di Altrov*e
Dopo la World Première al Festival internazionale CinemAmbiente di Torino, è ora disponibile online il documentario Il Ricercatore – Perché ho perso il lavoro per 5 tonnellate di CO2 (Italia, 2024, 71’) del regista Paolo Casalis.
Il film racconta la storia di Gianluca Grimalda, 52 anni, scienziato italiano e attivista ambientale licenziato dopo essersi rifiutato di volare pur di contenere le proprie emissioni di gas serra.
La storia parte dal viaggio “low carbon” verso Papua Nuova Guinea, dove Grimalda si reca per studiare l’adattamento delle popolazioni locali agli effetti del Climate Change e della globalizzazione. Quaranta giorni di avventurosi spostamenti – su treni, autobus, tir, taxi, traghetti e navi; dalle montagne dell’Iran ai mercati di Calcutta, passando per i più remoti (e rischiosi) angoli del Pakistan – che gli consentono di risparmiare quasi tre tonnellate di CO2, producendo circa la metà delle emissioni rispetto a un più comodo spostamento diretto in aereo.
Per mesi lo scienziato svolge quindi ricerche sul campo, spostandosi tra i remoti villaggi nell’arcipelago di Bouganville, in mezzo all’Oceano Pacifico, fin quando dall’Istituto per l’Economia Mondiale per cui lavora gli giunge l’ordine di rientrare in Europa entro pochi giorni. La risposta di Grimalda, frutto di una scelta tanto travagliata quanto coerente rispetto ai propri principi, è però negativa. E gli costa il posto, facendolo diventare il primo lavoratore al mondo licenziato per essersi rifiutato di volare per ragioni legate alla crisi climatica.
Il suo viaggio di ritorno – che dura ben 72 giorni – non include spostamenti in aereo, permettendogli di produrre un decimo delle emissioni e risparmiare cinque tonnellate di CO2.
Nel frattempo, la vicenda viene ripresa dai media di tutto il mondo, New York Times e The Guardian in testa, e diventa virale, aprendo un vivace dibattito all’interno dell’opinione pubblica globale e attirando l’attenzione sul tema.
Il film è una narrazione quasi sempre in soggettiva, con immagini realizzate direttamente dal protagonista, a cui il regista ha insegnato i rudimenti della cinematografia prima della partenza. Rappresenta pertanto una testimonianza in presa diretta, del tutto reale e autentica, di un intero anno della vita di Grimalda.
Il regista si è trovato tra le mani una vicenda che si è evoluta e trasformata, anche bruscamente, con il passare dei mesi: “Inizialmente ero rimasto affascinato dalla figura di questo scienziato tranquillo ma determinato e dal suo lungo viaggio a basse emissioni per raggiungere Papua – ricorda -. A un certo punto pensavo di avere già in mano una bella storia, ma il “meglio” doveva ancora venire. Ho avuto la fortuna, e la responsabilità, di archiviare i sentimenti, le emozioni, le speranze e le delusioni di un momento così particolare e unico, destinato a diventare pietra miliare nel travagliato rapporto tra l’uomo e l’ambiente”.
Lo stesso Gianluca Grimalda, che è anche attivista ambientale con Scientist Rebellion, dichiara: “Mi auguro che la mia storia, anche grazie alla potenza del mezzo cinematografico, possa essere in grado di spingere le persone a rendere straordinario ciò che è ordinario nella lotta contro il cambiamento climatico”.
Nonostante un tribunale tedesco, in primo grado, abbia rigettato il suo ricorso contro il licenziamento, lo scienziato è determinato a continuare la sua lotta e ad affermare i principi in cui crede. “Intendo anche riprendere quanto prima il mio lavoro sul campo – sottolinea -. Sono infatti pronto a tornare a Papua Nuova Guinea già quest’anno, per continuare le ricerche”.