche una serie di strutture militari che rappresentavano una minaccia per i soldati e usate da Hamas per scopi terroristici”.