Andreas Sargent Larsen ha scelto di depositare una memoria difensiva per rispondere alle accuse: il 25enne tuffatore della Nazionale italiana è stato rinviato a giudizio per stalking nei confronti di una sua collega tuffatrice, oggi 19enne ma che all’epoca di anni ne aveva 15. Il processo inizierà il prossimo 25 giugno. La giovane aveva denunciato che la relazione con il tuffatore italo-danese – prossimo a partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024 – era “violenta e ossessiva“. E c’erano stati anche controlli pressanti, mani sul collo, gesti aggressivi e parole offensive. Larsen, come riporta Repubblica, respinge le accuse: sostiene che anche la sua ex ragazza fosse gelosa. Non solo. Scrive di non averla mai picchiata, ma che ci sarebbero stati solo degli insulti.
Intanto lunedì sulla vicenda è intervenuto il procuratore generale dello sport Ugo Taucer, che ha scritto per la seconda volta alla Federnuoto – presieduta da Paolo Barelli – chiedendo di aprire un’indagine sportiva. Un’azione che, però, la Fin aveva detto di aver già fatto. Ma, nel registro elettronico della giustizia sportiva non risulta nulla e il primo avviso era stato del 4 giugno scorso. Dopo aver chiesto gli atti alla procura di Roma, per valutare un’eventuale azione disciplinare, la Federnuoto ha aperto un fascicolo di inchiesta. Non sempre, sembrerebbe, l’inserimento di un caso sulla piattaforma di giustizia sportiva avviene nello stesso momento in cui viene aperta un’inchiesta federale. Può esserci un differimento dei termini. In questo caso l’inchiesta è stata aperta in via preliminare per fini conoscitivi della vicenda.
“Forte gelosia da entrambi, ho avuto comportamenti sbagliati”
Tra le memorie di Larsen, oggi riportate da Repubblica, si legge: “Non è mai stata mia intenzione perseguitarla e spaventarla. Neppure al termine della nostra relazione sentimentale. Le ho voluto e ancora oggi le voglio molto bene e mi scuso per quello che è accaduto”. Il tuffatore azzurro sostiene, inoltre, che per entrambi “si è trattato di una relazione molto intensa, la prima della vita. Per inesperienza e immaturità”. E poi ammette: “Penso di aver adottato comportamenti sbagliati“. Poi racconta la “forte gelosia da entrambe le parti“. Che stando al suo racconto si traduceva in continui messaggi, ma anche in insulti da parte della sua allora fidanzata. Durante le trasferte, “le inviavo selfie per dimostrarle che stavo con amici, ho anche dei testimoni. Pranzavo da solo e dopo cena restavo sempre in camera”, sostiene Larsen.
Il tuffatore accusa a sua volta la giovane di avere avuto un comportamento “spesso aggressivo“. E sostiene di non averle mai impedito “di vedere amici e conoscenti”. “L’unica persona che le avevo chiesto di non frequentare al di fuori della piscina era un nuotatore di cui ero molto geloso“, scrive Larsen. Che minimizza anche i litigi: “Solo due, tre volte abbiamo alzato la voce e ci siamo insultati. Non l’ho mai prevaricata. Ho usato appellativi volgari e me ne scuso, ma non ho mai minacciato“. Anche se alcune parole forti sono emerse ed è lo stesso Larsen ad ammetterlo: “Una volta le ho detto ‘Ti metterei una bomba sotto casa‘, ma lei è stata la prima a non darci perso”. Il tuffatore nega invece completamente di aver aggredito fisicamente la sua ex: “Non l’ho mai picchiata. Nel corso di una discussione animata ci siamo stretti le mani e si sono staccate le sue unghie, ma non l’ho fatto apposta”. E sull’episodio, raccontato dalla ragazza, della faccia sul volante, Larsen dice che non è mai successo. Non solo. Larsen, come riportato da Repubblica, rivela anche di essere tornato insieme alla ragazza ad aprile 2023, quando era già indagato: “È stata lei a riavvicinarmi“.