Dal verde al rosso. Diego Forlán, che da giocatore ha raggiunto lo zenit all’Atlético Madrid, da cui poi è andato via per fare tappa in Italia, all’Inter, non solca più i campi con il cognome e un numero sulle spalle, ma con una racchetta da tennis. Non allenatore, non dirigente, non opinionista. Per continuare il suo futuro dopo il calcio ha dato uno schiaffo alla normalità a cui si abbandonano molti sportivi alla fine della loro carriera, scegliendo di riprendere quella passione che a un certo punto della sua vita è stato costretto ad accantonare. E lo sta facendo con successo, come testimoniato dalla cavalcata compiuta in un torneo ufficiale dell’ITF, l’International Tennis Federation, in cui è arrivato fino ai quarti di finale concedendo solo nove game in tre partite. Forlán entra così nel club di tutti quegli atleti che, dopo una vita dedicata a un solo sport, intraprendono un’altra disciplina per riempire il loro tempo affermandosi (quasi) ai livelli mostrati nella precedente. Da Petr Čech, leggenda del Chelsea, all’ex pilota F1 Jenson Button, fino a Usain Bolt e Adriano Panatta, gli esempi non mancano.

Tennis e Manchester United – Forlán si è ritirato nel 2018. Le sue uniche due esperienze in panchina, prima al Peñarol e poi all’Atenas in Uruguay, si sono concluse con un nulla di fatto. Il 45enne ha quindi deciso di rispolverare le sue abilità tennistiche buttandosi nuovamente a capofitto in uno sport che conosce dal giorno della sua nascita: “Mio padre ha giocato a calcio e dopo il ritiro a 41 anni ha iniziato con il tennis. Io ho fatto lo stesso, da quando avevo due anni“, ha raccontato in un’intervista recente. Tutti quegli anni passati a divertirsi con la racchetta non sembrano essersi persi perché Forlán si sta facendo avanti a spalle larghe sulla terra rossa del MT1000 di Lima, uno dei tornei dell’ITF, nel ramo a lui dedicato (over 45). In Perù è arrivato fino ai quarti di finale battendo Gonzal Carreno al primo turno (6-0, 6-2), Jorge Hernandez al secondo (6-0, 6-1) e il numero 102 del circuito Pablo Rojas-Holch al terzo (6-3, 6-3). L’ex attaccante è attualmente 438esimo nella classifica singolare over 45 e il suo best ranking risale al primo aprile scorso, quando ha toccato la 424esima posizione. In questo 2024 ha ottenuto cinque vittorie in sei partite e, chissà, che con il tempo non riesca ad arrivare alla vetta. D’altronde il talento c’è sempre stato e lo aveva notato anche Sir Alex Ferguson ai tempi del Manchester United. In un’intervista a The Athletic del 2019 ha raccontato di quando il suo ex allenatore organizzò appositamente un torneo fra i suoi calciatori puntando tutto su di lui: “Ruud van Nistelrooy mi sfidò non sapendo che non ero principiante. Rimase sbalordito quando iniziai a servire. Ferguson sapeva che avevo già giocato e scommise su di me. Io vinsi la partita e lui i suoi soldi“.

Buona compagnia – Di atleti che hanno fatto lo stesso brillante salto da uno sport all’altro dopo il ritiro ce ne sono in abbondanza. Primo su tutti Čech, che in Premier League ha difeso i pali del Chelsea per 11 anni e quelli dell’Arsenal per quattro fra il 2004 e il 2019 e poi è passato all’hockey sul ghiaccio. Nel 2019 ha firmato un contratto con i Guildford Phoenix nella seconda divisione del campionato del Regno Unito arrivando addirittura a vincere un treble nella stagione 21/22. Dallo scorso febbraio è in prestito ai Belfast Giants, franchigia con sede nella capitale dell’Irlanda del Nord che milita nell’Elite Ice Hockey League: soltanto il massimo campionato britannico in questo sport. Quest’anno i Giants hanno concluso la stagione al terzo posto e Čech sembra avere ancora tutte le carte in regola per vivere lo sport di alto livello. Così come Jenson Button, per 17 anni pilota di Formula 1, che nel 2016 ha abbracciato il triathlon, disciplina che “ho sempre amato, ma per cui non ho mai avuto il tempo di allenarmi adeguatamente”. Nel 2017 si è iscritto all’Ironman della California, la più dura competizione di questa disciplina che prevede 3.86 km di nuoto, 180.260 km in bicicletta e 42.195 km di corsa, dove però è stato squalificato per eccesso di velocità. Infatti, nella frazione ciclistica in uno specifico punto della corsa è stato obbligatorio rallentare per motivi di sicurezza. In preda a quella velocità che ha scandito tutta la prima parte della sua carriera, però, Button ha ignorato, o non si è accorto del limite, finendo per sfrecciare illegalmente.

Ancora e ancora – E che dire di Usain Bolt, la stella giamaicana che ha cannibalizzato un decennio di atletica vincendo medaglie e infrangendo record a destra e manca e poi ha provato il calcio. Bolt, grande tifoso del Manchester United, ha tentato di applicare la sua velocità con la palla al piede trovando un’opportunità in Australia nel 2018. Iniziò ad allenarsi in estate con i Central Coast Mariners, per i quali mise a segno due gol in un’amichevole a ottobre. La squadra provò poi a metterlo sotto contratto, ma l’allenatore dell’epoca sottolineò non troppo gentilmente la sua incompatibilità con la disciplina. Rassegnato, a inizio 2019 Bolt decise di appendere ufficialmente gli scarpini al chiodo. Meglio è andata ad Adriano Panatta che dopo una vita nel tennis si è addentrato nel mondo dei motori a tal punto da diventare campione del mondo offshore nella classe Evolution nel 2004, insieme a Castellani e Salvatori, e siglare due primati di velocità: quello degli entrobordo sport a cilindrata illimitata (238,897 km/h nel 1991) e quello della F.3000 (175,639 km/h l’anno successivo). Ora tocca a Forlán.

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