Gli Usa vogliono “evitare un’ulteriore escalation verso una guerra più grande” al confine tra Israele e Libano. Lo ha ribadito martedì l’inviato speciale di Joe Biden in Medio Oriente Amos Hochstein, che ha incontrato a Beirut il presidente del Parlamento libanese Nabih Berri, che spesso ha fatto da tramite con la milizia sciita Hezbollah.
Lunedì Hochstein era stato in Israele, dove ha incontrato il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant. A tutti gli interlocutori ha rappresentato la posizione di Biden: fermare le armi e riportare il Medio Oriente sulla via della normalizzazione. Una posizione che si scontra, però, con gli interessi confliggenti, e ormai sembra sempre più irriducibili, degli attori sul campo, da Hamas al governo di destra che siede a Tel Aviv.
Gli scontri armati tra Israele ed Hezbollah al confine tra i due Paesi si susseguono quasi quotidianamente dall’inizio della guerra a Gaza a ottobre, ma si sono intensificati una settimana fa, dopo che Israele ha ucciso un comandante di alto livello di Hezbollah in un attacco nel sud del Libano. Israele ha cominciato la settimana scorsa una intensa campagna di raid aerei mirati, in cui ha ucciso diversi leader. Da ottobre, gli attacchi aerei israeliani sul Libano hanno ucciso più di 400 persone, la maggior parte dei quali militanti della formazione sciita, ma tra le vittime ci sono almeno 80 civili. Dal lato israeliano sono stati uccisi 16 soldati e 11 civili.
Ultimo nella lunga fila di responsabili dell’amministrazione Biden, Hochstein martedì ha invitato il gruppo islamista palestinese ad accettare la roadmap di Biden per l’accordo di cessate il fuoco a Gaza e lo scambio di ostaggi. L’opinione a Washington è che questo che secondo lui potrebbe anche porre fine alle tensioni in Libano. “La proposta di Biden di porre fine alla guerra a Gaza deve essere approvata da Hamas se questo è ciò che intende fare ed offre un’opportunità per un cessate il fuoco alla frontiera”. Hochstein ha incontrato anche il premier libanese Najib Mikati.
La guerra continua, pesanti scontri a Rafah, bloccato Kerem Shalom – L’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza, intanto, va avanti. Nel centro di Gaza il ministero della Sanità palestinese denuncia 17 morti dopo un bombardamento su Nuseirat. Martedì una fonte della sicurezza egiziana ha fatto sapere che le autorità israeliane hanno interrotto l’attività al valico di Kerem Shalom a causa di intensi bombardamenti e scontri tra Hamas e Israele nel lembo più a sud della Striscia, al confine con l’Egitto. L’ingresso di aiuti umanitari è stato bloccato.
Il deputato del partito di Bibi: “I manifestanti come Hamas” – Intanto in Israele crescono le proteste dei cittadini e dei partiti di opposizione contro il governo, che chiedono le dimissioni del governo e un accordo per il rilascio degli ostaggi. Martedì il vice presidente della Knesset, il deputato del Likud Nissim Vaturi, dello stesso partito di Netanyahu, ha paragonato i manifestanti a “una branca di Hamas”. Poi, realizzando l’enormità dell’affermazione, si è scusato con i colleghi durante una riunione del parlamento: “Mi dispiace. Non credo affatto che sia appropriato paragonare qualcuno ad Hamas o alle sue attività”, avrebbe dichiarato secondo il Times of Israel.
Tajani: “Dopo il 7 ottobre niente armi a Israele” . Ma ci sono le informazioni del Fatto – Intanto il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha partecipato a un’audizione alle commissioni Esteri congiunte di Camera e Senato e ha smentito le rivelazioni del Fatto sull’invio di armi dall’Italia a Israele “Dal 7 ottobre non sono mai state più concesse autorizzazioni per la vendita di armi allo Stato di Israele, cosa che ha provocato anche polemica forte nei miei confronti da parte del governo israeliano e anche sulla stampa israeliana”, ha detto Tajani. Che però in una seconda parte della sua risposta ammette: “Detto ciò, le licenze autorizzate prima del 7 ottobre sono state analizzate caso per caso e in base alle caratteristiche sono stati inviati in Israele solo materiali che non possono essere usati contro la popolazione civile, come pezzi di ricambi radio”. Lunedì il Fatto ha riportato il contenuto di un’interrogazione del vice di Tajani agli Esteri, Edmondo Cirielli, che a un’interrogazione di Alleanza Verdi Sinistra aveva ammesso che l’Italia ha continuato a inviare armi a Tel Aviv.