Il Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo di Lampedusa, chiude. Anzi, resta aperto. A leggere le cronache, anche nazionali, si rischia di fare confusione. Ed è un peccato perché il Museo costituisce un progetto non soltanto un’esposizione di oggetti e di immagini: al centro le storie dei migranti, frammenti di vita e di morte. Dal 2016 è così. “Con rammarico il Comitato 3 ottobre annuncia, dopo sette anni dall’inaugurazione, la chiusura del Museo dedicato alle vittime del Mediterraneo a Lampedusa”, hanno scritto sulla loro pagina facebook lo scorso 5 giugno gli attivisti del Comitato che prende il nome dal giorno del naufragio al largo di Lampedusa in cui, era il 2013, persero la vita 368 migranti.
“In questi sette anni, il Comitato 3 ottobre ha organizzato mostre permanenti, visite guidate, corsi di formazione per gli student* lampedusani. Sono state registrati oltre 75.000 ingressi”, si legge sul portale del Comitato. Per il quale non ci sono dubbi. Il Museo che ha contribuito a progettare e poi a realizzare, ha chiuso. Definitivamente. Dopo l’atto costitutivo, l’accordo di valorizzazione del 26 maggio 2016 tra il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la Regione Siciliana e il Comune di Lampedusa e di Linosa. E immediatamente dopo, il 3 giugno, l’inaugurazione della mostra presso il Museo archeologico delle Pelagie, con testimonianze della civiltà mediterranea nel tempo. Da quelle dell’arte della Sicilia greca e punica fino ad oggetti rinvenuti in mare dopo i tanti naufragi. Dopo che il Comitato, sulla base del Protocollo d’Intesa non oneroso siglato con il Comune di Lampedusa e Linosa e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) ad ottobre 2017, rinnovato ad ottobre 2020, è stato l’Ente gestore del primo piano dell’edificio che ospita al piano terra il Museo Archeologico delle Pelagie.
“ll Museo è chiuso. Stiamo provvedendo a portare via tutto il materiale – spiega a ilfattoquotidiano.it Barbara Galmuzzi, dell’Ufficio stampa del Comitato -, in prossimità della scadenza del Protocollo d’Intesa per la nostra gestione abbiamo scritto al Miur e al Comune. Senza avere risposta. Fino a quando non abbiamo visto l’avviso Pubblico del Parco archeologico Valle dei templi “finalizzato all’individuazione di operatori economici per la valorizzazione dei luoghi della cultura gestiti dal Parco siti in territorio di Lampedusa. A parte il fatto che L’Avviso è stato pubblicato l’11 aprile e scadeva il 2 maggio, offrendo quindi solo 21 giorni per presentare una manifestazione d’interesse, non avevamo evidentemente i requisiti per provare. Si richiedevano specifiche competenze per la valorizzazione di tutti i Luoghi della cultura di Lampedusa. Non soltanto del Museo archeologico delle Pelagie e quindi del Museo della Fiducia e del Dialogo. Ma anche dell’area archeologica di Cala Salina, del Dammuso Grande di Casa Teresa, della Zona archeologica di Piazza Brignone e della Necropoli paleocristiana di Cala Palma”. E poi, prosegue Galmuzzi “per rimanere in alcuni degli spazi al primo piano ci hanno chiesto un affitto annuale di 10mila euro. Per noi una spesa insostenibile, dal momento che non abbiamo mai richiesto il pagamento di un biglietto d’ingresso”.
I locali dovevano essere liberati entro il 15 giugno. Via i disegni di Adal, ragazzino che ha narrato le torture subite in Eritrea e molte altre testimonianze. Via la “stanza del naufragio” con un itinerario multimediale di immagini e suoni della traversata in mare, oltre ad alcuni oggetti forniti dall’Associazione Nazionale ‘Vittime civili di guerra’ che ricordano i tanti profughi causati dalla seconda guerra mondiale in Italia.
Così dopo sette anni il Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo cessa di esistere. E’ certo. Per essere sostituito da un altro Museo. Che pur trovando ispirazione in quello che ha chiuso, vuole sviluppare un progetto differente. “Il museo delle migrazioni di Lampedusa è uno dei luoghi simbolo della nostra isola. Intendiamo rilanciare l’attività del museo non solo sul fronte della tutela della memoria collettiva ma anche aprendo nuovi spazi destinati a ospitare installazioni artistiche e momenti di confronto e riflessione”, hanno spiegato il 6 giugno ad AgrigentoNotizie Rosangela Mannino, presidente della Fondazione Visioni d’Autore (Fondazione) e Luca Siragusa, rappresentante legale della società Hub Turistico Lampedusa, consociate in Ats Pelagies che si è aggiudicata la gara per la gestione del sito bandita dal Parco della Valle dei Templi. Sulla scelta da parte del Parco di ricercare nuovi gestori è intervenuto il Direttore, Roberto Sciarretta che a GrandangoloAgrigento.it ha dichiarato “Abbiamo trovato il museo in stato di abbandono e degrado, con i bagni trasformati in depositi di merchandising”.
Rosangela Mannino e Luca Siragusa ribadiscono a ilfattoquotidiano.it che non ci sarà “nessuna chiusura. Piuttosto un nuovo allestimento nel quale avranno spazio artisti locali. Lavoriamo per riprendere le attività del Museo il 19 Giugno, dopo alcuni interventi straordinari finanziati dal Parco”. Aggiungendo: “Abbiamo provato a coinvolgere il Comitato, offrendogli degli spazi. Cercando di costruire un Museo nel quale si sarebbero potute fondere le loro esperienze e la nostra visione. Ma non è stato possibile. Non hanno voluto”. A parte tutto, a prescindere dalle motivazioni dei diversi protagonisti della questione, sembra rimanere un dato, in maniera inequivocabile. Il nuovo Museo sarà altro rispetto a quello del Progetto del 2016. Il nuovo allestimento dovrà fare a meno dei materiali che il Comitato ha portato via.