Una cronista del giornale online francese Blast-Info è stata tenuta in custodia per 34 ore nel commissariato dell’11esimo arrondissement di Parigi. La giornalista è stata fermata mentre stava coprendo, martedì 18 giugno, una manifstazione davanti alla sede di una società della difesa, Exellia, nell’ambito di un’inchiesta sulla vendita di armi a Israele.
La reporter è stata messa in custodia insieme ad altri sei attivisti, accusati di “essersi introdotti” all’interno dei locali dell’azienda: “La collega”, ha spiegato a ilfattoquotidiano.it Olivier-Jourdan Roulot, responsabile del polo inchieste di Blast-Info, “si è subito presentata come giornalista e nonostante questo è stata fermata”. E non è stata liberata “perché si è rifiutata di dare il codice d’accesso del suo telefono per proteggere le sue fonti” e non ha voluto “dare le impronte perché la sua detenzione è illegale. Lei non ha commesso alcuna irregolarità, era lì per seguire e vedere cosa stava succedendo come giornalista. Il nostro lavoro non consiste nel chiedere alle autorità francesi il permesso su cosa sia giusto o sbagliato”. Invece loro “non fanno alcuna distinzione tra la giornalista e gli attivisti, li confondono. Questo succede in Francia da mesi: se andiamo a seguire una manifestazione, non siamo considerati come giornalisti ma come manifestanti. E’ una situazione gravissima“.
Solo a fine settembre 2023, a fare scalpore era stato il caso di Ariane Lavrilleux, giornalista spiata e tenuta in stato di fermo per 39 ore perché rifiutava di rivelare le sue fonti. E proprio del clima di tensione e pressioni sui media parla Olivier-Jourdan Roulot: “Se ciò che critichiamo e di cui abbiamo paura dell’estrema destra è ovviamente la memoria storica e il fatto che si tratta di movimenti liberticidi” non possiamo dimenticare che “da mesi questo governo che si definisce democratico e rispettoso delle libertà pubbliche attacca le libertà essenziali. Insomma, sta preparando il terreno. E allora quando arriveranno non ci sarà assolutamente nessuna differenza con gli altri”.
La giornalista tenuta in custodia per più di un giorno stava seguendo la protesta di un collettivo contro Exellia. L’azienda è al centro di un’inchiesta giudiziaria del tribunale di Parigi per complicità in crimini di guerra, a seguito di una denuncia presentata da Azione dei Cristiani per l’Abolizione della Tortura (ACAT). L’accusa è che le apparecchiature dell’azienda “sarebbero state utilizzate nel 2014 in un bombardamento di Gaza durante l’offensiva Protective Edge. I componenti francesi sono stati trovati tra le macerie del missile che ha ucciso tre bambini e ferito gravemente altri due”.
In solidarietà della cronista, per tutta la giornata, si sono espresse anche le associazioni europee e francesi per la libertà di stampa. Reporter senza frontiere (RSF) ha condannato “il rischio di un attacco alla riservatezza delle fonti del giornalista”: “La cronista deve essere liberata”, aveva detto la ong. Proteste anche dalla Federazione europea dei giornalisti: “L’arresto arbitrario di una giornalista si accompagna alla violazione della protezione delle sue fonti. Un gravissimo attacco alla libertà di stampa. Un altro ancora”. Si è schierato anche il Sindacato Nazionale dei Giornalisti (SNJ), la più grande organizzazione della professione, chiedendo l’immediato rilascio della collega: “Il SNJ ricorda che la riservatezza delle fonti è una delle pietre miliari del giornalismo e della libertà di stampa in una democrazia degna di questo nome”.