Critiche anche sull'ampliamento della flat tax e i continui rinvii sulle concessioni balneari
La ripartenza della governance economica comune dell’Eurozona è tutt’altro che indolore per l’Italia. Non solo e non tanto per l‘ampiamente prevista procedura di infrazione per deficit eccessivo. Quanto per il contenuto delle raccomandazioni specifiche inviate dalla Commissione europea a Roma, tutt’altro che blande nonostante le indiscrezioni sulla volontà di Ursula von der Leyen di riportare in gioco Giorgia Meloni nella partita sulle nomine. La comunicazione approvata nell’ambito cosiddetto “pacchetto di primavera” mette infatti nel mirino l’attuazione della riforma fiscale, uno dei cavalli di battaglia del governo, perché rischia di alimentare l’evasione. E critica nuovamente l’estensione della flat tax, che “peggiora l’equità orizzontale e l’efficienza del sistema fiscale riducendo la redistribuzione, favorendo specifiche categorie di contribuenti e disincentivando la crescita delle imprese“, e il mancato aggiornamento del catasto.
“Le misure adottate finora non affrontano le principali sfide del sistema fiscale”, è il primo rilievo della Ue, “e i tagli del cuneo fiscale sul lavoro, confermati solo fino al 2024 e finanziati tramite disposizioni temporanee, hanno una portata piuttosto limitata”. Mentre “diverse importanti misure sull’amministrazione fiscale e sulla semplificazione vengono attuate come parte del piano di ripresa e resilienza, come le dichiarazioni Iva precompilate”, altre “misure recenti rischiano di produrre effetti negativi sulla conformità fiscale“. Segue un elenco che comprende quasi tutti i decreti attuativi della delega: “Il termine di 5 anni per la riscossione delle cartelle esattoriali, la riduzione delle sanzioni legate all’evasione fiscale e contributiva e il rinnovo di misure simili ai condoni fiscali“. C’è spazio anche per il concordato preventivo biennale, che pure si sta rivelando in questa prima fase molto rigoroso nelle richieste ai potenziali evasori: “Merita un attento monitoraggio anche l’effetto sull’adempimento fiscale del sistema di accordo preventivo tra contribuente e amministrazione sugli obblighi fiscali per le piccole imprese”.
Ancora non si conoscono i dettagli della “prevista razionalizzazione dell’imposta sul valore aggiunto“, continua la Commissione rinviando il giudizio, ma è invece noto che “l’aggiornamento dei valori catastali, in gran parte superati e divergenti dai valori di mercato, non è stato previsto nella legge delega alla riforma fiscale”. Nonostante potesse essere studiato per arrivare a un riequilibrio della tassazione sulle case nel senso di una maggiore equità, avvantaggiando i proprietari di immobili nelle periferie. Restando in tema di palesi iniquità, “si osservano significative perdite di entrate in relazione alle concessioni pubbliche, comprese le spiagge“. Su cui il governo continua a fare melina. “I ritardi nell’attuazione di procedure di aggiudicazione trasparenti e competitive per tali concessioni, così come la loro mancanza di redditività per le autorità pubbliche, rimangono motivo di preoccupazione, in particolare dato che i miglioramenti iniziali apportati con la legge annuale sulla concorrenza 2021 sembrano ostacolati dai successivi interventi legislativi”, è il richiamo della Ue.
La ricetta alternativa proposta dalla Ue è una riforma del sistema fiscale “più strutturale e favorevole alla crescita”, che “richiederebbe uno spostamento neutrale dal punto di vista del bilancio del carico fiscale dai fattori produttivi ad altre fonti meno dannose per la crescita“. Tradotto: le proprietà. La raccomandazione finale è quella di concentrarsi sulla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro “anche riducendo le spese fiscali e aggiornando i valori catastali, garantendo al contempo equità e progressività e sostenendo la transizione verde”. Sempre con l’obiettivo di spingere il pil, la Commissione propone di “contrastare il trend demografico negativo attraendo e trattenendo lavoratori ad alte qualifiche e affrontando le sfide del mercato del lavoro, con particolare riferimento alle donne, i giovani e la povertà lavorativa, soprattutto dei lavoratori con contratti non standard“. Fronte su cui il governo resta sordo: la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, in question time, ha vantato il buon andamento dell’occupazione senza dire una parola sugli stipendi al palo. Anche l’ultima raccomandazione – ridurre i divari territoriali attraverso una strategia industriale e di sviluppo – non pare trovare ascolto da parte della maggioranza che festeggia l’approvazione dell’autonomia differenziata.