Tennis

Parigi 2024, dopo Rublev anche Sabalenka: cosa c’è dietro il no alle Olimpiadi dei tennisti russi e bielorussi

Il tennis alle Olimpiadi perde pezzi e il motivo sono le rinunce degli atleti russi e bielorussi. Dopo il numero 6 del mondo Andrey Rublev, anche la stella del circuito femminile Aryna Sabalenka (numero 2 del ranking Wta) ha annunciato il suo no a Parigi 2024. Più che un forfait, infatti, si tratta di una vera e propria rinuncia ai Giochi: “Devo sacrificare qualcosa, viste le difficoltà che ho affrontato negli ultimi mesi. Preferisco riposarmi un po’ per assicurarmi di essere pronta fisicamente per la stagione sul cemento americano. Sento che questa decisione sia la migliore per il mio corpo”, ha spiegato la bielorussa Sabalenka. Il suo annuncio arriva in seguito appunto a quelli dei russi Rublev, Karen Khachanov e Ljudmila Samsonova. Ad oggi, solo la partecipazione di Daniil Medvedev è ancora in forse. Perché i tennisti russi e bielorussi stanno rinunciando alle Olimpiadi di Parigi, accampando scuse legate alla preparazione fisica e al calendario? Dietro queste decisioni ci sono almeno due diversi scenari.

Le regole imposte dal Cio
Innanzitutto, è bene ricordare che, in seguito all’invasione dell’Ucraina decisa da Vladimir Putin nel febbraio 2022, sono in vigore delle sanzioni imposte dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio) nei confronti della Russia e della sua alleata Bielorussia. Mosca e Minsk sono state infatti formalmente escluse dai Giochi di Parigi 2024. Come deciso dal comitato esecutivo del Cio a marzo, gli atleti russi e bielorussi possono partecipare solo a titolo individuale e come atleti neutrali, senza simboli nazionali o inni, e sono stati esclusi dalla cerimonia di apertura. Devono inoltre dimostrare di non sostenere la guerra in Ucraina e non essere affiliati a corpi militari. Sono esclusi tutti gli sport di squadra. Inoltre, alle Olimpiadi possono partecipare al massimo 54 atleti russi e 28 bielorussi, mentre nel 2021 a Tokyo gli atleti russi furono 330 (che gareggiarono come Roc – Russian Olympic Committee – in seguito allo scandalo doping), quelli bielorussi 104.

A queste condizioni, per i tennisti russi e bielorussi non è una prospettiva così affascinante prendere parte ai Giochi di Parigi 2024. Già di per sé nel tennis la vittoria di uno Slam vale sicuramente di più di una medaglia d’oro olimpica. Per Rublev e Sabalenka, in più, la competizione perde gran parte del suo fascino. Ma c’è anche un altro discorso legato appunto ai “posti” a disposizione. Probabilmente i tennisti, per evitare problemi, hanno preferito che ci fosse spazio per altre discipline. Per ora 14 atleti russi e 11 bielorussi hanno ricevuto l’autorizzazione dal Cio a partecipare come atleti neutrali: a guidare la spedizione sarà il ciclista Aleksander Vlasov, insieme alle colleghe Tamara Dronova e Alena Ivanchenko. Inoltre, ci sono tre ginnasti, due bielorussi nel sollevamento pesi e ben 10 partecipanti nella lotta.

Le pressioni politiche
Questi ragionamenti legati più o meno a logiche sportive però vanno inseriti nel contesto del regime russo di Vladimir Putin. Dopo le restrizioni del Cio, il governo russo sta mostrando ostilità verso gli atleti che vogliono partecipare ai Giochi. Sebbene ufficialmente non ci siano divieti, le pressioni politiche rendono difficile per i russi decidere di partecipare. I tennisti come Medvedev, Rublev e Sabalenka, che vivono all’estero, hanno più margine di azione. Rublev ad esempio è stato uno dei pochi ad esporsi pubblicamente contro la guerra in Ucraina. Ma sono già nel mirino del regime di Mosca: il presidente del Comitato olimpico russo Stanislav Pozdnyakov ha definito il gruppo di tennisti russi “una squadra di agenti stranieri“.

Una minaccia esplicita. E un monito per tutti: nessun divieto di andare a Parigi, ma partecipare alle Olimpiadi potrebbe essere letta come una decisione antigovernativa. In Russia, l’opinione pubblica e gli atleti sono divisi: alcuni, come la nuotatrice Julija Efimova, vedono le Olimpiadi come un’opportunità irrinunciabile, mentre altri, come la presidente della federazione russa di ginnastica ritmica Irina Viner, sostengono il boicottaggio, ritenendo che gareggiare sotto condizioni imposte dal Cio disumanizzi gli atleti. Alcuni atleti russi, come i nuotatori Evgeny Rylov e Kliment Kolesnikov, hanno già dichiarato di non voler accettare le condizioni del Cio, sostenendo apertamente il regime russo di Putin e la guerra. Lo stesso ministro dello Sport russo, Oleg Matytsin, ha detto di essere contrario al boicottaggio. Ma la sua posizione pare minoritaria. In questo quadro, resta impossibile ad oggi sapere quanti atleti russi potranno o avranno il coraggio di andare a Parigi. E i tennisti hanno preferito chiudere subito la questione, anche a costo di rinunciare alle Olimpiadi.