Quando la prima Renault Captur è arrivata sul mercato, nel 2013, il concetto di B-Suv stava ancora nascendo e in quel segmento erano le classiche berline a raccogliere la maggior parte delle preferenze. Due lustri dopo la situazione è completamente cambiata e le crossover compatte sono tra le auto più richieste. La Captur, dunque, si trova a competere con molte concorrenti che prima non aveva e di certo non può contare solo sul suo ottimo curriculum che parla di due milioni di unità vendute in tutto il mondo dal lancio a oggi.
Quello che serviva era un bell’aggiornamento, anche perché la seconda generazione era stata presentata nel 2019. Così, con questo restyling la Captur è stata rivista in diverse aree e ha un frontale completamente diverso, mentre le misure della carrozzeria sono rimaste invariate. A una lunghezza di 4,24 metri corrisponde una capacità di carico minima del bagagliaio di 484 litri, con spazio a bordo per cinque persone.
Il nuovo look rende l’auto più dinamica e la calandra che si sviluppa in modo orizzontale si allinea all’ultimo family feeling del marchio francese; le altre novità estetiche riguardano il disegno del cofano più alto e orizzontale, i proiettori anteriori che sono full led su tutte le versioni e i posteriori che hanno il guscio trasparente. Gli ultimi dettagli degni di nota sono il diffusore rivisitato e il nuovo logo Renault, senza dimenticare le nuove colorazioni per la carrozzeria, tra cui quelle bi-tono con il tetto che può essere nero oppure di due grigi differenti.
All’interno le modifiche sono di sostanza: il sistema multimediale OpenR Link che ora utilizza un touchscreen verticale da 10,4” sulle versioni top e da 7 pollici su quelle base; come su tutte le Renault di ultima generazione l’infotainment si basa su Android Automotive 12, integra i servizi Google ed è compatibile, via cavo o wireless, con Android Auto ed Apple Carplay. Quanto alla sostenibilità, tra i rivestimenti interni non sono più disponibili quelli in pelle e c’è ampio spazio per i tessuti riciclati.
I prezzi della gamma (all’interno della quale debutta la versione sportiveggiante esprit Alpine) partono da 22.550 euro, con la versione full hybrid da 145 CV – in questi anni ha raccolto il 30% delle preferenze da parte dei clienti – della nostra prova che sale a 30.150 euro ed è omologata con un consumo medio di 4,6 l/100 km. Inoltre, la Captur è disponibile anche con altre motorizzazioni: il 1.0 3 cilindri turbo ha 90 CV se alimentato solo a benzina e 100 CV in versione bi-fuel. Non ci sono più il Diesel e l’ibrido plug-in – evidentemente ritenuti non più competitivi su questo genere di auto – ma è confermato il mild hybrid da 160 CV che abbina il 1.3 4 cilindri turbobenzina al cambio automatico doppia frizione EDC.
Il powertrain ibrido della Renault Captur E-Tech che abbiamo provato abbina un 1.6 aspirato a due unità elettriche, una principale e una secondaria che funge da generatore-alternatore e che sono collegate dalla trasmissione Multi-Mode. Non ci sono frizioni e i rapporti vengono innestati in modo diretto: sono due per la parte elettrica e quattro per quella termica, con quindici totali combinazioni che vengono scelte automaticamente dall’elettronica in funzione della situazione. Chi guida deve solo selezionare tra marcia avanti “D” e indietro “R”, o al massimo scegliere la “B” per le discese o per non usare quasi mai il freno; non è una vera e propria one pedal drive ma ci si avvicina molto. In partenza la Captur inizia a muoversi sempre il motore elettrico, con il 1.6 che si attiva solo successivamente. L’effetto “scooter” comune a molte altre ibride non c’è, ma bisogna accettare qualche piccolo sussulto in alcuni cambi di marcia.
In generale, la Captur è piacevole da guidare e piuttosto silenziosa, soprattutto quando si procede in elettrico, mentre è impossibile non notare l’accensione del motore. Tutto sommato i consumi sono bassi, anche se leggermente più alti di quelli dichiarati. Nel nostro test abbiamo riscontrato 5,2 l/100 km.