Lavoro & Precari

“Cassa integrazione o andate a lavorare in Francia”: la proposta di Stellantis agli operai di Cassino

Lo stabilimento di Cassino va avanti a singhiozzo? Stellantis ha la soluzione per i suoi dipendenti: lavorare in trasferta. Non solo a Mirafiori o in Abruzzo, come già avvenuto in passato. Questa volta la proposta è nuova e porta dritti all’estero: Sochaux, nord est della Francia, al confine con la Svizzera dove c’è una linea di produzione della Peugeot. Forse era questo il “clima nuovo” che intendeva il ministro Adolfo Urso quando ha salutato con gioia le scarne promesse di nuovi modelli da parte dell’azienda. Un buon modo per evitare la cassa integrazione, certo, ma anche i costi per vitto e alloggio da coprire con 130 euro al giorno. Questa l’offerta che almeno una decina di operai – addetti al montaggio e alle carrozzerie per la Francia, reparto presse e plastica per Torino e Val di Sangro – dell’impianto laziale si sono visti fare dalla direzione aziendale. Nessuno al momento, stando a quanto apprende Ilfattoquotidiano.it, avrebbe accettato.

La proposta ha fatto saltare dalla sedia i sindacati perché dimostra, ancora una volta, come il gruppo franco-italiano produca col contagocce in Italia mentre in altri siti ci sia addirittura bisogno di supporto e rinforzo. “Mentre l’amministratore delegato Tavares guadagna mille volte quanto i lavoratori e le lavoratrici di Stellantis, essi per uscire dal ricatto della cassa integrazione sono costretti ad andare a lavorare addirittura all’estero. Noi riteniamo che un governo degno di questo nome, un presidente del Consiglio che siede al G7 per una ragione, ovvero perché i metalmeccanici rendono grande l’industria di questo Paese, dovrebbe convocare l’amministratore delegato e mettere fine a questa condizione mancanza di dignità, di non rispetto del Paese e del lavoratori”, ha tuonato il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma.

L’offerta ai lavoratori di Cassino è arrivata in un momento nero per lo stabilimento. Dopo i recenti scioperi e proteste per la richiesta di innalzare i ritmi di lavoro sul turno unico così da aumentare la produttività, ora l’impianto si avvia ad alcune settimane di fermo completo a causa della mancanza di ordinativi. A Cassino è attiva una sola linea di assemblaggio e si lavora su un solo turno dalle 6 alle 14 con la produzione crollata (-40%) rispetto allo stesso periodo del 2023. E pensare che già lo scorso anno in provincia di Frosinone erano state assemblate solo 48.800 unità, circa un terzo delle 153.263 vetture del 2017.

A Cassino si producono Maserati Grecale, Alfa Romeo Giulia, Stelvio e sono in corso da mesi i lavori per sostituire le linee basate sulla piattaforma Giorgio con quelle basate sulla più moderna Stla Large, dalla quale nasceranno in Ciociaria i nuovi modelli premium della casa automobilistica. Qui dovrebbero essere assemblate le versioni elettriche di Stelvio e Giulia, rispettivamente dal 2025 e dal 2026. La fabbrica di Cassino, tra l’altro, è una di quelle maggiormente interessate dal piano di esuberi incentivati presentato ai sindacati a fine marzo: le uscite previste sono 560, oltre al taglio di circa 300 trasfertisti che supportano il sito di Pomigliano d’Arco.

Le promesse dell’amministratore delegato Carlos Tavares, al momento, hanno convinto solo il ministro Adolfo Urso. Mentre resta forte lo scetticismo dei sindacati. Cassino, per dire, si fermerà completamente dal 25 giugno al 5 luglio. Gaetano D’Alvino, segretario territoriale della Uilm, ha definito una “beffa” la mossa dell’azienda: da un lato la richiesta di aumentare i ritmi per produrre 50 autovetture in più al giorno, quindi il fermo e ora la proposta di trasferta per riuscire ad avere lo stipendio pieno. Una “mobilità” che rappresenta forse quel modello globale che l’ad Tavares ha più volte rimarcato durante l’Investor Day: se vuoi lavorare, vai dove dico io.