Il palco sul quale viene presentato il manifesto del partito dell’ultradestra britannica, Reform UK, è in Galles. Perché se si devono lanciare sfide ciclopiche tanto vale farlo nel luogo in cui i prossimi (probabili) inquilini di Downing Street, i laburisti, sono la forza politica dominante da 25 anni. Lui, Nigel Farage, di certo ha la stoffa del vincente, potenti doti comunicative, risata roboante, e anche il piglio tronfio di chi sa il fatto suo. Meno scontato è che il populista che ha fatto la Brexit e si è dimesso il giorno dopo, abbia anche l’abilità di guidare un partito nel lungo termine, e soprattutto sappia come si trovi la copertura finanziaria di un manifesto politico in un paese in lotta contro inflazione e recessione economica.

Farage lo chiama “Contratto” con gli elettori perchè “i vari partiti hanno presentato un manifesto dopo l’altro ma, dai conservatori ai laburisti, fanno tutti le stesse promesse a cui nessuno crede più. La parola manifesto ormai è associata a bugia” dice il leader populista ad una platea con le unghie affilate, presentando il documento che, secondo i suoi piani, segna il primo passo di un percorso lungo cinque anni verso le elezioni del 2029, puntando ad entrare al 10 di Downing Street, residenza assegnata al premier inglese.

Il “Contratto con Voi” – “La nostra ambizione sono le politiche del 2029 ma il Contratto è la nostra prima spinta. Sono tornato dal pensionamento due settimane fa e penso che stiamo andando alla grande” dice Farage, dopo l’ultimo sondaggio che vede già il sorpasso di Reform UK niente meno che sui Conservatori. Sunak pensa ancora di poter vincere la battaglia per riconfermarsi premier, Farage ora si proietta su quella poltrona entro il decennio. Ma intanto pensa al 4 luglio, e per allora la missione del leader del defunto Brexit Party è sbaragliare i conservatori, diventare la principale forza di opposizione in Parlamento e dare al suo nuovo partito una “leadership chiara, consistente, ed in crescita” per spianarsi la strada del premierato.

Elezioni sull’immigrazione – “Il paese è al collasso, in un declino economico e culturale per cui non c’è più niente da fare – lamenta Farage per cui la causa di tutti i mali è l’immigrazione o, come dice lui, “l’esplosione della popolazione”, cresciuta di 6 milioni di persone da quando l’ex primo ministro Tory, David Cameron, nel 2010 prometteva la riduzione di centinaia di migliaia di immigrati. Farage e i Tory si contendono la gara elettorale a suon di slogan anti immigrazione, ma il leader di Reform Uk ha al suo attivo il successo della Brexit ed un piano radicale: “Oggi nelle nostre strade una persona su 30 è arrivata negli ultimi due anni, non s’è mai vista una cosa così nella storia” incalza il populista che propone il congelamento degli ingressi dei lavoratori non essenziali (eccezioni sono fatte solo per la manodopera sanitaria) per alcuni anni per riequilibrare i numeri, e la concessione dei sussidi solo dopo la permanenza (e il pagamento delle tasse) nel Regno Unito per cinque anni. E gli allontanamenti forzati dei clandestini? Andranno avanti perché il regno abbandonerà la Corte Europea sui Diritti Umani.

Dritti alla pancia – Parlare alla pancia del paese è la strategia che ha funzionato e non si cambia. Il populista promette di innalzare la soglia fiscale minima a 20 mila sterline di reddito annuo, liberando 7 milioni di lavoratori meno abbienti dall’incubo delle tasse. Tra le promesse eclatanti, c’è l’azzeramento dei 7,5 milioni di pazienti nelle liste d’attesa della sanità pubblica nell’arco di soli due anni, l’abolizione dell’IVA sulle bollette energetiche per non parlare dell’incremento della spesa pubblica a 141 miliardi di sterline l’anno. Il tutto finanziato, ad esempio, con l’abbandono di Net Zero e delle politiche ambientaliste ( eliminando gli incentivi alle aziende produttrici di energia sostenibile) o razionalizzando i ruoli dei lavoratori del settore pubblico per recuperare efficienza e 50 miliardi di sterline.

Il solito voto di protesta? – Gli economisti britannici sono scettici sui numeri contenuti nel “Contratto con Voi” proposto da Farage agli elettori, i conti non tornano. Ma tanto è un non-problema visto che Reform UK almeno a questa tornata elettorale non si avvicinerà nemmeno alla porta nera di Downing Street. “Quando si parla di noi si dice sempre che rappresentiamo un voto di protesta, ma a beneficiare delle nostre idee sono le persone intrappolate nei sussidi, che hanno un reddito basso e fanno fatica a pagare le bollette – precisa Farage – l’obiettivo è costruire un massiccio movimento di persone in tutto il paese. Il nostro è un ripensamento radicale della nostra economia”. Il sostenitore della Brexit sembra crederci, resta da capire per quanto tempo.

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