Archiviata l'ossessione per il quiet luxury, i brand provano a guardare al futuro, oltre le incertezze del momento. Lo fanno mettendo al centro il prodotto, ovvero i vestiti, e ridando fiducia alla creatività
“Non mi piace la moda che spaventa, la mia è una moda che accoglie. Sono un designer che guarda la vita reale, mi piacciono i vestiti che restano e diventano un tutt’uno con le persone, non quelli da red carpet”. È in queste parole di Sabato De Sarno, direttore creativo di Gucci, che meglio si può racchiudere lo spirito di questa Settimana della Moda Uomo andata in scena a Milano dal 14 al 17 giugno. Archiviata l’ossessione per il quiet luxury, i brand provano a guardare al futuro, oltre le incertezze del momento. Lo fanno mettendo al centro il prodotto, ovvero i vestiti, e ridando fiducia alla creatività. Ecco allora che in passerella torna il colore con tocchi vibranti ma calmierati, tornano le morbide silhouette degli anni ’70, un senso di comodità e rilassatezza, per collezioni concrete che si proiettano nel futuro ma riflettono, inevitabilmente, le insicurezze dell’oggi.
Giorgio Armani, maestro indiscusso dello stile italiano, ha trasportato il pubblico nella sua amata Pantelleria, un’isola che incarna la calma e la riflessione, valori che si riflettono nella sua collezione. La palette di colori, dominata da tonalità neutre come il grigio perla, il beige sabbioso e il greige lunare, richiama i paesaggi naturali dell’isola, dalle rocce vulcaniche alle spiagge incontaminate. I tessuti leggeri e fluidi, come la seta cangiante e il lino grezzo, evocano la brezza marina e quella sensazione di pace e libertà che solo un’isola può regalare. Le silhouette sono morbide e rilassate, quasi a voler abbracciare chi le indossa, in un’ode al comfort e all’eleganza senza sforzo. Le giacche destrutturate, prive di revers e colletti, si posano delicatamente sul corpo, mentre i pantaloni ampi e leggeri accarezzano le caviglie, lasciandole scoperte. I gilet sottili, indossati sopra morbidi maglioni, aggiungono un tocco di raffinatezza discreta. L’iconica giacca Armani, simbolo di stile senza tempo, viene reinterpretata in chiave moderna, con una forma allungata e staccata dal corpo, mantenendo intatta la sua allure sofisticata. È una collezione che celebra la bellezza della semplicità e dell’eleganza senza tempo, che personifica l‘ideale di un uomo riflessivo, che predilige la calma al caos, l’educazione al clamore. È un uomo che trova la sua forza nella consapevolezza di sé e nella ricerca di un’estetica che trascenda le mode passeggere.
Dalle palme ai campi di lino. Alessandro Sartori, direttore creativo di Zegna, ha ricreato un campo di lino maturo in uno stabile alla periferia di Milano, realizzandolo le piantine in rame. Qui, in un’atmosfera sospesa che evocava le campagne della Normandia, ha presentato una collezione che celebra l’eleganza maschile in perfetta sintonia con la natura. L’Oasi Zegna, un’area naturale protetta di proprietà dell’azienda, è stata la musa ispiratrice della palette di colori, che spazia dal giallo paglierino al viola ortensia, dal nero profondo al marrone terroso, dal bianco puro al blu cielo, in un’armonia di tonalità che riecheggiano la bellezza del paesaggio naturale. I tessuti, come il lino grezzo, il denim giapponese e la lana merino, sono i protagonisti indiscussi della collezione, declinati in silhouette morbide e avvolgenti che accarezzano il corpo senza costringerlo. Le giacche destrutturate, i pantaloni ampi e i cappotti leggeri sono pensati per l’uomo moderno che cerca comfort e stile senza rinunciare alla sostenibilità e al rispetto per l’ambiente. “La natura è la nostra più grande fonte d’ispirazione”, ha spiegato Sartori. “Vogliamo creare abiti che rispettino l’ambiente e che permettano all’uomo di sentirsi a proprio agio in ogni contesto, dalla città alla natura, senza mai compromettere l’eleganza e la raffinatezza. Crediamo che la moda possa essere un veicolo per un cambiamento positivo, e ci impegniamo a utilizzare materiali sostenibili e a ridurre il nostro impatto ambientale”.
Un elemento chiave della collezione sono le tasche, che diventano protagoniste dei capi: “Nei pantaloni la tasca è più bassa”, ha spiegato Sartori, “perché stiamo lavorando sulla postura, la personalità e lo styling personale, e quindi la gestualità delle mani in tasca è più appropriata quando lo studio sulle tasche è perfetto rispetto alla morfologia”. I look, che rievocano nel mood gli anni ’70, si compongono giocando con monocromi o gradazioni tono su tono, mentre le stampe, tratte dal libro “Born in Oasi Zegna”, riprendono motivi floreali e vegetali. La sfilata ha visto protagonisti modelli di ogni età e professione, a sottolineare l’idea che la moda è per tutti: “Il nostro pubblico è eterogeneo e da qualche stagione abbiamo scelto di costruire questo tipo di linguaggio sulle persone”, ha spiegato Sartori. “I volti che ci convincono nel portamento e nella camminata vengono invitati in azienda anche per i fitting durante la stagione, per rivedere i modelli su fisicità vere di persone che hanno dai 20 ai 60 anni”. Tra i modelli scelti per la sfilata c’erano un fotografo, un professore di filosofia e un farmacista. A chiudere il défilé è stato l’attore danese Mads Mikkelsen, che ha indossato la giacca Il Conte in pelle color terracotta: la sua presenza ha sottolineato proprio l’idea di questa eleganza senza tempo, che va oltre le mode e le tendenze, e che si adatta a uomini di ogni età e stile.
La stessa che si ritrova anche da Tod’s, che ha presentato al Pac di Milano la sua nuova collezione Uomo, la seconda disegnata dal neo direttore creativo Matteo Tamburini. La Primavera/Estate 2025 maschile è “un esercizio sull’essenza del brand”, un guardaroba contemporaneo che “mischia modernità e tradizione senza riferimenti particolari”, ha spiegato lo stilista. Un’eleganza “fresca e rilassata“, fatta di abiti in lino irlandese, giubbini in lino waterproof, maglie in cotone e bomber in suede effetto seta. La collezione è un connubio tra innovazione tecnologica e tradizione artigianale, con i maestri artigiani dell’azienda impegnati a realizzare a mano, dal vivo, scarpe e accessori.”Ci sarà uno stravolgimento con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ma non dobbiamo trascurare l’intelligenza artigianale, con al centro l’essere umano”, ha osservato il patron di Tod’s, Diego Della Valle. L’imprenditore ha sottolineato l’importanza di un approccio allo sviluppo che metta al centro l’uomo, valorizzando il saper fare artigianale, un patrimonio che, come ha ricordato, “nessuno può fare come noi”.
Artigianalità fa rima con sartorialità da Brioni, che ha svelato la sua ultima collezione, firmata dal designer Norbert Stumpfl. Per la prossima estate, il brand del gruppo Kering ha giocato a trasformare materiali classici come il seersucker in creazioni innovative, grazie a una composizione realizzata in Giappone e all’aggiunta di plaid e tartan scuri, per blazer e gilet leggerissimi. La seta è protagonista indiscussa della collezione, declinata in trench lunghi, abiti fluidi nei toni del beige e del rosa, e camicie effetto liquido che scivolano sotto gilet in coccodrillo. Per la sera, Stumpfl ha osato con smoking bianchi quasi trasparenti, caratterizzati da un motivo scozzese intessuto, e un impeccabile smoking monocolore blu-grigio chiaro, destinato a brillare sui red carpet. Il pezzo forte è lo smoking in shantung di seta nera, impreziosito da perline rifinite a mano e ciuffi di filo di seta: un capolavoro di sartorialità che rappresenta l’apice dell’eleganza maschile.
Focus sul colore, sul comfort della vestibilità e sull’artigianalità anche da Eleventy, dove ogni capo della nuova collezione è realizzato interamente in Italia, in collaborazione con maestri artigiani che mantengono vive antiche tecniche di lavorazione dei tessuti, garantendo qualità e unicità. I capi si accendono di colore con tinte naturali che si fondono armoniosamente con le nuove aggiunte stagionali: malva, grape, vari toni di azzurro e il color grafite. Vengono inoltre introdotte nuove silhouette che bilanciano eleganza e modernità con forme morbide e fluide, per una sensazione di leggerezza e libertà di movimento.
Tutt’altre atmosfere, infine, da Dhruv Kapoor. La nuova collezione co-ed del giovane designer è un inno alla “togetherness”, un invito a superare le divisioni di genere, cultura ed età: lo stilista indiano ha presentato infatti a Milano una sfilata che riflette sulla sua crescita personale e sul desiderio di creare un ponte tra generazioni e mondi diversi, con un grande orsacchiotto gonfiabile al centro della passerella. L’ispirazione nasce da una riflessione sulla contrapposizione tra l’infanzia e l’età adulta: “Da giovane prendi i vestiti dei tuoi genitori per sembrare adulto, ora che cresco mi sento dire che devo sembrare giovane”, ha spiegato Kapoor nel backstage. Questa dualità si traduce in una collezione dove il bambino veste il genitore e viceversa, creando un gioco di contrasti e rimandi. I ricami, realizzati a mano con perline, provengono da manufatti indiani come tappezzerie e tovagliette, un omaggio alle radici del designer. E poi ancora, stampe ingegnerizzate, come collage fatti per i compiti estivi, si mescolano a slogan e messaggi positivi. “Quando si parla di surriscaldamento globale, compare la magia di un unicorno”, racconta Kapoor. Non mancano dichiarazioni d’amore da indossare, come “We were lovers in a past life”: “A volte si è troppo timidi per dirlo a qualcuno. Quindi, tanto vale indossare la dichiarazione e uscire”.