La Cina non ha lasciato correre dopo le ultime dichiarazioni del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, e ha sollecitato l’Alleanza a “smettere di scaricare la colpa” ad altri sulla guerra in Ucraina. In visita a Washington questa settimana, lunedì sera Stoltenberg ha accusato Pechino di peggiorare il conflitto aiutando a ricostruire l’industria della difesa russa.
L’ambiguità strategica cinese, che cerca di sostenere lo sforzo bellico della Russia e allo stesso tempo di mantenere i rapporti con Stati Uniti ed Europa, anche dal punto di vista commerciale, secondo Stoltenberg “non può funzionare nel lungo periodo”. Così, in un’intervista alla Bbc rilasciata in occasione della sua visita negli Usa, prima del vertice dell’Alleanza di luglio a New York, il segretario Nato ha affermato che la Cina “sta condividendo molte tecnologie, come la microelettronica, che sono fondamentali per la Russia per costruire missili, armi che usano contro l’Ucraina”, per poi concludere: “A un certo punto, dovremmo considerare un qualche tipo di costo economico se la Cina non cambia il suo comportamento”. Una preoccupazione simile, ma meno diretta, era arrivata dalle conclusioni del G7.
Soprattutto, il segretario Nato, che è in scadenza, ha fatto sapere che ci sarebbero “colloqui in corso” su possibili sanzioni. Stoltenberg lunedì ha anche parlato della necessità per gli Stati dell’Alleanza occidentale diaumentare le testate nucleari in Europa per rafforzare la deterrenza contro la Russia.
“Consigliamo alla Nato di smettere di scaricare le colpe e di seminare discordia, di non gettare benzina sul fuoco e istigare lo scontro, ma piuttosto di fare qualcosa di pratico per la soluzione politica della crisi”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian martedì nel suo briefing quotidiano.
“La Nato dovrebbe fare è un’autoriflessione piuttosto che diffamare e attaccare arbitrariamente la Cina”, ha aggiunto Lin Jian. “La Cina non è l’ideatrice o la parte responsabile della crisi ucraina ed è sempre stata impegnata a promuovere la pace e i colloqui hanno avuto un ampio riconoscimento da parte della comunità internazionale”.