Francesco Totti è finito nel mirino del Fisco, ricevendo una cartella esattoriale da ben 1,5 milioni di euro. Una somma significativa, immediatamente saldata. Le motivazioni alla base di questa sanzione sono facilmente comprensibili. Come riportato da Repubblica, l’ex capitano giallorosso non avrebbe pagato l’Iva sui contratti firmati per spot, comparse tv ed eventi. Dopo l’addio al calcio – era l’estate 2017 – il Pupone ha intensificato le attività di pubblicità, prestando la propria immagine per molti brand: cliniche mediche, automobili, prodotti per la pulizia, compagnie telefoniche ma anche eventi (sportivi e non). Insomma: un intenso giro di affari e attività lavorative non occasionali. Ed è proprio questo il nocciolo della questione. Totti ha prestato la sua immagine con continuità. La sua attività era, in soldoni, una professione a tempo pieno. Per questo motivo avrebbe dovuto compiere una semplice azione: aprire una partita Iva. Al Pupone, infatti, non è stato contestato di non aver pagato le tasse dirette (cosa che faceva regolarmente) ma di non aver versato, appunto, l’Iva.
Un errore, una dimenticanza sua o di chi gestisce i suoi compensi? Questo non si sa. La cosa certa è che la Guardia di Finanza ha bussato alla sua porta e poi, a seguire, Totti si è visto arrivare la salata cartella esattoriale. In questi 5 anni – dal 2018 al 2023 per la precisione – Totti ha collezionato una serie di apparizioni pubblicitarie e partecipazioni, senza tuttavia adempiere in modo completo ai propri obblighi fiscali: da ciò deriva il debito milionario nei confronti dello Stato (compreso di sanzioni). Debito presto saldato, ma ora rimane da capire se questa vicenda possa o meno influire sul procedimento di separazione da Ilary Blasi.
Più volte, infatti, i due ex coniugi (il loro amore è durato 20 anni, coronato dalla nascita di tre figli: Cristian, Chanel e Isabel, ma poi terminato amaramente) hanno discusso su “chi guadagna di più” e di conseguenza sul mantenimento. Lei lo aveva accusato di “bruciare al casinò importi pari a 6,5 volte quello che destina ai figli. Inoltre non vuole provvedere alle spese per i figli che avrebbero un costo annuo di neppure un quindicesimo circa delle sue puntate al casinò e, da ultimo, neppure alla manutenzione straordinaria dell’impianto idrico della casa familiare”, le parole dei legali di Blasi. In quell’occasione si era anche parlato di presunti conti nascosti e di omissioni sui ricavi da diritti d’immagine. Lui, quindi, aveva rinviato le accuse al mittente, affermando inoltre: “Lei è più ricca di me”.