C’è un’inchiesta sulla benedizione religiosa dei camion del pregiudicato di camorra Salvatore Langellotto, la paranza di mezzi pesanti parcheggiati sul sagrato della chiesa di Sant’Agnello (Napoli) in favore di telecamere e cittadinanza. I reati ipotizzati: invasione abusiva di suolo pubblico e danneggiamento aggravato. Due le persone denunciate in un’informativa del commissariato di polizia di Sorrento – retto all’epoca dal dirigente Nicola Donadio – una delle quali è l’imprenditore edile Langellotto. La chiassosa esibizione, nello strombazzare dei clacson, che paralizzò il traffico di Sant’Agnello nella mattinata del 30 dicembre scorso avvenne infatti senza i permessi necessari e in spregio delle procedure. Sulla scorta di questa informativa è stato aperto un fascicolo dalla Procura di Torre Annunziata, guidata da Nunzio Fragliasso. La polizia aveva già acquisito le dichiarazioni rese come testi dal sindaco di Sant’Agnello Antonino Coppola, dall’ex comandante della polizia municipale Michele Guastaferro, dal parroco don Francesco Saverio Iaccarino – che impartì la benedizione e ottenne da Langellotto una generosa offerta – e dai vigili urbani che accorsero sul luogo richiamati dal caos.
Il fascicolo è sulla scrivania del pm Antonio Barba, lo stesso magistrato che ha chiesto e ottenuto l’arresto di Langellotto con accuse di lesioni aggravate, minacce e stalking a vario titolo nei confronti dell’ambientalista Wwf Claudio D’Esposito e del giornalista del Fatto Vincenzo Iurillo. Coi loro esposti e articoli, D’Esposito e Iurillo avevano denunciato le illegittime speculazioni edilizie della famiglia Langellotto a Sorrento, il progetto di costruire 228 box in un ex agrumeto poi sequestrato dalla magistratura. Per queste imputazioni, Langellotto – tuttora ai domiciliari – è stato rinviato a giudizio con rito immediato: il processo inizierà il 21 giugno. L’imprenditore edile, inoltre, è già condannato in via definitiva per concorso esterno nell’associazione camorristica del clan Esposito – che imponeva l’acquisto di calcestruzzo presso le sue ditte – nonché per bancarotta, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e violazione delle norme sull’immigrazione clandestina.
Il caso della benedizione religiosa dei cinque camion – avvenuta a duecento metri dal luogo dove nel marzo 2023 Langellotto picchiò d’Esposito fino a mandarlo all’ospedale – fu sollevato da Iurillo sul fatto.it e poi ripreso dalla trasmissione Le Iene. L’imprenditore “rivendicò” quella benedizione con un’intervista alla testata positanonews.it: l’intervista fu poi rimossa dal web, ma è stata acquisita in copia dagli investigatori. Nel fascicolo del pm Barba, oltre all’informativa di polizia con la ricostruzione delle fasi dell’arrivo dei camion e la loro sosta sul sagrato, e alle dichiarazioni dei testi, c’è anche una annotazione dei Carabinieri di Sorrento guidati dal comandante di stazione Tommaso Canino e dal maggiore Ivan Iannucci, che attraverso la banca dati Aci attribuisce la proprietà dei camion alla ditta di un altro imprenditore residente in Molise. Entrambe le risultanze investigative concordano su un punto: “Langellotto non aveva alcuna autorizzazione per accedere alla piazza della Chiesa”. E infatti il comando vigili di Sant’Agnello ha fatto partire le contravvenzioni. Come e perché sia potuto accadere tutto questo, in favore di un imprenditore che poche settimane dopo sarà di nuovo arrestato e raggiunto da una raffica di interdittive antimafia, è l’oggetto dell’indagine.