Dopo un 2022 pessimo, i fondi pensione hanno recuperato vigore nel 2023, superando la rivalutazione del Tfr lasciato in azienda. I primi dipendono dall’andamento dei mercati, trattandosi di somme investite in azioni, obbligazioni e/o titoli di Stato, a seconda del profilo scelto dal lavoratore. La crescita del Tfr è legata invece all’inflazione, che è stata alta nel 2022 e in calo nel 2023. I dati sono stati diffusi dalla Covip, l’autorità incaricata della vigilanza sul settore. I rendimenti sono stati buoni soprattutto per i fondi azionari, cresciuti in media del 10,2%, comunque meno del mercato. L’indice Msci world, che sintetizza l’andamento delle borse globali, lo scorso anno ha guadagnato il 22%, oltre il doppio (la sola borsa italiana è cresciuta di quasi il 30%).

Un poco meglio i fondi azionari negoziali, ossia quelli istituiti da datori di lavoro e sindacati per determinate categorie professionali, saliti dell’11,3%. I fondi obbligazionari misti hanno ottenuto il 7,2% nei fondi negoziali e il 4,4% nei fondi aperti; risultati positivi, ma inferiori, si sono registrati in media anche nei comparti obbligazionari puri e in quelli garantiti. Quanto al Tfr, che nel 2022 era stato rivalutato di oltre l’8%, sopravanzando ampiamente i fondi quasi tutti in calo, nel 2023 si è limitato ad un modesto + 1,9%. La rivalutazione è calcolata sommando al 75% del Foi (l’indice di rivalutazione monetaria messo a punto dall’Istat) una quota fissa dell’1,5%.

A fine 2023, comunica la Covip, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 224,4 miliardi, con un incremento del 9,1% sul 2022, determinato prevalentemente dalla dinamica positiva dei mercati finanziari. In dieci anni (da fine 2013 a fine 2023), evidenzia inoltre la presidente Francesca Balzani, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano, per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 4,2 e il 4,5%, superiori al rendimento medio delle linee obbligazionarie e anche al tasso di rivalutazione del Tfr (pari al 2,4% nel decennio).

A fine 2023, il totale degli iscritti alla previdenza complementare era di 9,6 milioni, in crescita del 3,7% rispetto all’anno precedente; in percentuale delle forze di lavoro, gli iscritti sono pari al 36,9%. I fondi pensione in Italia sono 302: 33 fondi negoziali, 40 fondi aperti, 68 piani individuali pensionistici (Pip) e 161 fondi pensione preesistenti. Gli uomini sono il 61,7% degli iscritti alla previdenza complementare (il 72,7% nei fondi negoziali), confermando il gap di genere. In base all’età gli iscritti sono prevalentemente concentrati nelle classi intermedie e più prossime al pensionamento (gap generazionale): il 47,8% degli iscritti ha un’età compresa tra 35 e 54 anni, il 32,9% ha almeno 55 anni. Inoltre, pur attestandosi ancora su percentuali inferiori rispetto alle altre fasce, negli ultimi anni il peso della componente più giovane (fino a 34 anni) sul totale degli iscritti è comunque cresciuto, passando dal 17,6% del 2019 al 19,3% del 2023.

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