Tutti assolti dalle accuse più pesanti, quelle di omicidio e disastro colposi. Si è chiuso con un nulla di fatto il processo su quanto accaduto nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018 nella discoteca “Lanterna azzurra” di Corinaldo, nell’Anconetano, dove 6 persone persero la vita a causa del panico provocato dallo spray al peperoncino spruzzato da un gang specializzata in furti e rapine. E nel dicembre del 2022 la Cassazione ha confermato le condanne fino a 12 anni e mezzo per i responsabili. Oggi è arrivata la sentenza nell’ambito del filone che riguardava relativo alle presunte carenze nella sicurezza del locale e alle procedure per le autorizzazioni, con la giudice Francesca Pizii che ha giudicato non colpevoli gli imputati per le accuse più gravi.

La rabbia dei parenti delle vittime – Delusione e rabbia tra i parenti delle vittime. “È stata un’ulteriore uccisione dei nostri figli, lo Stato si deve vergognare”, afferma Fazio Fabini, papà di Emma, ai cronisti. “Tirare fuori le parole oggi è più difficile rispetto a quando se ne è andata mia sorella perché l’hanno uccisa un’altra volta, speravo che tutto quello che ho sentito durante le udienze fosse terminato invece oggi è stata la ciliegina sulla torta”, sottolinea Francesco Vitali, fratello di Benedetta.

“Giustizia non è stata fatta dice ai cronisti Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini, la mamma tra le sei vittime della tragedia alla Lanterna Azzurra di Corinaldo, dopo la sentenza di primo grado al Tribunale di Ancona sul filone relativo al locale e ai permessi. “È brutto dirlo ma certe persone restano scomode da condannare, forse anche questo potrebbe aver inciso”, ha detto riferendosi ad imputati che sono espressione delle istituzioni. “È un contentino, per una cosa del genere non servivano due anni”, continua ricordando la sofferenza dei famigliari: “Io sono rimasto da solo con quattro figli, mi hanno cambiato la vita, loro se la cavano così. Alla fine le persone più deboli ci rimettono sempre“.

Gli imputati e le vittime – Nove gli imputati, dei quali sei membri della Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, due tecnici e un socio della Magic Srl che aveva in gestione il locale dove avvenne la tragedia. Quella notte nel locale, che era pieno di giovani che attendevano avesse inizio l’esibizione del cantante Sfera Ebbasta a perdere la vita furono cinque giovanissimi, Emma Fabini, Asia Nasoni, Mattia Orlandi, Daniele Pongetti, Benedetta Vitali e una mamma di 39 anni, Eleonora Girolimini, che aveva accompagnato una dei suoi quattro figli al concerto. I nove imputati sono accusati, a vario titolo, di omicidio colposo, lesioni colpose, disastro e falsità ideologica. I ragazzini sopravvissuti descrissero una scena terribile: “Li ho visti cadere, rotolarsi, accartocciarsi uno sopra l’altro”.

Le condanne minori – Le assoluzioni sono state pronunciate perché fatto non sussiste, con formula piena, per tutti gli imputati per le accuse di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Assolto perché il fatto non sussiste Quinto Cecchini, gestore della discoteca. L’ex sindaco Matteo Principi, Francesco Gallo dell’Asur, il perito elettronico Massimiliano Bruni, Stefano Martelli della Polizia locale e Massimo Manna, responsabile del Sportello unico per le attività produttive, condannati ad un anno per gli altri reati contestati. Il vigile del fuoco Rodolfo Milani ha ricevuto una pena a 1 anno e due mesi. Francesco Tarsi, ingegnere ingaggiato dalla Magic, a 4 mesi. Tutte le pene sono sospese e sono anche state rigettate le richieste risarcimento danni.

La requisitoria – Secondo l’accusa la strage è avvenuta in una discoteca che non avrebbe dovuto esserci, perché realizzata in un locale non adeguato, e che invece aveva ottenuto autorizzazioni per il pubblico spettacolo negli ultimi 30 anni. I pm di Ancona, Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, lo scorso dicembre avevano chiesto 6 anni e 6 mesi per l’ex sindaco Principi, che presiedeva la commissione di pubblico spettacolo; 6 anni e 6 mesi per Manna; 6 anni e 8 mesi per Milani; 5 anni e 6 mesi per Gallo, Bruni e per Martelli. Per Cecchini, i pm avevano sollecitato una pena di 5 anni. Per Tarsi a 2 anni e 6 mesi. Per Magnani, tecnico della famiglia Micci, proprietaria dell’immobile, chiesti 6 anni.

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