Giustizia & Impunità

Processo per bancarotta, Tiziano Renzi in aula: “Io oggetto di accanimento ideologico”. La moglie Laura: “Dal pm giudizi da Stato etico”

“Non è la prima volta che vengo processato e per il momento sono felice di essere sempre stato archiviato o assolto. Ma stavolta è particolare perché per questa indagine ho perso la libertà personale e sono diventato agli occhi di tutta Italia un pericoloso criminale. Per uno come me, che è assolutamente certo di non aver compiuto nessun reato, essere oggetto di un accanimento è molto difficile da accettare”. Lo ha detto Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo, rendendo dichiarazioni spontanee al termine del processo che lo vede imputato insieme alla moglie Laura Bovoli, alla figlia Matilde (rispettivamente madre e sorella del leader di Italia viva) e ad altre 13 persone per il fallimento delle cooperative di volantinaggio e servizi pubblicitari Marmodiv, Delivery Service e Europe Service, collegate alla società di famiglia Eventi 6 srl. I reati contestati sono bancarotta fraudolenta e false fatturazioni: in sostanza, secondo l’accusa, la Eventi 6 ha costituito le cooperative al solo scopo di spostare su di loro gli oneri fiscali, contributivi e previdenziali della manodopera, per poi lasciarle fallire. La sentenza è prevista per il 24 luglio: a dicembre il pubblico ministero, il procuratore aggiunto Luca Turco. ha chiesto cinque anni di reclusione per i coniugi Renzi e dieci mesi per Matilde. Nel corso dell’indagine, tra il febbraio e il marzo 2019, i genitori dell’ex premier erano stati sottoposti per qualche settimana alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

In aula Tiziano Renzi ha parlato per circa un quarto d’ora contestando le accuse del pm Turco, titolare anche del processo sulla fondazione Open e di altri procedimenti che vedono indagati o imputati membri della famiglia Renzi. “Abbiamo sempre fatto di tutto per aiutare le aziende che lavoravano per noi, vorremmo essere giudicati sulla base del diritto penale e non dell’ideologia”, ha detto Renzi. “Noi non abbiamo sfruttato nessuno dei nostri lavoratori e non abbiamo sfruttato neanche nostro figlio, perché prima che lui diventasse famoso guadagnavamo di più. Per il pm Turco ho un disegno criminoso per il quale costruisco cooperative e poi le lascio bollire. Bontà sua, egli riconosce che in molti casi, quando noi abbandoniamo la cooperativa, in quel momento i debiti sono ancora gestibili. Quelli che vengono dopo fanno i veri debiti che portano al fallimento. Ma Turco dice che io e mia moglie abbiamo fatto “azioni di basso profilo” e che l’innalzamento del debito e l’abbandono delle cooperative fossero “per certi aspetti richiesti e per altri aspetti accettati come ineluttabili da Renzi e Bovoli”. Questa frase non solo è falsa ma è smentita dai documenti addotti dalla stessa accusa nel processo”, sostiene.

Renzi senior ha poi attaccato direttamente Turco contestando una sua frase: “Mi sento in dovere di lasciare agli atti il mio dolore di uomo, marito e padre per il modo orripilante con cui il pubblico ministero Luca Turco si rivolge a mia moglie esprimendo un giudizio umano sulle sue doti di madre. È legittimo e doveroso che un pubblico ministero accusi l’imputata. Non è consentito dare un giudizio sulla madre”, ha detto. Un concetto ribadito da Laura Bovoli: “Il pm Turco mi giudica come madre con commenti che si sarebbe potuto risparmiare, perché non attengono al codice penale e non credo viviamo in uno Stato etico. Sindacare su come una donna sia stata una “buona madre” per ciò che abbiamo fatto, dopo essere stati ingiustamente arrestati, è incommentabile. Il pm si erge a guardiano della morale, non del rispetto delle leggi dello Stato”. E ignora – aggiunge – “una storia di trent’anni di attività” di impresa “che nel 2024 avrebbe compiuto quarant’anni se non avesse incontrato lo stesso pm che ha arrestato me, mio marito, indagato tre volte mio marito, indagato due volte mio figlio, indagato mio genero, indagato mia figlia”.