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Orban non presieda il Consiglio dell’Ue: ora basta compromessi al ribasso

di Daniela Patti e Guido Silvestri*

Il Consiglio dell’Unione è un organo importantissimo della Ue e la Presidenza, tenuta a turno per un semestre dai primi ministri, è sempre cruciale per il suo corso politico.

Secondo l’ordine programmato toccherebbe dal 1° luglio al 31 dicembre 2024 a Viktor Orban coordinare l’azione dei governi nei consigli specializzati, cooperando con il Presidente del Consiglio europeo e presiedendo le procedure di conciliazione legislative con il Parlamento europeo, i negoziati per il bilancio europeo, le sessioni semestrali di valutazione del rispetto dello Stato di Diritto e il controllo del rispetto delle condizionalità legate alla realizzazione del Next Generation Eu.

Di fronte all’avanzata delle destre bisogna essere coraggiosi e non accomodanti. Quante volte invece di affermare i nostri valori ci siamo compromessi con le pulsioni separatiste mascherate da autonomia regionale o con la narrativa di dover rendere l’Europa una fortezza contro i flussi migratori, mentre il nostro welfare muore di declino demografico? I tristi risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Un primo urgente segnale deve essere la decisione di cambiare l’ordine delle presidenze del Consiglio dell’Unione e non consentire al governo ungherese – autodefinito una “democrazia illiberale” – di presiedere le strutture intergovernative dell’Unione Europea. Questo il contenuto del recente appello del Movimento Federalista d’Italia, Francia, Spagna e Polonia e sottoscritto da Volt Italia – capitolo italiano di Volt Europa – partito europeo che ha appena incrementato da 1 a 5 il numero dei suoi eletti al Parlamento europeo.

L’appartenenza alla famiglia europea è fondata sul principio della democrazia rappresentativa (art. 10 TUE) e sullo stato di Diritto (art. 2, 7 e 19 TUE). Il Consiglio europeo non può quindi consentire ad uno Stato membro, che sfida quotidianamente il buon funzionamento dell’Unione Europea e ricorre al diritto di veto per bloccare le decisioni all’unanimità, di far perdere alle istituzioni europee quel che rimane della loro credibilità presiedendo le riunioni del Consiglio dell’Unione e gestendo i negoziati legislativi e di bilancio con il Parlamento europeo.

Non può essere Viktor Orban a promuovere il rispetto dei valori fondativi dell’Unione Europea. Proprio lui che ha, pezzo per pezzo, con piccole ma progressive forzature nel rispetto formale delle norme costituenti, smantellato lo stato di diritto nel suo paese (vi ricorda qualcosa che accade in Italia?). Proprio lui che ha soffocato ogni opposizione interna con un controllo assoluto dei media (vi ricorda qualcuno da noi?). Proprio lui che dall’ingresso dell’Ungheria nel 2004 ha sempre ricevuto fondi strutturali per cittadino pari a più del doppio della media Ue ma non lo ha mai raccontato ai propri cittadini, anzi ha sempre rappresentato l’Europa come il nemico a cui opporsi.

La maniera di affrontare i prossimi anni non è quella di appiattirsi sulle forze anti federalismo verso un’Europa delle nazioni al ribasso. Quelle stesse forze che vogliono configurare l’Europa come un mercatuccio solo economico, dove sopravvivono piccole nazioni che perdono progressivamente sovranità.

Quindi che fare?

Per cominciare, la maggioranza qualificata nel Consiglio europeo deve decidere, al più tardi il 27 e 28 giugno, che la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione deve essere assunta dal governo della Polonia, constatando che il governo ungherese agisce in “violazione grave e persistente dei valori iscritti nell’articolo 2 del Trattato sull’Unione”.

Quindi la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola dovrebbe comunicare il testo dell’Assemblea al Consiglio Europeo in occasione della sua riunione del 17 e 18 giugno, chiedendo che la Presidenza del Consiglio dell’Unione non possa essere assunta da paesi per i quali sia pendente una procedura art.7.1 TUE e/o che siano soggetti alla condizionalità di bilancio.

L’Europa può e deve essere protagonista, e non vittima della conversione energetica, con un mercato unico dell’energia e dei mercati finanziari. Deve reagire ai cambiamenti climatici con
politiche di resilienza sul territorio e di mutualità per non lasciare indietro nessuno, deve approfittare dei grandi cambiamenti per creare lavoro qualificato e campioni europei attraverso una politica economica e industriale nei settori a massimo cambiamento, come l’energia, la green economy e la tecnologia, inclusa l’intelligenza artificiale.

Noi di Volt siamo convinti che il modo migliore per affrontare i prossimi anni non sia appiattirsi sulle forze sovraniste, ma opporsi e far prevalere con coraggio le proprie idee federaliste. Lavoro, inclusione, opportunità. Ci aspettano anni cruciali. Non è più tempo di compromessi al ribasso. Nel parlamento europeo i numeri, per politiche rivolte al lavoro giusto, all’inclusione, alle opportunità e al recupero dell’autonomia strategica dell’Europa nel contesto internazionale ci sono.

A partire dalla presidenza di Orban, leviamo di torno gli ostacoli che a ciò si frappongono, per procedere rapidamente con la riforma dei trattati e l’eliminazione del diritto di veto.

* Co-presidenti di Volt Italia