“Il primo giorno di scuola ci fanno fare una veloce presentazione: ogni genitore dice il proprio nome, quello del proprio figlio/a e ne racconta a grandi linee il carattere. Al mio turno svelo a tutti che siamo una famiglia con due mamme e che Leonardo ha il gemello nell’altra sezione. L’attenzione è tutta su di me come quella volta al corso pre-parto. Nessuno ha osato chiedere o commentare nulla. Specifico di averli voluti avvisare per tempo, casomai qualche bambino/a arrivasse a casa con strane domande o affermazioni che potevano ritenere non veritiere”.
Giada e Serena, le autrici di Annoiate mai. Due mamme per tre figli, in libreria per Aliberti editore, sono due mamme con tre figli, cioè una famiglia omogenitoriale. Si sono conosciute nel 2010 e sposate nel 2020. I tre bambini sono nati, a partire dal 2013, con la fecondazione eterologa. L’ironia, insieme alla leggerezza, è la chiave di questo inedito lessico famigliare, che già conta mezzo milione di follower sui social. Che la si chiami arcobaleno, o queer, o altro, non è molto importante in questo libro. Qui conta la vita: questo è il racconto di un’esperienza. Ed è soprattutto un racconto d’amore.
Pubblichiamo in anteprima un estratto del libro:
Nei primi mesi del 2016, mentre ero in negozio a lavorare, sento un annuncio su Radio Deejay, l’unica stazione che tenevo sempre accesa quando ero di turno. A parlare erano Diego, la Pina e la Vale del programma di Pinocchio e invitavano a scrivere una mail raccontando la propria storia d’amore in una coppia omossessuale. Loro ne avrebbero scelta una e avrebbero celebrato il matrimonio della coppia in questione in diretta radio, durante il loro programma. Ancora non era passata la legge Cirinnà sulle unioni civili, era un momento in cui l’argomento era molto caldo e se ne stava ancora discutendo tra Camera e Senato e loro volevano dare un forte segnale attraverso la radio. Scrivo a Diego in privato su Facebook dicendogli che avevano avuto una bellissima idea, lui mi risponde chiedendomi di scrivere la nostra storia alla loro mail. La sua risposta mi ha fatto tremare le mani e agitare tantissimo, ma non gli ho scritto perché noi due non avevamo ancora mai affrontato l’argomento matrimonio. Subito dopo il mio turno di lavoro, sono andata a casa e ho raccontato a Serena cos’era successo e lei mi ha esortato a scrivere quella mail.
«Ma sei sicura?», le chiedo ancora titubante. «Cioè, non abbiamo mai parlato di questa cosa, non ci siamo mai fatte mezza proposta e vuoi andare in radio a sposarti?»
«Certo che sono sicura! Prima di tutto perché mi piacerebbe sposarti, anche se in questo caso sarà solo una cosa prettamente simbolica. Secondo, perché abbiamo sempre detto che se vogliamo cambiare le cose in questo Paese, dobbiamo metterci la faccia. Abbiamo un’occasione enorme, la mia voce in questo caso voglio mettercela!!!»
Aveva pienamente ragione. Era esattamente quello che avevamo imparato sulla nostra pelle fino a quel momento. Se le persone ci conoscono, capiscono meglio e cambiano idea più facilmente sul fatto di avere dei figli in una coppia di donne. Il giorno dopo ho preso carta e penna e ho iniziato a scrivere.
Qualche giorno più tardi ricevo una mail di risposta da Valentina.
[…]
«Ha detto che ci sentiremo più volte durante questi giorni, di non preoccuparci che penseranno a tutto loro. Tu devi scrivergli il continuo della nostra storia, poi dobbiamo dirgli in quanti saremo e trovare i vestiti».
«Co-come trovare i vestiti?»
«Eh sì, dobbiamo vestirci da spose! Lei mi ha detto che loro saranno tutti a tiro, quindi mi raccomando, dobbiamo andare tutti vestiti bene!»
«Ma siamo per radio, chi ci vede?!?»
«Lei ha detto così, non mi ha voluto dire altro perché sarà una sorpresa e mi ha ribadito che penseranno loro a tutto quanto! L’unica cosa che dobbiamo fare noi è vestirci da spose, ovviamente negli abiti in cui ci sentiamo più a nostro agio. Ah, e comprare gli anelli. Chi portiamo con noi?»
«Asp-aspetta! In che senso chi portiamo con noi? Andremo noi quattro, no?!»
«Eh, ma chi ci tiene i bambini mentre noi stiamo parlando ai microfoni?»
«Ah be’… allora andiamo solo noi due?!»
«Dai, Giadaaa!! Ai nostri genitori non vuoi dire nulla?? Alla Chiara neanche? Facciamo una cosa così grossa per dare un segnale importante e tu vuoi andare senza nemmeno i nostri figli?? Ragiona, su!!»
Aveva perfettamente ragione in tutto, di nuovo!
[…]
Nel frattempo, in quei giorni, per radio passava l’annuncio: la Pina, Diego e la Vale invitavano tutti a collegarsi alla radio in tal giorno e alla tal ora perché Giada e Serena si sarebbero sposate. La scelta degli anelli l’abbiamo fatta insieme e quel giorno lo ricordo come il momento più duro nell’affrontare tutto quanto. Alla fine scegliamo due anelli simili a delle fedine, ma in argento con una linea solcata al centro e dentro gli abbiamo fatto incidere la data: 2 maggio 2016.
Partiamo così in quattordici per Milano, prendiamo il treno il giorno prima cercando di affrontare quest’avventura come fosse una gitarella fuori porta, quindi un giro nei pressi della stazione, cena fuori, cerchiamo di andare a letto presto per essere risposati. Il giorno seguente una passeggiata in centro e poi subito dopo pranzo prendiamo il taxi e ci dirigiamo in Via Massena 2. Conosciamo il trio di Pinocchio e tutti i loro collaboratori, ci mettono a nostro agio e ci fanno accomodare in uno stanzino dove ci stava aspettando un truccatore, mentre nello stanzino a fianco la Pina con la stirella ripassava le nostre camicie e le nostre giacche. Si crea sin da subito un’atmosfera familiare e di gioia, sembrava di conoscerli veramente da sempre e tutto quello che stavamo vivendo era davvero un sogno. Altri due ascoltatori si erano offerti come fotografi. Poco prima di partire con la diretta ci fanno vedere la sala dove si sarebbe tenuta la cerimonia, dietro una porta tagliafuoco rossa si nascondeva una stanza addobbata con palloncini bianchi e oro, tanti piccoli pouf dove i nostri invitati si sarebbero seduti. Sopra a ogni pouf c’era un pacco di fazzoletti con un adesivo che riportava i nostri nomi e il disegno di una torta nuziale. Di fianco all’ingresso c’era un tavolo addobbato, pronto con spumante e bicchieri per brindare. Mentre dalla parte opposta era allestito un piccolo altarino con microfoni annessi. La stanza confinava con la sala di registrazione, dove avremmo fatto la diretta, c’era una vetrata che divideva i due ambienti. Le nostre amiche, i nostri genitori e figli sarebbero rimasti lì a guardarci e ascoltarci. Poco prima di entrare in diretta abbiamo stappato subito una bottiglia, la tensione era veramente alta, non solo da parte nostra a quanto pare. Ma era una tensione di quelle belle, di quelle che ci stanno perché era un momento felice e di condivisione.
La prima ora e mezza la passiamo a raccontarci, a spiegare come abbiamo avuto Thomas e Leonardo, il tutto intermezzato dalle canzoni che più ci rappresentavano, dal 2010 fino al 2016. Diego ha anche intervistato i nostri genitori e le nostre amiche che si erano preparate una lettera da leggerci a nostra insaputa, un momento davvero emozionante, e una delle nostre amiche ha trascorso l’intera puntata a piangere. Poi è arrivata la telefonata del fratello di Serena e lì è crollata a piangere pure lei. Poco dopo avremmo celebrato la cerimonia, quindi hanno mandato Serena a rifarsi il trucco mentre io continuavo a parlare al microfono, incalzata dalla Pina e Diego, senza sapere neanche ciò che stavo dicendo. Arriva il momento dell’ultima canzone prima dell’ultima pubblicità, ne approfittiamo per spostarci velocemente nella stanza addobbata a festa. Mi piazzo in cima alla navata, tra i divanetti e il microfono, infilo le mani nelle tasche dei pantaloni in cerca delle mie promesse. La Pina indossa la fascia arcobaleno e insieme a Diego si posiziona dietro l’altare. Ciocca annuncia al microfono interno che mancavano una manciata di secondi prima di riprendere la diretta, mancava ancora Serena e l’agitazione iniziava a essere davvero troppa. Continuavo a guardarmi intorno e chiedere dove fosse, mentre la Vale mi rispondeva con uno «Sta arrivando!», che, in realtà, non mi tranquillizzava affatto, conoscendo i tempi di Serena.
Torniamo in onda e parte la marcia nuziale, sgrano gli occhi in direzione dei ragazzi della radio e apro le mani indicando il posto vuoto accanto a me, Serena non era ancora arrivata. I tre, tutti sorridenti, mi indicano la porta rossa, mi giro e vedo entrare Serena, a braccetto con il suo babbo, che si era cambiata d’abito. Questo colpo di scena non me lo aspettavo e a quanto sembrava ero l’unica a esserne all’oscuro. Serena indossava un vestito lungo bianco con dei disegni floreali neri e un coprispalle bianco, in mano teneva un bouquet di fiori colorati. Era bellissima anche se l’ho sempre preferita in abiti più comodi, le sorrido anche se d’istinto mi copro il volto con una mano cercando di nascondere la tensione che nel frattempo era davvero arrivata alle stelle. Serena se ne rende conto e dopo aver lasciato il braccio di suo babbo e aver preso posto accanto a me, mi guarda con occhi divertiti e mi fa il gesto con la mano della paura, della serie: «Avevi paura che me ne fossi andata, eh?!»
Poi la Pina prende parola e inizia a formulare il rito di matrimonio, al nostro turno prendiamo il foglio delle promesse, il mio rimasto in tasca fino a quel momento ma tutto stropicciato e sudaticcio dalla mano che ogni tanto infilavo per accertarmi che fosse ancora lì. Inizio io con la voce già rotta dall’emozione e gli occhi lucidi che m’impedivano di leggere bene:
«Sai che mi sto vergognando tantissimo, ma non sarei qui senza di te oggi. Mi hai conosciuta nel periodo più duro della mia vita: facevo la spavalda, ma dentro ero un sottilissimo vetro di cristallo. Tu mi hai presa per mano, trattata con tutta la cura possibile e trascinata nella vita più piena che mi sarei mai potuta immaginare. Fatta di attenzioni, di risate, di confidenze, di confronto, di complicità. E con due figli precisi e coccoloni come te e patacconi come me. Questa mano non te la lascerò mai, perché senza di te, non sarei qui».
Poi è il turno di Serena: «Giada, sono qui, come ti sussurro da cinque anni, al tuo fianco, dove ti prometto di restare sempre… anche se con abiti più comodi. Sono qui per prometterti di continuare a tenerti per mano, di amarti, sostenerti e… nonostante non sia costretta per legge… anche a esserti fedele. Sei entrata nella mia vita con un gioco, una sera come tante in un momento qualsiasi. Con un bacio hai ribaltato ogni mia convinzione e mi hai legata a te senza che nemmeno me ne rendessi conto. Sei tutto quello che di bello c’è al mondo: con te l’ho scoperto e con te voglio viverlo… Per sempre».
Nessuna delle due sapeva cos’avrebbe scritto l’altra, ma sembrava l’avessimo fatto insieme, ci guardavamo con gli occhi dell’amore puro ed entrambe avevamo il sorriso stampato addosso, di quelli che s’appiccicano e son difficili da togliere, le lacrime le avevamo lasciate tutte agli altri. Poi ci scambiamo gli anelli e la Pina termina il rito pronunciando una frase che non dimenticherò mai:
«E con l’autorità non concessami da nessuno, vi dichiaro moglie e moglie!»