Di seguito il testo che ho letto dal palco della manifestazione delle opposizioni in Piazza Santi Apostoli martedì a Roma.

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E’ importante essere qui, in questa piazza convocata dalle forze di opposizione contro l’autonomia differenziata e contro il premierato, che già Leopoldo Elia bollava come ‘assoluto’.

Siamo qui – noi dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti – dopo l’assemblea del 24 febbraio a Milano sul tema “L’Autonomia differenziata riguarda anche il Nord”; dopo la manifestazione di Napoli il 16 marzo, Per il ritiro di ogni autonomia differenziata e per rivendicare politiche di sostegno per il Mezzogiorno; dopo la manifestazione ancora a Napoli della Via Maestra, il 25 maggio e dell’Usb a Roma, il 1 giugno, entrambe convergenti sul tema del No all’AD; infine, dopo la (S)veglia laica per la Repubblica, che solo giovedì scorso abbiamo organizzato e che ha animato piazza Montecitorio, mentre i parlamentari dell’opposizione al governo Meloni, in Aula, cercavano di reagire all’aggressione subita il giorno precedente. Con il Tavolo NOAD abbiamo unito là dove l’autonomia differenziata fa della divisione la propria ragione principale.

Dopo 6 anni di iniziative, di formazione e informazione dei gravi danni dell’AD sono consapevoli più cittadini e cittadine, che ne saranno le prime vittime: l’autonomia differenziata distrugge la Repubblica, cioè i diritti di tutti e tutte noi.

Da questa piazza deve partire un messaggio chiaro e forte: se noi – tutti e tutte quelli che sono in questa piazza – rimarremo uniti sul contrasto ai 2 progetti eversivi – autonomia differenziata e premierato – che darebbero vita ad un altro paese, al sovvertimento della Repubblica, sostituita da un uomo o una donna sola al comando con l’affermazione dell’egoismo proprietario, della logica del chi ha più deve pretendere sempre di più, a discapito di chi ha meno; alla logica del profitto spregiudicato e della privatizzazione dei servizi pubblici posti a garanzia dei diritti universali; se noi saremo uniti, dicevo, non solo per difendere i principi fondamentali della Costituzione, ma per attuarli, loro non vinceranno. Non vincerà la logica del premierato e dei piccoli premier locali, che esautorano il Parlamento e ci scippano il diritto-dovere alla partecipazione.

Ed è per questo che da questa piazza i comitati Per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti, lanciano un appello, che è anche una proposta: anche dopo l’approvazione, non sarà tutto finito. Dobbiamo esserne realmente convinti.

A questa proposta, a questo appello chiediamo/speriamo che tutte le forze democratiche rispondano con generosità e convinzione:
1) Ritiro immediato delle intese in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna (dove sono state raccolte dal comitato locale 6mila firme per presentare una legge di iniziativa popolare in tal senso) su iniziativa dei rispettivi Consigli regionali
2) Spingere in tutti i modi affinché le regioni si attivino secondo l’art. 127 della Costituzione per ricorrere alla Corte Costituzionale;
3) Appoggiare tutte le iniziative di carattere giudiziario che si metteranno in campo
4) Costruire i comitati referendari per la raccolta di almeno 550mila firme sul quesito referendario che i costituzionalisti metteranno a punto, come proposto dalla Via Maestra
5) Lavorino – le forze di opposizione – per costruire un programma politico in cui si affermi l’impegno a riscrivere il Titolo V: noi – insieme alle associazioni di costituzionalisti che ci hanno aiutato in questi anni – siamo a disposizione;
6) Ostacolare sui territori in tutti i modi il raggiungimento di intese da parte dei presidenti di regione, anche e soprattutto con l’aiuto dei sindaci.

Infine: i nostri Livelli essenziali di prestazione sono quelli prescritti nel comma 2 dell’art. 3; sono livelli uniformi nel senso di dare a tutti/e l’uguale possibilità e capacità di sviluppare la propria persona. Non dimenticando che l’autonomia differenziata è la secessione dei ricchi, e quindi riguarda anche profondamente il nord, non cesseremo di combattere per l’emancipazione politica, economica e sociale di un Sud martoriato da nuove servitù e schiavitù.

Chiudo davvero: la difesa dei diritti sociali è ciò che ci può rendere liberi. Senza uguaglianza e pari opportunità non ci può essere libertà. Riprendiamoci in mano il nostro destino, costruiamo insieme un futuro per la Repubblica.

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