A distanza di oltre un anno dalla chiusura dell’indagine, la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per Beppe Grillo e Vincenzo Onorato, patron del gruppo Moby, che erano accusati di traffico di influenze illecite per una presunta “mediazione illecita” da parte del fondatore dei Cinque Stelle. In cambio di contratti, tra il 2018 e il 2019, per fare pubblicità a Moby sul suo blog, il comico, stando a quanto era stato ricostruito nelle indagini, avrebbe inoltrato a parlamentari del M5S le richieste di aiuto avanzate dall’armatore, suo amico di lunga data, quando la sua compagnia era in crisi finanziaria. I pm hanno deciso di chiedere l’archiviazione.

Quando era stato emesso il decreto di perquisizione nel gennaio 2022 si leggeva che “la società Beppe Grillo srl ha percepito da Moby spa 120mila euro annui negli anni 2018 e 2019, apparentemente come corrispettivo di un “accordo di partnership” avente ad oggetto la diffusione su canali virtuali, quali il sito www.beppegrillo.it, di “contenuti redazionali” per il marchio Moby. “Nello stesso lasso temporale”, prosegue l’atto, “Grillo ha ricevuto da Onorato richieste di interventi in favore di Moby s.p.a., che ha veicolato a parlamentari in carica appartenenti” al Movimento da lui fondato e “nominati ministri dei governi in carica all’epoca”, “trasferendo quindi al privato le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest’ultima”. Tra le utilità fornite o promesse a Grillo da Onorato c’è anche “l’organizzazione di un comizio elettorale per il Movimento 5 stelle a Torre del Greco” e “la promessa di organizzare comizi elettorali per gli esponenti del M5s”. Agli atti c’erano sono una serie di chat inviate da Onorato a Grillo – e girate da quest’ultimo a esponenti politici dei Cinque Stelle – con la richiesta di aiutare il gruppo gravato dai debiti (al momento la compagnia è in concordato preventivo). Le chat erano state trasmesse a Milano dai pm fiorentini che indagavano per finanziamento illecito sulla fondazione Open.

In realtà la presunta mediazione non aveva prodotto effetti visibili: le uniche iniziative dei parlamentari 5 Stelle su Moby erano quattro interrogazioni al Governo, tutte piuttosto critiche nei confronti della compagnia. In particolare, il 5 marzo 2019 dieci senatori grillini attaccavano la gestione finanziaria di Tirrenia dopo l’acquisizione nel 2015 da parte del gruppo di Onorato, che – scrivevano – “ha prodotto un sostanziale ridimensionamento delle garanzie contrattuali del personale navigante, attraverso una progressiva diminuzione delle assunzioni a tempo indeterminato e il proliferare di turni stagionali” e ha causato “una situazione disastrosa dei conti, sempre più in rosso”. “Noi in Commissione trasporti su questo tema abbiamo sempre adottato una linea dura, e non abbiamo subito alcun tipo di pressioni. Quando c’era da essere critici nei confronti dell’azione di Moby, lo siamo stati. Con Grillo non abbiamo mai parlato di emendamenti e da lui non è arrivata nessuna richiesta” aveva detto l’allora deputata M5S Mirella Liuzzi.

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