di Nicola Ragazzi*

Studiare ci autorizza a pensare e pensare ci autorizza a riflettere sulle conseguenze di ciò che sta accadendo nel nostro paese.

Sembra di essere tornati al primo post-guerra (per come ce lo raccontano i nostri nonni, i libri di storia e gli storici) in termini di dibattito “fascismo-comunismo”. Eppure, ci si dimentica che nel nostro paese fascismo e comunismo non sono minimamente paragonabili. Prigionia contro Liberazione, oppressione contro Costituzione (ma non in stile campagna elettorale del Pd).

Abbiamo deputati e senatori che dicono “meglio la X che cantare Bella Ciao”, che si sentono legittimanti a prendersi a pugni per una bandiera italiana. Questi politici sono quelli che, come dice giustamente Luca Sommi, “dovrebbero dare l’esempio”. Ma quale esempio?

A Gioventù Nazionale (e scommetterei solo una parte, dato che conosco persone che la frequentano e sono lontanissimi da ciò), sono così ispirati dai loro modelli che nel tempo libero inneggiano al Duce e esaltano i Nar (come raccontato a PiazzaPulita). La mente raffinata di Italo Bocchino dice “la maggioranza degli italiani” vota Meloni. Direttore, ma la matematica, quella semplice, lei non la sa fare? Se di 51 milioni aventi diritto ha votato il 49,06 %, il 30% andrà calcolato all’interno della minoranza degli italiani.

Hobbes diceva che il patto sociale dello Stato servisse a liberare l’uomo dalla sua condizione di homini lupus, e a garantirgli quella sicurezza che altrimenti non avrebbe avuto. Ma di quale sicurezza parliamo? Di quella salariale e pensionistica? Affossata già a partire dal Jobs Act e ora incatenata da Quota 104 – (“taglieremo la Fornero”) – o dalla controammissione del Ministero del Lavoro sul reddito di cittadinanza (“ha salvato un milione di persone all’anno dalla povertà assoluta”)? Il debito pubblico ha toccato il record storico e tutti festeggiamo il calo dello spread a causa dei tumulti degli altri paesi.

Della sicurezza infrastrutturale? Si sono accorti che in Puglia le strade erano così problematiche che hanno dovuto stanziare un milione di euro la settimana prima del G7. Oppure il Ponte di Messina? Salvini è sceso da “creerà 150mila posti di lavoro” a “circa 50mila” e soprattutto non si rende conto che ci vogliono ore per un treno tra due città dell’isola. Basterebbe parlare con i siciliani e rendersi conto che le infrastrutture al Sud non interessano a nessuno dei Ministri.

Oppure della sicurezza sociale e internazionale? Diritti mancati, non nominati, non garantiti e guerre che ormai hanno dilaniato l’economia e la ripresa che ci sarebbe dovuta essere al seguito della pandemia. Il punto sulle armi all’Ucraina è stato anch’esso strumentalizzato, dimenticandoci che uno stato ha aggredito e l’altro è stato aggredito – senza mezzi termini o giri di parole di chi intascava milioni da Putin e voleva scambiarne mezzo per due Mattarella.

Ci ritroviamo in un paese che ricorda un politico che aveva legami con la mafia e pluriprocessato, anziché ricordarsi che tra qualche mese ci troveremo presumibilmente a votare per salvare la nostra Costituzione dall’abominio del premierato. Per dare poteri al premier e diminuirli al presidente della Repubblica, che sembra l’ultima speranza in questo mondo che va al contrario (ma non per come lo intende Vannacci: 500mila preferenze, ma ora a rischio di processo al Tribunale Militare).

Che giustamente, essendo referendum costituzionale e non richiedendo quorum, il premierato potrà essere approvato anche solo dal 10% dei votanti se la maggioranza di questi saranno favorevoli. E Bocchino ci dirà: “L’hanno votato la maggioranza degli italiani”. Purtroppo molte persone ci crederanno: ciò che manca oltre alla Politica con la P maiuscola è l’Informazione con la I maiuscola: sana, diretta, onesta.

Si vive solo con gli slogan, e con gli alias: “detta Giorgia”, fa già ridere così.

Eppure lo spettro dell’impronunciabile (per chi lo ha pronunciato così tante volte che le sue labbra si saranno ormai stancate) non è lontano in termini teorici. Ma chi ci pensa viene tacciato di vivere fuori dal mondo.

*studente triennale Luiss, ex direttore del giornale universitario

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