Condanna a un anno, convertita in una multa da 3.650 euro. È questa la decisione del Tribunale di Milano per Andrea Beretta, ultrà e storico leader della curva nord dell’Inter, per il pestaggio di un ambulante che stava vendendo foto di calciatori e altri gadget davanti allo stadio Meazza, prima della partita Inter-Liverpool, partita di Champions League del febbraio del 2022. Lo scorso ottobre, un altro ultrà, che era con Beretta ed era accusato anche lui di lesioni aggravate e violenza privata per quell’episodio di due anni fa, era stato condannato dal giudice per l’udienza preliminare Giulio Fanales con rito abbreviato, ossia con lo sconto di un terzo sulla pena, a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Per l’accusa, avrebbe immobilizzato la vittima, poi pestata da Beretta.

Il leader della Nord interista, 49 anni, aveva scelto il rito ordinario e ora per lui è arrivata una condanna ad un anno, ma la giudice Mariolina Panasiti, come previsto dalla riforma Cartabia, ha convertito la pena in una multa da 3.650 euro. La riforma voluta dalla ministra della Giustizia del governo Draghi prevede infatti la possibilità di convertire in una pena pecuniaria le condanne fino a un anno di reclusione. Panasiti ha escluso l’aggravante della finalità di discriminazione e odio razziale, che veniva contestata dalla procura per frasi pronunciate durante il pestaggio, come “i napoletani non li vogliamo”. A Beretta sono inoltre state concesse le attenuanti generiche equivalenti alle altre aggravanti e alla recidiva.

Quella sera Beretta – che aveva un Daspo ed era al baretto, luogo di ritrovo degli ultras, vicino allo stadio di San Siro – dopo aver sentito la voce dell’ambulante e, in particolare, il suo accento campano – ricostruisce il capo di imputazione – si sarebbe alzato e, con alcuni amici (alcuni non identificati), avrebbe preso a calci e pugni il venditore ambulante, strappandogli anche di mano lo spray medicinale che usava per prevenire attacchi di asma. Beretta l’avrebbe colpito fino a fratturagli una gamba e a provocargli un trauma cranico con contusioni e abrasioni. Il capo della curva Nord interista, che per la vicenda era finito agli arresti domiciliari, avrebbe anche urlato: “Noi siamo della curva, qua i napoletani non li vogliamo”. Da qui la contestazione dell’aggravante della finalità di discriminazione, che era caduta anche nell’altro processo abbreviato.

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