L’esercito israeliano ha annunciato che i piani operativi per un attacco contro il Libano sono pronti. Sono stati “approvati e validati”, accelerando “la prontezza delle forze sul terreno”. Cresce dunque la tensione per la possibile imminenza di uno scontro diretto e su larga scala tra Israele e gli Hezbollah libanesi, con conseguenze difficili da prevedere non solo per il Medio Oriente. Il ministro degli Esteri Israel Katz ha parlato esplicitamente di una “guerra totale” che “distruggerebbe gli Hezbollah e colpirebbe duramente” il paese. L’annuncio dei militari israeliani arriva dopo mesi di attacchi di Hezbollah e dei gruppi palestinesi alleati e di incursioni e bombardamenti israeliani sul Libano.
La situazione che sembra precipitare e gli Usa stanno cercando di arginare l’evoluzione delle cose. L’inviato speciale di Joe Biden Amos Hochstein, dopo aver fatto tappa in Israele, è arrivato a Beirut per incontrare la leadership libanese ed esortare le parti ad evitare l’estensione del conflitto. Tuttavia anche oggi sono proseguiti i lanci dii razzi e droni di Hezbollah, seguiti da raid dello Stato ebraico oltre confine. “Credo che né Israele né Hezbollah vogliano effettivamente l’espansione del conflitto” ma “con quello che accade ogni giorno c’è uno slancio nella direzione” di un conflitto, ha avvisato il segretario di stato Usa Antony Blinken. “Non entrerò in ipotesi e congetture su cosa potrebbe accadere, se non per dire che nessuno vuole vedere una guerra regionale più ampia”, ha affermato in serata il portavoce del Pentagono, il maggiore generale Patrick Ryder.
Altri 17 palestinesi uccisi a Gaza – Al 256esimo giorno di guerra intanto la situazione a Gaza non si sblocca e la tregua resta un miraggio. Israele resta ancorato alla decisione che non ci saranno altri negoziati se non quelli incentrati sulla roadmap rilanciata da Joe Biden nelle settimane scorse. “Non esiste alcun fattore che possa cambiare questo. Non ci saranno – ha spiegato una fonte al corrente delle trattative – negoziati su nessun altro piano, oltre a quello accettato dal Consiglio dell’Onu”. E non si fermano i combattimenti “ravvicinati” e i raid a Rafah e nel centro dell’enclave palestinese. Proprio a Nuseirat, Al Jazeera ha riferito di 17 morti palestinesi dopo un attacco israeliano.
Il premier Benjamin Netanyahu invece è tornato ad attaccare gli Usa definendo “inconcepibile” che Washington negli ultimi mesi “abbia trattenuto armi e munizioni a Israele”. “Il segretario Blinken mi ha assicurato che l’amministrazione sta lavorando giorno e notte per rimuovere questi colli di bottiglia. Spero proprio che sia così. Dovrebbe essere così”. Poi ha ricordato che “durante la Seconda guerra mondiale, Churchill disse agli Stati Uniti: ‘Dateci gli strumenti, faremo il lavoro’. Anche io dico: dateci gli strumenti e finiremo il lavoro molto più velocemente”.
Alla Knesset (il parlamento israeliano, ndr) un gruppo di deputati del partito di destra radicale ‘Potere ebraico”, parte della maggioranza di governo, hanno fondato un “Comitato per il rinnovo degli insediamenti a Gaza”. “La sicurezza nazionale di Israele è stata gravemente danneggiata dal disimpegno da Gaza del 2005”, ha detto la deputata Limor Son Har-Melech chiedendo di rinnovare l’insediamento ebraico a Gaza dopo la fine della guerra e la sconfitta di Hamas. Altrimenti – ha aggiunto – si “potrebbe riportare Israele in un ciclo di sofferenza. Dobbiamo impedirlo”. Per la deputata senza nuovi insediamenti le città israeliane rimarranno esposte al fuoco dei razzi.
Il New York Times scrive intanto che potrebbe presto essere smantellato il molo costruito dagli Stati Uniti con un costo di circa 200 milioni di dollari al largo della costa di Gaza per portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Secondo il quotidiano americano funzionari statunitensi hanno detto alle organizzazioni umanitarie di Gaza che il molo potrebbe essere smontato all’inizio di luglio. Il molo è rimasto non operativo per gran parte del tempo da quando è stato inaugurato a metà maggio a causa di danni causati dal maltempo e problemi di sicurezza.