Le idee non sono di destra o sinistra. Le idee sono giuste o sbagliate. Pensare che il nucleare possa risolvere i problemi energetici dell’Italia è un’idea totalmente sbagliata. Il consiglio comunale di Latina, che ha una larga maggioranza di destra-centro, ha votato all’unanimità una mozione del MoVimento 5 Stelle per opporsi a un eventuale ritorno al nucleare.

In particolare, la mozione impegna la Sindaca di Latina e la Giunta:
– A mettere in atto tutte le azioni necessarie per favorire le politiche per la transizione energetica con particolare riferimento alla diffusione delle fonti rinnovabili.
– A trasmettere la presente mozione agli Organi di Governo di competenza.

Il litorale del basso Lazio, tra dune e laghi salati costieri, è un luogo unico. Proprio qui negli anni ’50 è sorto il primo reattore nucleare italiano. La costruzione ha richiesto soli quattro anni, dal 1958 al 1962, e il reattore ha funzionato fino al referendum del 1987. In realtà, il reattore era comunque alla fine della sua vita utile e in ogni caso piccolo (200 MW). Smantellare tutto quello che resta richiederà un tempo lungo. Il cronoprogramma prevede di terminare entro il 2050; tuttavia, senza il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, i tempi si dilateranno sicuramente.

In questi numeri è racchiuso uno dei problemi principali del nucleare: quattro anni per costruire un reattore e almeno quaranta per dismetterlo. A tutto questo aggiungiamo che i tempi per la costruzione dei rettori in Europa sono ora enormemente dilatati: gli ultimi quattro reattori dell’Unione Europea (Olkiluoto 3, Flamanville 3, Hinkley Point C1-C2) vedranno la produzione di energia dopo che saranno passati oltre venti anni dalla decisione politica.

Si tratta inoltre di reattori costruiti in siti dove già c’erano altri reattori e le relative infrastrutture. Visto che l’Italia partirebbe da molto più indietro, dal momento che non abbiamo più un’industria nucleare e nemmeno i siti, quale potrebbe essere una stima realistica per l’Italia, se gli altri paesi europei ci mettono venti anni? Può un paese che non ha ancora trovato dove mettere i rifiuti radioattivi pensare di costruire da 60 a 200 nuovi reattori come propone il ministro Pichetto Fratin? Se tutta l’Unione Europea ha installato solo 3.2 GW di nuova potenza nucleare dal 2000 a oggi, potrà l’Italia da sola installarne 18 GW, cinque volte tanto, entro il 2050?

È assolutamente comprensibile che la popolazione di Latina e i suoi rappresentanti non siano entusiasti di tutto questo.

Ci sarebbe anche la questione sicurezza. L’industria nucleare martella in tutti i modi sul tasto “i reattori nucleari sono sicuri”, “la probabilità di incidente è una su milioni” e cose del genere. Tuttavia, l’estrema complessità di un reattore nucleare, la forte interconnessione tra i sistemi e il suo potenziale catastrofico in caso di incidente rende molto difficile calcolare la probabilità reale di un incidente. Infatti, gli eventi sono sì improbabili se presi singolarmente, ma la probabilità che se ne verifichi almeno uno è tutt’altro che trascurabile. E a tutto questo bisogna aggiungere che nessun sistema è immune da un atto di deliberato sabotaggio. Chi avrebbe mai potuto immaginare, quando fu costruita, che la centrale nucleare di Zaporizhzhia in Ucraina un giorno si potesse trovare sulla linea del fronte in un conflitto tra russi e ucraini? Ricordiamo anche che se ancora non è successo nulla la situazione della centrale è, nelle parole del presidente dell’Aiea Rafael Grossi, “estremamente fragile e pericolosa”.

Potrà sembrare solo un voto locale, in un consiglio comunale, ma ci sono implicazioni che non possono essere taciute. Latina è il collegio elettorale di Giorgia Meloni: non a caso nel 2018 è stata eletta proprio qui all’uninominale.

Nella mozione si cita esplicitamente la proposta di legge del senatore Fazzone (Forza Italia), che qui è stato eletto in questa legislatura. Insomma, la linea del partito è una cosa, ma quando poi la centrale te la vogliono fare a casa tua allora prevale il buon senso e arrivano 29 voti favorevoli alla mozione e nessuno contrario o astenuto.

Le opposizioni in parlamento (M5S, Pd, Avs) sono (giustamente) contrarie al nucleare. L’attuale governo (con l’entusiastico sostegno di Calenda) vuole invece far ripartire il carrozzone nucleare, probabilmente sapendo che non porterà a nulla di buono se non una serie di consulenze ben pagate per gli amici e gli amici degli amici. I soldi pubblici buttati per produrre il nulla sul nucleare saranno soldi sottratti alla transizione ecologica e alla lotta contro i cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale e gli eventi meteorologici estremi colpiranno allo stesso modo chi ha ideologie di destra o di sinistra. Si tratta di un’emergenza assoluta che dovrebbe essere il primo punto da affrontare per qualsiasi forza politica. Sarebbe quindi importante unirsi sui temi e sulle idee giuste che portano benefici per i cittadini.

Questo articolo è stato scritto in collaborazione con la presentatrice della mozione, dottoressa Maria Grazia Ciolfi, consigliera comunale M5S

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