Il rapporto doveva essere discusso il 3 luglio, ma la sua ufficializzazione verrà rimandata. Almeno fino a quando non verrà nominato il nuovo presidente della Commissione europea. Perché il documento critica l’Italia per il peggioramento delle condizioni in cui si trovano a operare i media dopo l’avvento del governo Meloni e Ursula von der Leyen, che sta cercando di restare alla guida dell’esecutivo comunitario per altri 5 anni, non avrebbe intenzione di alienarsi l’appoggio della leader di Fratelli d’Italia.
Secondo quattro funzionari sentiti da Politico.eu, a Palazzo Berlaymont circolano le bozze del rapporto annuale che valuta come i paesi dell’Ue rispettano lo stato di diritto e che mette in evidenza il giro di vite sulla libertà dei media in Italia da quando Meloni è arrivata a Palazzo Chigi nel 2022. Le interferenze del governo sui media e le cause legali intraprese contro i giornalisti sono diventate più comuni negli ultimi due anni, avvertono da tempo le associazioni della stampa. Un aspetto, questo, per il quale la Commissione europea aveva già criticato l’Italia lo scorso anno. I giornalisti della Rai inoltre, ricorda Politico, hanno scioperato a maggio per protestare contro il tentativo di “trasformare la Rai in portavoce del governo”.
Ora “esiste evidentemente la volontà di frenare le questioni legate all’Italia e allo Stato di diritto”, ha detto un funzionario della Commissione, che, come altri tre funzionari, ha indicato l’opera di convincimento che von der Leyen sta svolgendo dietro le quinte come motivo del ritardo nel processo di valutazione del report. Per questo il gabinetto del presidente avrebbe chiesto al segretariato generale dell’esecutivo dell’Ue di rinviare la pubblicazione del rapporto, hanno aggiunto due funzionari. Inoltre, almeno due funzionari, rimasti anche questi anonimi, hanno detto ai giornalisti solo nelle ultime tre settimane di non fare domande sulla posizione dell’esecutivo dell’Ue su quella che è stata descritta come “la situazione in Italia”, riferendosi alle misure che minacciano la libertà dei media e agli scioperi dei giornalisti.
Le mosse del presidente, riferisce ancora Politico, hanno infastidito il personale all’interno della Commissione. Tale interferenza sarebbe dannosa, poiché von der Leyen non dovrebbe utilizzare il suo suo ruolo di presidente della Commissione nel processo che dovrebbe portarla a un secondo mandato. Il rapporto, intanto, resta all’ordine del giorno del 3 luglio nell’ultimo documento di pianificazione per la riunione del Collegio della Commissione, datato 11 giugno .
“I rapporti sullo stato di diritto sono in fase di preparazione e non siamo ancora in grado di consultare gli Stati membri sulle bozze, cosa che facciamo sempre”, ha detto Olof Gill, portavoce della Commissione. “Tratteremo gli sviluppi dell’ultimo anno per ciascun paese, compresa l’Italia, in modo concreto e obiettivo, come abbiamo sempre fatto”, ha aggiunto.