L’edizione numero 48 della Copa America, organizzata negli Stati Uniti, sventola al semaforo verde la bandiera argentina: campione in carica, sei ct su un totale di sedici squadre, la presenza del totem Leo Messi, l’addio di Angel Di Maria e Lautaro Martinez portabandiera della rappresentanza dei 22 giocatori di stanza nel campionato italiano. L’Argentina apre le danze nella sfida di stanotte (ore 2 italiane di venerdì 21 giugno, ndr) contro il Canada, nel Mercedes Benz Stadium di Atlanta, impianto che ha ospitato il Superbowl e, meno di due settimane fa, il concerto dei Rolling Stones. Un gioiello costato 1,5 miliardi di dollari, inaugurato nel 2017, tetto retrattile e dotato dello schermo più grande del mondo: 6.000 metri quadri. Piccolo particolare: ha il fondo in sintetico e per il match inaugurale la conversione in erba naturale è stata realizzata negli ultimi tre giorni, con tutte le incognite del caso.

Sedici nazionali al via: le dieci sudamericane, più sei del Nord-Centro America (Usa, Canada, Messico, Giamaica, Costarica e Panama). La finale si giocherà il 14 luglio, all’Hard Rock di Miami, quasi in contemporanea con quella dell’europeo di Germania: l’allineamento dei calendari ha prodotto questa novità. Il torneo rappresenta per gli Usa un collaudo delle strutture e dell’organizzazione, in vista dei mondiali del 2026. Stessa ragione per Canada e Messico, gli altri paesi coinvolti nell’hospitality della rassegna iridata tra due anni, la prima aperta a 48 nazionali. Il Brasile vuole capire dove lo porterà il nuovo ct Dorival Junior, arruolato a gennaio dopo aver sognato per mesi l’avvento di Carlo Ancelotti. L’Uruguay è l’ultimo laboratorio di quel magnifico visionario di calcio che risponde al nome di Marcelo Bielsa. Colombia e Bolivia schierano in panchina due vecchie conoscenze del calcio italiano: gli ex difensori Lorenzo (Argentina) e Zago (Brasile). La Giamaica si è affidata addirittura all’islandese Hallgrìmson, l’uomo che ha portato la nazionale del suo paese all’europeo 2016 e al mondiale 2018.

Tante belle storie, ma l’Argentina sovrasta tutto e tutti. A cominciare da Leo Messi, che continua la sua sfida a distanza con Cristiano Ronaldo. I due dominatori di quindici anni di football mondiale stavolta si confrontano in continenti e palcoscenici diversi: più complesso lo scenario del portoghese, più semplice quello dell’argentino, che grazie alla scelta di chiudere la carriera a Miami conosce bene la realtà statunitense. Messi ha diversi obiettivi in questa rassegna. Il primo è l’assalto alla vetta della classifica marcatori della fase finale di Copa America, dove regnano ad oggi il connazionale Mendez e il brasiliano Zizinho con 17 gol. Leo è a quota 13 e la missione non appare impossibile. Il secondo è bissare il successo ottenuto nel 2021 nella finale contro il Brasile e trascinare l’Argentina al titolo numero 16, staccando l’Uruguay, con il quale condivide il primato nell’albo d’oro con 15 trionfi. Il terzo è quello di migliorare le statistiche personali: 864 gol tra club (740) e nazionali (108 la Selecciòn, 2 con l’Under 23, 14 con l’Under 20). Prossimo obiettivo è la cifra dei 900.

La luce di Messi, che il 24 giugno festeggerà 37 anni, è stata alimentata in nazionale dal lungo rapporto con Angel Di Maria. I due fuoriclasse hanno condiviso 114 partite con l’Argentina. Sono i totem della generazione che conquistò l’oro olimpico a Pechino nel 2008. Di Maria saluterà dopo la Copa America. Messi andrà avanti nel suo viaggio straordinario. “E’ l’ultima foto”, le parole dei due nel commentare il servizio realizzato alla vigilia di questo torneo americano. Di Maria vuole chiudere da vincitore, magari mettendo la sua firma, come nella finale della Copa America 2021 e in quella del mondiale 2022 in Qatar.

Il torneo è importante anche per il futuro del ct Scaloni. Sette mesi fa aveva manifestato propositi di addio: “Devo capire se ho ancora le energie per cercare di ripropormi. Vincere è difficile. Vincere ancora è difficilissimo. Per fare il ct di una nazionale come quella argentina devi avere le motivazioni e le energie al massimo”. La Selecciòn deve guardare al futuro e Lautaro Martinez è l’uomo che dovrebbe raccogliere il testimone dai mammasantissima. L’interista è stato il miglior giocatore della Serie A, ma ha fatto flanella in Champions, con il rigore spedito alle stelle nella sfida contro l’Atletico Madrid. Gli altri talenti pronti a illuminare l’Albiceleste sono Julian Alvarez (Manchester City), Alejandro Garnacho (Manchester United) e Valentin Carboni (Monza). Enzo Fernandez (Chelsea), Alexis Mac Allister (Liverpool) e Nicolas Gonzalez (Fiorentina) sono già star consolidate. Il reparto più in difficoltà è la difesa. Non s’intravedono grandi ricambi in vista e fa notizia in un calcio come quello argentino. In porta, “el loco” Emiliano Martinez, decisivo nella finale mondiale contro la Francia, protagonista della stagione da urlo dell’Aston Villa.
In questo torneo da 14 stadi, che porterà il calcio da Est a Ovest, in una magnifica coast to coast, scenderà in campo anche l’arbitro italiano Maurizio Mariani, con gli assistenti Daniele Bindoni e Alberto Tegoni. Marco Di Bello e Aleandro Di Paolo completeranno la squadra con il ruolo di uomini Var. Little Italy: l’augurio è che se la cavino.

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