Ambiente & Veleni

“A Livigno il torrente Spöl sfruttato oltre le concessioni per produrre neve artificiale per le Olimpiadi Milano-Cortina”

Non solo il rischio che lo sfruttamento idroelettrico nei prossimi mesi torni a minacciare la vitalità dell’Aqua Granda come accaduto fra il 2016 e il 2019 ma, in vista dell’organizzazione delle prossime olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, il torrente lombardo – conosciuto anche come Spöl, che nasce presso la Forcola di Livigno per attraversare poi tutto il comune e sfociare nell’Inn svizzero – sarà sottoposto ad un ulteriore deviazione delle proprie risorse idriche per una quantità ben sette volte maggiore rispetto alle concessioni stabilite.

Per riuscire a produrre l’adeguata quantità di neve tecnica (o “artificiale”) utile ai Giochi sarà infatti necessaria la costruzione di un nuovo bacino artificiale che sorgerà nei pressi dell’area Vallaccia, una zona già particolarmente fragile dichiarata di importanza comunitaria (SIC). Da quanto emerge dal documento di affidamento dei lavori, da qui ai prossimi mesi il fabbisogno di acqua sarà pari a 800.000 mc con una portata di 1.600mc/h, superando di fatto di ben 1.380mc/h la soglia fissata dalla concessione a 220mc/h e generando ulteriore pressione su un corso d’acqua già messo a dura prova negli anni.

L’Aqua Granda è un fiume di importanza cruciale per il territorio montano circostante all’area di Livigno, sia dal punto di vista paesaggistico che economico. Con l’aumento della necessità di energia elettrica, a partire dal 1959 è un trattato intergovernativo siglato fra Italia e Svizzera a stabilire le quantità massime da destinare a questo scopo. Secondo l’accordo la società svizzera EKW può raccogliere tramite un invaso artificiale in territorio italiano fino a 180 milioni di mc, mentre l’Italia tramite l’azienda A2A può deviare fino a 97 milioni di mc all’anno nel bacino dell’Adda-Po.

Il mancato allineamento dell’accordo con i nuovi parametri sul deflusso minimo vitale di un fiume ha creato le condizioni affinché nel tempo, complice anche l’aggravarsi della crisi climatica che nel territorio di Livigno negli ultimi 50 anni ha generato un aumento della temperatura media di 3,7 gradi, l’attività di produzione idroelettrica delle due aziende minacciasse pesantemente l’ecosistema del fiume producendo fenomeni di prosciugamento. Nel 2016, grazie ad un esposto presentato dal M5S e dall’associazione L’acqua è tua all’Unione europea e alla procura di Sondrio, si è raggiunto l’ottenimento di una sperimentazione di rilascio operata da A2A che negli anni però non ha cambiato radicalmente la situazione e si è concentrata maggiormente nei periodi di picco turistico.

“Diversamente da quanto si sente spesso dire, le conseguenze ambientali ed ecologiche della produzione di neve tecnica sono estremamente impattanti sui territori e soprattutto esse non vengono affatto neutralizzate dal ritorno a valle dell’acqua utilizzata una volta fusa”. commentano Lisa Dalpiaz e Tommaso Grilli, dottori in Scienze umane dell’ambiente e autori di un lavoro di inchiesta sull’impatto dei giochi olimpici sui territori montani. “Producendo neve artificiale in grandi quantità come nel caso delle olimpiadi si altera gravemente l’equilibrio di un microsistema ecologico sottraendo da esso una risorse vitale e fondamentale come l’acqua e, anche se una parte di essa torna a valle dopo la fusione, i danni ambientali prodotti sono irreversibili e non compensabili dal recupero di acqua. Un sistema che predilige noti vantaggi economici sulla salvaguardia di equilibri ambientali molto importanti”, concludono.

Oltre all’impatto ambientale, la produzione di neve tecnica implica un elevato costo economico ed un consumo energetico non indifferente. Alcune stime di una società del settore, la TechnoAlpin, fissano a fra 3,50 e 5 euro il prezzo di produzione di un metro cubo di neve. Il che significa che per innevare una pista lunga un chilometro il costo può variare fra i 30.000 e i 40.000 euro. A trarne il maggiore beneficio è tutto il settore che compone invece l’indotto, dagli albergatori al personale addetto alle piste: un giro che che si stima valgono attorno ai 12 miliardi di euro, stando ai dati che circolava in epoca Covid.

A destare maggiori preoccupazioni è però il consumo energetico richiesto per una simile pratica. I macchinari che producono neve artificiale sono estremamente energivori e complessi, tanto che un report del 2019 della Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi (CIPRA) ha stimato a 600 Ghw la quantità di energia necessaria per innevare circa 24.000 ettari di piste presenti sull’arco alpino. Esattamente il consumo energetico annuo di una città da 500.000 abitanti.

Nicola Faifer, presidente dell’associazione L’acqua è tua, interpellato da ilfattoquotidiano.it riconosce l’impegno dell’attuale amministrazione comunale nel recepire le azioni richieste dall’associazione per far fronte al problema della vitalità dell’Aqua Granda e puntualizza che la questione generale riguardante la secca dello Spöl e la produzione di neve artificiale siano due temi che vanno affrontati separatamente e che, anche su questo versante, l’amministrazione si è impegnata per garantire la dilatazione dei tempi di attingimento da maggio a novembre, un’azione che assicura maggiori benefici per la falda sotterranea.