Ha scelto di essere processato con rito abbreviato Enzo Bucarelli, il magistrato 54enne, già pm a Torino, imputato di depistaggio e frode processuale per aver cancellato dal cellulare dell’ex calciatore del Toro Demba Seck due video di rapporti sessuali girati all’insaputa della partner, una ragazza che aveva avuto con lui una breve frequentazione. Il giudizio con rito abbreviato, cioè condotto sulla base dei soli atti dell’accusa, garantisce lo sconto di un terzo della pena: la prima udienza di fronte al Tribunale di Milano è stata fissata per il prossimo 30 ottobre. A chiedere il rinvio a giudizio di Bucarelli – il quale ha sempre respinto le accuse – è stata la pm Giancarla Serafini, titolare del fascicolo insieme alla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano.
I fatti risalgono al febbraio del 2023, quando a Bucarelli, grande tifoso del Toro, fu assegnato il fascicolo nato dalla denuncia della giovane. La ragazza, V.G., aveva raccontato che, dopo aver interrotto la storia con il calciatore, aveva ricevuto da lui su Whatsapp due video intimi girati di nascosto e accompagnati da un messaggio minatorio. Il pm a quel punto perquisiva Seck e trovava i filmati sul suo smartphone, insieme alla prova che fossero già stati trasmessi a suoi amici (e accolti da risate e dai commenti “Che animale” e “Figa questa però”). Eppure, secondo l’accusa, invece di sequestrare il telefono e clonare il suo contenuto chiedeva all’indagato di cancellare i filmati, comunicando alla presunta vittima che i video non erano stati diffusi e suggerendole di rimettere la querela e arrivare a una transazione con il calciatore. Transazione e ritiro che in effetti avvennero, salvando Seck dal rinvio a giudizio. Per questi fatti, Bucarelli è stato trasferito in via cautelare dalla Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura e spostato a Genova con le funzioni di giudice civile.
L’episodio era stato descritto così dalla stessa V.G. all’edizione torinese di Repubblica, che per prima ha raccontato la storia: “Dopo la denuncia sono stata contattata dal pm, che mi ha detto che non c’era stata alcuna divulgazione dei video. In quella occasione mi consigliava di procedere oltre e di definire con una transazione la vicenda, individuando quale cifra dell’eventuale risarcimento una somma che poteva attestarsi tra i cinquecento e i tremila euro”. Dall’ordinanza di trasferimento emessa dal Csm emerge poi un elemento di colore: “Sulla parete dell’ufficio in cui è avvenuto il colloquio tra il magistrato e la persona offesa”, si legge nell’ordinanza, “era affisso con grande evidenza“ lo stemma del Toro, squadra in cui in quel momento giocava l’indagato. Giusto per rendere chiare le simpatie dell’inquirente.