Come altri 550 mila sfollati, Duaa e la sua famiglia vivono in una tenda di fortuna nel campo di Al-Mawasi, dove sua figlia ha contratto l’epatite per l’uso di acqua contaminata

Oxfam è al lavoro nei campi profughi della Striscia per soccorrere la popolazione: il tuo 5 per mille può aiutarci a salvare vite

Gaza

A Gaza, dopo 8 mesi di guerra, centinaia di migliaia di famiglie, rimaste senza una casa, sono allo stremo. Una delle situazioni più drammatiche è ad Al Mawasi, vicino a Rafah, dove hanno trovato rifugio nelle ultime settimane oltre 550 mila sfollati, che stanno sopravvivendo in accampamenti di fortuna, senza beni di prima necessità, in condizioni igieniche a dir poco precarie. Qui si condivide un bagno con più di altre 4 mila persone e il rischio di diffusione di malattie è altissimo. Questo è il racconto della quotidianità di Duaa e della sua famiglia, della loro continua sfida per sopravvivere.

La tenda dove vivono Duaa, il marito e i suoi figli ha un unico ambiente che serve da cucina, camera da letto e magazzino: di notte fa freddo, di giorno l’aria è irrespirabile. Duaa è costretta a cucinare al suo interno, utilizzando un piccolo fornello a gas. “Già al mattino presto dobbiamo uscire e mentre cucino è caldissimo. – racconta Duaa – La tenda è piena di mosche che si posano sul cibo, sui mei bambini addormentati”. Intorno alla tenda le strade sono invase dai liquami e dalla spazzatura. Questo porta alla trasmissione di malattie pericolose, mentre il sovraffollamento ne accelera la diffusione. Come tantissimi altri, la figlia di Duaa ha contratto l’epatite, una malattia estremamente contagiosa. “Sta malissimo e al presidio medico mi hanno detto che per lei non c’è cura.

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Duaa mentre utilizza il lavabo predisposto da Oxfam; ne sono stati distribuiti

centinaia a beneficio degli sfollati nel campo di Al Mawasi.

Foto: Alef Multimedia/Oxfam

La risposta di Oxfam a fianco degli sfollati di Gaza

Gli sfollati come Duaa hanno a disposizione pochissima acqua pulita, che spesso mischiano con quella salata o contaminata. Per questo Oxfam è intervenuta tempestivamente dopo l’inizio dell’offensiva nella Striscia, per rispondere agli enormi e crescenti bisogni di una popolazione che oggi è quasi interamente composta da sfollati.” Un lavoro quotidiano che ha consentito di raggiungere oltre 335 mila persone, tra cui più di 157 mila bambini, con l’obiettivo prioritario di garantire acqua pulita e servizi igienici adeguati ai tantissimi che hanno perso tutto: portando rifornimenti con autobotti, riparando le infrastrutture essenziali andate distrutte, istallando impianti per la desalinizzazione dell’acqua di mare. Nel campo profughi di Al-Mawasi, ad esempio, sono stati installati lavabi, bagni e cisterne.

Al mattino presto, alle sei, c’era già la fila per i bagni. – spiega Duaa – Ma grazie ai nuovi bagni installati da Oxfam, la situazione è notevolmente migliorata: sono vicini a noi e puliti. “Grazie ai pozzi scavati da Oxfam, anche procurarsi l’acqua è facile e mio marito non è più costretto ad attese interminabili”.

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Duaa Abu Sabha cucina nella sua tenda nell’area di Al-Mawasi, nel Governatorato di Khan Yunis,

mentre suo marito gioca con i loro bambini

Foto: Alef Multimedia/Oxfam

Il tuo 5 per 1000 a Oxfam per Gaza

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