Dopo averlo lasciato a prender polvere per mesi, il governo ha deciso: il ddl Nordio che abolisce l’abuso d’ufficio (e non solo) deve diventare legge in fretta. Così, per rispettare il calendario che prevede l’approdo in Aula lunedì 24 giugno, i deputati della Commissione Giustizia della Camera sono stati costretti a una seduta fiume in notturna durata fino alle 4:15 del mattino di martedì. Nell’arco di dieci ore sono stati votati e respinti tutti gli oltre cento emendamenti presentati dalle opposizioni, depositati oltre due mesi fa ma finora praticamente mai discussi: per raggiungere l’obiettivo il presidente Ciro Maschio, di Fratelli d’Italia, ha imposto un rigido contingentamento dei tempi delle dichiarazioni di voto, ridotti prima a cinque minuti per gruppo su ogni proposta e poi, dopo la mezzanotte, a soltanto due. “In Commissione la maggioranza aveva più volte annunciato e ribadito l’intenzione di rispettare la scadenza del 24 giugno per l’approdo in Assemblea e così è stato. Per evitare il rischio di non avere tempo sufficiente a disposizione nelle giornate di oggi e domani, si è ritenuto di poter concludere stanotte“, ha rivendicato martedì il senatore meloniano. Mentre dall’opposizione il Movimento 5 stelle si scaglia contro la forzatura: “Una maratona assurda con il malcelato obiettivo di regalare a Forza Italia la sua bandierina nel quadro della spartizione in corso tra Camera e Senato: il premierato a FdI, le autonomie alla Lega e questo (più la separazione delle carriere) a Forza Italia. Una corsa contro il tempo per negare giustizia agli italiani“, ha denunciato la capogruppo in Commissione Valentina D’Orso.

Martedì, inoltre, gli eletti pentastellati in Commissione Giustizia si sono rivolti con una lettera al presidente della Camera Lorenzo Fontana per “stigmatizzare la gestione dell’esame parlamentare” del provvedimento, varato dal Consiglio dei ministri ormai oltre un anno fa e approvato dal Senato a febbraio. “Il testo è stato trasmesso dal Senato della Repubblica in data 16 febbraio 2024; il 13 marzo ha intrapreso il suo esame in Commissione Giustizia. Il 10 aprile è stata fissata la scadenza emendamenti; nel corso della seduta della Commissione del 15 maggio è stato esaminato e votato un emendamento. L’esame è ripreso nella seduta del 17 giugno con l’’esame ininterrotto di oltre cento emendamenti, sino al suo termine, raggiunto in piena notte”, ripercorrono Valentina D’Orso, Stefania Ascari, Federico Cafiero De Raho e Carla Giuliano. “È del tutto evidente”, denunciano, “che la sua fase istruttoria in Commissione non risponda a criteri di ragionevolezza, risultando ben al di fuori dell’ambito dei “principi della economia procedurale” imposti dall’articolo 79 del regolamento. In particolare l’esame degli emendamenti, peraltro di contenuto complesso in coerenza con la materia trattata, è risultato oltremisura compresso e sacrificato in modo del tutto insostenibile“. Per questo, al termine della lettera, i deputati M5s chiedono a Fontana di “valutare un rinvio in Commissione del provvedimento, con conseguente slittamento di una settimana nell’ambito dei lavori di assemblea”.

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Sulla giovanile di FdI qualcuno deve parlare: l’Italia non può permettersi di restare indietro

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