“Temo che il centrodestra nazionale abbia commesso un errore, del quale presto se ne renderà conto”. La prima critica da destra all’approvazione dell’Autonomia differenziata alla Camera, dopo il precedente via libera al Senato, arriva da Roberto Occhiuto, presidente della Calabria e vice segretario nazionale di Forza Italia. “Questa norma – dice il numero 2 dei berlusconiani – andava maggiormente approfondita e la discussione doveva svolgersi in modo sereno: avremmo così avuto l’opportunità di spiegarla meglio nelle Regioni meridionali”.

Una contestazione tutt’altro che timida che fa il paio con la decisione di tre deputati calabresi di Fi – Francesco Cannizzaro, Giuseppe Mangialavori e Giovanni Arruzzolo – di non votare a favore della legge. “È stata una loro scelta, che ho condiviso”, ha precisato Occhiuto. Insieme ai tre, secondo il Pd, ci sarebbero state altre 19 defezioni dentro il partito. Non è la prima volta che il governatore della Regione Calabria affonda contro la riforma cercata con tutte le forze dalla Lega. In passato anche Renato Schifani, presidente della Regione Sicilia, si era timidamente esposto contro il progetto della sua stessa parte politica. Dopo l’approvazione, invece, il presidente siciliano ha preferito il silenzio.

Si è invece fatto sentire il presidente della Basilicata, Vito Bardi, anche lui forzista chiedendo che la riforma abbia “come fattore di riequilibrio dei territori un intervento sulla riduzione dei divari infrastrutturali” e parla di condivisione delle “perplessità” espresse da Occhiuto “in ordine all’accelerazione che si è voluto imprimere al processo legislativo, quando si sarebbe potuto migliorare ulteriormente il provvedimento”. Un intervento sulla riduzione dei divari infrastrutturali, ha aggiunto Bardi, metterebbe le regioni meridionali “nelle condizioni di poter sviluppare quei processi di autonomia fondamentali per imprimere una svolta nelle politiche di sviluppo”.

Occhiuto aveva premesso come “il testo del disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato dalla Camera è certamente migliorato – grazie soprattutto al lavoro dei ministri di Forza Italia e del segretario nazionale, Antonio Tajani – rispetto a quello proposto mesi fa dal ministro Calderoli. Per le materie più importanti non si potranno ratificare intese tra Stato e Regioni senza prima aver quantificato e finanziato i livelli essenziali delle prestazioni”.

Poi è però passato all’attacco, mettendo nel mirino la Lega, i cui deputati hanno anche sventolato la bandiera calabrese tra gli scranni della Camera: “Proprio per questa ragione è poco comprensibile il metodo usato per votare a tappe forzate – rifiutando possibili ulteriori migliorie – questo provvedimento: così facendo il ddl è sembrato una bandierina di una singola forza politica, in un clima che ha rappresentato questa norma come divisiva in Parlamento e nel Paese”.

Occhiuto si è anche lanciato in una previsione su ciò che l’approvazione potrebbe comportare in termini elettorali per i partiti che compongono la maggioranza di governo: “Non so se i minimi vantaggi elettorali che il centrodestra avrà al Nord, dove presumibilmente i cittadini prima dell’autonomia avrebbero preferito avere meno tasse e meno burocrazia, compenseranno la contrarietà e le preoccupazioni che gli elettori di centrodestra hanno al Sud”.

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