A metterli tutti in fila si possono contare, per ora, 65 tra comitati e associazioni che hanno come caratteristica comune quella di occuparsi dell’ambiente, e di essere rappresentati soprattutto da mamme, che pensano al futuro dei loro figli, costretti ad abitare la terra italiana disseminata di veleni. L’hanno battezzata La Rete di Mamme da Nord a Sud, un movimento spontaneo sorto nel 2019, che è il frutto di anni, in alcuni casi anche decenni, di lavoro, impegno e denuncia. Adesso la Rete ha voluto diffondere a Montecitorio un appello alla politica, con la richiesta di cominciare ad applicare la Costituzione, smettendola con parole vuote e inutili. Il documento che hanno illustrato è una radiografia, ancora approssimativa, ma già impietosa, di ciò che è irrespirabile, immangiabile, tossico e nocivo per gli esseri umani.

“Vogliamo proteggere i nostri figli e le generazioni future dai disastri ambientali dovuti a scelte dissennate operate dai Governi. La Rete è partita unendo le forze da Taranto a Vicenza per poi accrescersi, coinvolgendo molte altre realtà italiane, da Nord a Sud”. Sono rappresentate 15 regioni italiane, in particolare Toscana, Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Abruzzo e Basilicata. Si va dalla “terra dei fuochi” in Campania alle province del Veneto inquinate dai Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche che hanno compromesso falda e acquedotti, dai veleni dell’Ilva ai poli petrolchimici.

“La nostra battaglia trova il suo fondamento giuridico nell’art. 9 della Costituzione, che affida alle istituzioni la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. La crescita economica non può avvenire a danno delle risorse ambientali che oltretutto non sono infinite. Emerge, purtroppo, il rinnovato temuto proposito di utilizzare l’energia nucleare, di sostenere le fabbriche di armamenti, i petrolchimici, gli inceneritori, i cementifici, le acciaierie, le fabbriche chimiche. Noi vogliamo garantire un futuro migliore ai nostri figli e per farlo è necessario che la classe politica attui da subito quanto è in suo potere per porre fine alla distruzione dei nostri territori”.

L’appello viene da mamme e donne, ed è una denuncia “delle stesse dinamiche predatorie che riscontriamo da Nord a Sud, dello stesso modo di aggredire i territori, la stessa superficialità nel concedere autorizzazioni a chi inquina”. Qualche esempio? “L’estrattivismo incontrollato, come in Basilicata, dove si estrae il 90 per cento del petrolio ‘made in Italy’ e dove opera Eni, azienda di Stato, chiamata più volte a processo con i suoi dirigenti, già condannata in primo grado per traffico illecito di rifiuti”. Oppure il fatto che “vengono imposti mega impianti costosi e inutili in luoghi già compromessi, come il collettore del Garda sul fiume Chiese”. E ancora, nei territori in cui ricadono i Poli Petrolchimici, dichiarati Siti d’Interesse Nazionale (SIN) con diritto alle bonifiche, “le istituzioni locali, regionali e nazionali non intraprendono alcun tipo di azione per contrastare l’inquinamento industriale e mitigare il danno sanitario alle popolazioni che vivono a ridosso degli impianti”.

Soprattutto al Sud c’è poi “la gestone dei rifiuti, affrontata come perenne emergenza senza una reale programmazione volta a ottenere una raccolta differenziata spinta che raggiunga le percentuali imposte dalla normativa europea”. E che dire del capitolo inceneritori? “Nei Piani regionali viene ancora contemplata l’installazione di nuovi impianti, come l’inceneritore romano di Gualtieri e quelli di Marghera, nonostante la Comunità Europea nel Green New Deal non ne preveda più l’utilizzo, in quanto le emissioni prodotte sono ritenute nocive per l’ambiente e dannose per la salute umana”.

Sviluppo e salute, una trappola, più che un dilemma, sostiene il manifesto ecologista. “Nella ‘Terra dei Fuochi’, in Campania, e nella Valle del Sacco, nel Lazio, nonostante l’alto indice tumorale, potenzialmente correlato ai rifiuti tossici interrati, non sono state mai fatte le bonifiche. Nella Terra dei fuochi si continua a coltivare su terreni avvelenati e le mamme continuano a piangere le vittime innocenti. Con la guerra alle porte si ampliano le fabbriche di armi e si deturpano interi territori, nei poligoni militari, con le sempre più insistenti e impattanti esercitazioni militari”. Le mamme sono convinte: “Non ci accontentiamo del principio ‘chi inquina paga’, ma sosteniamo con forza ‘’vietato inquinare’’. Nessuna cifra può restituire la salute ai nostri figli, e sono tanti i bimbi innocenti sacrificati, come quelli di Taranto, in Puglia. Stiamo parlando di malattie e sofferenza nei territori ‘di sacrificio’, a causa di un modello di sviluppo scellerato”.

La Rete di Mamme da Nord a Sud non vuole limitarsi a una semplice denuncia, ma ha pronto un pacchetto di “politiche coraggiose e concrete”. Si va dalle bonifiche rapide dei territori, a spese di chi inquina, al divieto di utilizzare fanghi industriali come fertilizzanti. Dalla prevenzione sanitaria ai monitoraggi ambientali, dagli studi epidemiologici agli esami sanitari sulle popolazioni esposte. L’elenco è completato dalla richiesta di abbandonare le energie fossili e di fermare i finanziamenti pubblici ai mega impianti, “puntando sulla vera transizione ecologica integrale e sull’energia solare democratica”. Per finire, “adozione di misure concrete per la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico” e divieto di produrre Pfas.

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