Salute

“Non è vero che la luce blu dei telefonini fa male al sonno”: il nuovo studio ribalta tutto

Lo studio australiano pubblicato di recente su Sleep Medicine Reviews ha esplorato il legame tra sonno e tecnologia

Amanti del doomscrolling a letto, buone notizie: un nuovo studio sembra assolvere la luce blu degli schermi, che non sarebbe responsabile delle notti insonni. Ma con tanti distinguo. Gli esperti non fanno che ripeterlo: la qualità del sonno è compromessa (anche) dall’uso degli apparecchi elettronici la sera prima di coricarsi: sotto accusa pc, tablet e smartphone. Infatti la luce blu di questi device influirebbe in due modi su una serena nottata: da una parte sopprimerebbe la melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia e la cui secrezione è regolata dalla luce; dall’altra intralcerebbe il corretto fluire dei ritmi circadiani, il nostro orologio interno, regolato su 24 ore. Ma se non fosse così?

Quanta, per chi e per quali meccanismi
Lo studio australiano pubblicato di recente su Sleep Medicine Reviews esplora il legame tra sonno e tecnologia, “più complesso di quanto si pensasse originariamente”, dicono gli autori. Per indagare questo collegamento i ricercatori hanno esaminato 11 studi pubblicati nel mondo negli ultimi anni, e dai quali non emergeva nessuna evidenza che l’uso della tecnologia un’ora prima di coricarsi influisse sulla qualità del sonno. Uno solo tra questi segnalava un ritardo di circa 10 minuti nell’addormentamento, quindi niente di decisivo. A influire maggiormente, secondo i ricercatori, sarebbe piuttosto l’attività in sé, che potrebbe tenere troppo desta l’attenzione – insomma quello che si fa usando l’apparecchio elettronico. Anche una ricerca svizzera di qualche mese fa aveva attribuito alla tecnologia un influsso limitato.

L’intensità della luce
In precedenza, molte ricerche hanno evidenziato il problema dell’intensità della luce emessa dai device. Secondo lo studio australiano, però, la luce degli schermi non è abbastanza intensa per disturbare il sonno: negli esperimenti arrivava al massimo a 80 lux, ben al di sotto dei 500 lux indicati come la soglia di disturbo. Ma le cose non sembrano così ben definite, per lo meno secondo una ricerca altrettanto recente pubblicata su Observational study. “Molti studi hanno scoperto che l’esposizione alla luce blu può sopprimere la secrezione di melatonina, acuendo i problemi di sonno. Alcuni studi hanno riferito che i filtri fisici di luce blu, tipo le lenti, possono influire sulla secrezione di melatonina e migliorare la qualità del sonno”. Conclusione? “L’impatto delle applicazioni per filtrare la luce blu resta incerto e discutibile”. Insomma, i dubbi non sono sopiti, ma come dicono gli autori dello studio australiano, la tecnologia ormai c’è e resta, dunque bisogna usarla al meglio.

Per un uso consapevole della tecnologia
L’uso della tecnologia prima di dormire influisce diversamente su ognuno, perché subentrano molti fattori che modulano tali effetti. Secondo i ricercatori australiani bisogna adottare criteri differenziati. “Per alcuni individui e famiglie, rimuovere gli apparecchi dalla camera da letto la notte potrebbe aiutare a prevenire possibili impatti del loro uso sul sonno”. D’altro canto, contrariamente a quanto si ritiene comunemente, i videogame o gli spettacoli tv “avevano poco o nessun effetto sulla qualità del sonno, sempre che gli individui mantenessero orari regolari di sonno”. Diverso è qualora gli schermi vengano usati come riempitivi o per una regolazione emotiva. I ricercatori avvertono poi che alcune persone sono più vulnerabili: è il caso per esempio di “individui con un basso autocontrollo”, che dovrebbero tenere lontani gli apparecchi elettronici di notte. In ogni caso, è meglio tenere il cellulare in modalità aereo, così che la notte non sia fonte di disturbo.

Conclusioni incerte
Gli studi recenti non permettono comunque di assolvere del tutto i device. “Difficile capire se si dorme male perché si usano apparecchi elettronici o se questi vengono usati perché non si riesce a dormire”, osserva il dottor Paolo Pigozzi, autore di Dormire bene. Come vincere l’insonnia e altri disturbi del sonno senza farmaci (Terra Nuova 2022). Il medico fa notare che i suggerimenti forniti nello studio australiano puntano molto sull’autocontrollo, che può non bastare, oppure su osservazioni banali: quando i genitori pongono dei limiti all’uso degli apparecchi, i ragazzi dormono meglio. “Altri studi recenti che si sono incentrati sulla luce blu concordano sul fatto che il suo influsso sia ridotto, tuttavia suggeriscono di limitare l’esposizione eccessiva a questa luce prima di andare a letto e di diminuire la luminosità degli schermi”. Infine, addossare tutta la colpa alla tecnologia è riduttivo. “L’insonnia è un problema multifattoriale, dipendente anche dallo stile di vita, e per di più soggettivo: ognuno reagisce in modo diverso alle preoccupazioni quotidiane”, fa notare Pigozzi. Occorre dunque agire su altri fattori che possono influire sulla qualità del sonno, evitando per esempio cene tardive e abbondanti. E senz’altro adottare un atteggiamento equilibrato nei confronti dei device.