A poche ore dal primo passaggio al Senato della riforma per il Premierato e dalla manifestazione unitaria delle opposizioni, arriva dopo una lunga maratona notturna alla Camera il secondo e definitivo sì al disegno di legge sull’Autonomia differenziata contro cui i partiti del centro sinistra hanno protestato. L’Aula di Montecitorio ha infatti licenziato il provvedimento con 172 sì 99 voti contrari e 1 astenuto. Ed è quindi legge dello Stato. “Oggi si consuma il secondo atto di un vergognoso scambio sulla pelle delle italiane e degli italiani – ha dichiarato la segretaria del Pd, Elly Schlein, durante le dichiarazioni di voto alla Camera sulla riforma dell’Autonomia – Ci avete tenuto qui tutta la notte per cosa?” si è chiesta, aggiungendo che l’urgenza sarebbe dettata dall’”ottenere lo scalpo del sud appena prima dei ballottaggi, per meri fini elettorali”. Le opposizioni hanno quindi annunciato che faranno una raccolta firme per chiedere un referendum abrogativo della legge.

Le opposizioni cantano l’inno di Mameli – Premierato e Autonomia differenziata, aggiunge, sono “un cinico baratto” tra Lega e Fdi “che indebolisce la democrazia e spacca il Paese”. Due riforme “figlie della stessa legge, quella del più forte. Sancite che esistono cittadine e cittadini di serie A e di serie B a seconda della Regione in cui nascono. Non si è mai vista una sedicente patriota spaccare in due il paese con questa autonomia differenziata fatta senza un euro”. Schlein ha puntato il dito contro FdI apostrofando il partito di Giorgia Meloni “Brandelli d’Italia o Fratelli di mezza Italia”. La segretaria del Pd ha puntato il dito contro il voto nella seduta fiume notturna voluta dal centrodestra, “forse perché si vergogna”, ha aggiunto.

“Sono le 7.39: da ieri e per tutta questa notte stiamo contrastando la maggioranza decisa ad approvare, in questa seduta fiume alla Camera, il disegno di legge Spacca-Italia, che condanna il Sud e le aree più in difficoltà del Paese al peggioramento delle proprie condizioni riguardanti la sanità, l’istruzione, i trasporti. Continueremo a contrastarli in tutti i modi: in Parlamento e nelle piazze” scrive su Facebook il leader dei 5 stelle Giuseppe Conte. Il gruppo del M5s in Aula dopo l’approvazione dell’autonomia differenziata ha intonato l’inno di Mameli sventolando i tricolori che molti parlamentari pentastellati avevano al collo, “mentre dai banchi della Lega spuntano le bandiere della Serenissima” evidenziano dal Pd postando una foto dei banchi del Carroccio. “Abbiamo appena finito una lunga nottata in Parlamento per approvare l’autonomia differenziata. Noi ovviamente ci siamo opposti in tutti i modi: un’autonomia differenziata che divide il Paese. Ci saranno più burocrazia e più diseguaglianze – scrive in un post su Facebook al termine della seduta fiume la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi – La maggioranza ha approvato questo testo di notte con un atteggiamento da caterpillar: più dimostravamo che le cose non avevano senso, più andavano avanti. Peccato, un’occasione persa. Buongiorno a tutti voi. Buona notte alle istituzioni”.

Calderoli: “Mi tremano le gambe” – Gioisce la Lega con Salvini, Zaia e Calderoli, fautore del ddl. “Il via libera della Camera alla riforma sull’Autonomia differenziata “è il coronamento di anni e anni di battaglie politiche della Lega, all’interno delle istituzioni e nelle piazze insieme ai militanti, con un voto che scrive una pagina di storia per tutto il Paese – su Facebook il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli – Un percorso che mi rende particolarmente orgoglioso, quando penso al mio caro nonno Guido e al suo progetto del Movimento Autonomista Bergamasco – prosegue – Nel mio cuore scorre un sangue autonomista fin da prima che io nascessi, è bello pensare di aver coronato anche il suo sogno. Da questo momento in avanti c’è un iter tracciato e ben definito, che permetterà alle Regioni di valorizzare le proprie eccellenze e garantire servizi sempre migliori ai cittadini, nel segno della responsabilità e della trasparenza”. “Mi tremano le gambe”, afferma Calderoli nel post. “Sbaglia chi dice che questo provvedimento spaccherà l’Italia, perché farà l’esatto contrario. L’obiettivo è permettere a tutte le Regioni di correre sempre più veloce, riducendo i divari territoriali e realizzando quell’unità che c’è solo sulla carta”.

“L’autonomia è legge! Oggi si è fatta la storia di questo paese! è l’alba di un giorno storico!” scrive su Facebook il presidente del Veneto, Luca Zaia. “Per un’Italia più efficiente e più moderna, con meno sprechi e più servizi a tutti i cittadini, da Nord a Sud: dopo tanti anni di battaglie e di impegno, nonostante le bugie e gli attacchi della sinistra, grazie alla Lega ed al governo l’Autonomia richiesta da milioni di Italiani è stata approvata questa mattina anche alla Camera ed è finalmente legge. Una vittoria di tutti gli italiani: grazie a tutti!” scrive Matteo Salvini su Instagram. Mentre il governatore lombardo, Attilio Fontana la definisce “una notizia eccezionale per la Lombardia e per i lombardi che, sette anni fa, con un referendum, avevano espresso in maniera chiara e netta la volontà di andare in quella direzione”.

Cos’è l’Autonomia differenziata – La legge sull’Autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario è una norma procedurale per attuare la riforma del Titolo V della Costituzione messa in campo nel 2001. In 11 articoli definisce le procedure legislative e amministrative per l’applicazione del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. Si tratta di definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l’autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento.

Richieste di Autonomia partono su iniziativa delle stesse Regioni, sentiti gli Enti locali; 23 materie, tra queste anche la tutela della salute. Ci sono poi, tra le altre, Istruzione, Sport Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero. Quattrodici sono le materie definite dai Lep, Livelli Essenziali di Prestazione. Determinazione Lep: la concessione di una o più “forme di autonomia” è subordinata alla determinazione dei Lep, ovvero i criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito – è specificato nel testo – in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, e quindi dei Lep, avverrà a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell’ultimo triennio. Principi di trasferimento: l’articolo 4, modificato in Aula al Senato da un emendamento di FdI, stabilisce i principi per il trasferimento delle funzioni alle singole Regioni, precisando che sarà concesso solo successivamente alla determinazione dei Lep e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio. Dunque senza Lep e il loro finanziamento, che dovrà essere esteso anche alle Regioni che non chiederanno la devoluzione, non ci sarà Autonomia.

Cabina di regia: composta da tutti i ministri competenti, assistita da una segreteria tecnica, collocata presso il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio. Dovrà provvedere a una ricognizione del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle regioni ordinarie, e all’individuazione delle materie o ambiti di materie riferibili ai Lep sui diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale. Tempi: il Governo entro 24 mesi dall’entrata in vigore del ddl dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Mentre Sato e Regioni, una volta avviata, avranno tempo 5 mesi per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate. Oppure potranno terminare prima con un preavviso di almeno 12 mesi. Clausola di salvaguardia: l’undicesimo articolo, inserito in commissione, oltre a estendere la legge anche alle regioni a statuto speciale e le province autonome, reca la clausola di salvaguardia per l’esercizio del potere sostitutivo del governo. L’esecutivo dunque può sostituirsi agli organi delle regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni quando si riscontri che gli enti interessati si dimostrino inadempienti, rispetto a trattati internazionali, normativa comunitaria oppure vi sia pericolo grave per la sicurezza pubblica e occorra tutelare l’unità giuridica o quella economica. In particolare si cita la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali.

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