Difendere i magistrati impegnati nell’inchiesta Toti dal “pericoloso clima di delegittimazione” e dal “discredito personale” alimentato nei loro confronti da esponenti del governo e della stampa di destra. Con questo obiettivo, la maggioranza dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura ha chiesto al Comitato di presidenza l’apertura di una “pratica a tutela” dei pm di Genova titolari dell’indagine per corruzione a carico del governatore ligure, il procuratore Nicola Piacente, l’aggiunto Ranieri Miniati e i sostituti Federico Manotti e Luca Monteverde, nonché della gip Paola Faggioni, che ha disposto per l’accusato gli arresti domiciliari e nei giorni scorsi ha respinto l’istanza di revoca. A sottoscrivere il documento tutti e sei i consiglieri del gruppo progressista di Area (Marcello Basilico, Francesca Abenavoli, Tullio Morello, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino e Maurizio Carbone) e i quattro “moderati” di UniCost (Marco Bisogni, Roberto D’Auria, Michele Forziati e Antonino Laganà), più Mimma Miele di Magistratura democratica, l’altra corrente di sinistra, e l’indipendente Roberto Fontana. Anche l’altro indipendente Andrea Mirenda (unico eletto senza l’appoggio delle correnti) comunica al fatto.it la sua adesione “piena e convinta” alla richiesta di apertura, pur lamentando di non essere stato coinvolto. Non hanno firmato, invece, i sette togati conservatori di Magistratura indipendente, il gruppo più vicino all’attuale maggioranza, che lo scorso ottobre si era già sfilato da un’analoga iniziativa a tutela la giudice Iolanda Apostolico, attaccata dal governo per non aver convalidato il trattenimento di quattro migranti disapplicando il decreto Cutro.
Nella richiesta si citano alcune tra le innumerevoli dichiarazioni di “alti rappresentanti delle istituzioni” che hanno messo “in discussione l’imparzialità della decisione e l’indipendenza dei magistrati” nei giorni successivi all’arresto di Toti. Ad esempio quelle del ministro della Protezione civile Nello Musumeci: “La magistratura per la grande maggioranza è fatta da persone equilibrate, perbene, che guadagnano bene ma vogliono fare il proprio dovere. Poi c’è una minoranza, che si è formata nelle università, nelle organizzazioni giovanile di estrema sinistra, che è rimasta comunista. Si alimentano alla fonte del rancore, del pregiudizio nei confronti di chi di sinistra non è. È risaputo”, ha detto il 10 maggio. Ecco invece il ministro della Difesa Guido Crosetto il 12 maggio: “In Italia c’è un clima pesante, preoccupante, che incide in modo intollerabile anche sulla vita personale. Provo sempre più disprezzo nei confronti di persone che dicono di voler servire lo Stato e invece spesso servono solo i loro microinteressi personali”. O ancora il giorno successivo: “La carcerazione preventiva non nasce come strumento di intimidazione o per aumentare l’audience di un’inchiesta”. Non è invece citato – anche se segue lo stesso leitmotiv – l’attacco arrivato dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini: “Vorrei sapere, se ci fossero microspie negli uffici di qualche magistrato, per quanto tempo continuerebbe a fare il magistrato”.
Il “clima di delegittimazione” dei confronti delle toghe di Genova, scrivono i consiglieri firmatari, è “reso ancora più ampio e pericoloso dalla pubblicazione e diffusione di alcuni articoli di stampa che alimentano tendenziosamente nell’opinione pubblica un’immagine distorta della giurisdizione, con discredito personale per i magistrati impegnati”. L’esempio principe è il pezzo firmato da Pietro Senaldi su Libero dal titolo “Toh, la gip del caso Toti ha la madre dem”, in cui si alludeva all’esperienza da consigliera comunale nel centrosinistra della madre della giudice Faggioni. “Con espressioni ironiche e chiare allusioni (tra le altre, “il frutto non cade mai troppo lontano dall’albero”), il condirettore della testata insinua la non imparzialità del gip che ha adottato le ordinanze di custodia cautelare, accusando altresì i pubblici ministeri procedenti, di perseguire obiettivi politici”, stigmatizzano i togati del Csm. Che citano una frase dell’articolo considerata particolarmente offensiva: “La revoca della custodia a Toti sarebbe facile cosa, basterebbe che il suddetto rassegnasse le dimissioni. Pare di capire infatti che i pm non vogliano dare parere favorevole alla libertà se prima non avranno ottenuto lo scalpo del governatore”. Ora sarà il Comitato di presidenza a decidere sull’apertura della pratica: a formarlo sono il vicepresidente, l’avvocato leghista Fabio Pinelli, e i due magistrati al vertice della Cassazione, la prima presidente Margherita Cassano (Magistratura indipendente) e il procuratore generale Luigi Salvato (UniCost).
A sollecitare l’iniziativa, la scorsa settimana, era stata la giunta ligure dell’Associazione nazionale magistrati, l’organismo di rappresentenza delle toghe, con un comunicato affisso alle porte degli uffici dei magistrati della Regione in cui si esprimeva “profonda solidarietà” ai colleghi sotto attacco: “Dopo la notizia delle ordinanze cautelari emesse nell’ambito del procedimento a carico di Giovanni Toti e altri indagati abbiamo assistito a prese di posizione offensive nell’ambito di dichiarazioni di esponenti politici e titoli di alcune testate giornalistiche”, esordiva l’Anm citando vari esempi. “Per quasi un mese abbiamo evitato interventi pubblici con la speranza che il dibattito pubblico rientrasse nei giusti binari della doverosa attenzione e della legittima critica di provvedimenti giudiziari. Così non è stato”, proseguiva la nota. L’articolo di Senaldi su Libero, scrivevano i magistrati liguri, è “un’inaccettabile profilatura delle presunte opinioni politiche dei familiari più stretti della dottoressassa Paola Faggioni per screditare l’imparzialità e la correttezza professionale della collega. Si tratta dell’ennesimo attacco, gravemente scomposto, nei confronti di uno dei magistrati impegnati nell’inchiesta che nulla ha a che vedere con la legittima critica dei provvedimenti giudiziari, i diritti delle persone indagate, il diritto all’informazione. Analoghe iniziative mistificatorie erano già state rivolte verso i magistrati del pubblico ministero, Federico Manotti e Luca Monteverde. Gli attacchi sono gravi: lo sono per i diretti interessati, lo sono per la magistratura che essi rappresentano e lo sono per il popolo italiano in nome del quale i giudici pronunciano le sentenze”.