Droga a fiumi e cellulari in carcere coi quali continuare ad imbastire affari criminali sono lo sfondo dell’ordinanza che stamane ha sgominato il nuovo gruppo criminale della Stadera. E’ il gruppo che controllava lo spaccio tra il quartiere di Poggioreale a Napoli, la cittadella di Casoria e il penitenziario di Fuorni, a Salerno, che prende il nome dalla via ‘quartier generale’ del sodalizio. Un’indagine della Squadra Mobile, coordinata dalla Dda di Napoli – procuratore Nicola Gratteri – e culminata in 30 misure cautelari (13 arresti, 17 divieti di dimora), ha fatto luce su come è avvenuta la ‘scissione’ della Stadera, una costola del clan Contini. I reati contestati spaziano dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, al porto e detenzione di armi comuni da sparo, lesioni personali aggravate, estorsione, singoli episodi di detenzione e spaccio di stupefacenti e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

Emblematica una intercettazione del 23 febbraio 2022: un indagato detenuto al padiglione Livorno del carcere di Poggioreale, Mario Rosario De Martino (tra gli arrestati di stamane), chiama un altro indagato, Pietro Lucarelli, anche lui arrestato. I due ragionano di un pacco, se è arrivato o meno, e di soldi. “Mandami un vaglia da 300 euro”, dice il detenuto. Poi si parla di una persona a cui dare una lezione. “Dammi il numero suo me lo vedo io, tanto io ora devo uscire, massimo 10 giorni sto fuori!”. Un altro degli arrestati, Francesco De Martino, mentre era in carcere a Salerno, in cinque mesi a cavallo tra il 2021 e 2022 è riuscito ad usare 9 utenze telefoniche “per mantenere i contatti col suo gruppo”, scrive il Gip. Uno di questi cellulari era intestato al provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria. “Siamo ragazzi che facciamo i reati… non siamo scemi… i pisciazzielli”, dice il 27enne De Martino.

Colpisce infatti l’età dei 36 indagati: molti sono under 30. Un dato sottolineato dal capo della Mobile di Napoli, Giovanni Leuci: “Questo clan in armi ha cercato di affrancarsi dal controllo di altri clan e di rendersi autonomo – spiega Leuci – attraverso la gestione di piazze di spaccio, sia in alcune zone della città sia all’interno del carcere di Salerno”. La scissione avviene nel 2021, con due agguati di camorra. Da quel momento in poi il gruppo cerca di emanciparsi, si arma e continua a cercare armi sul mercato per essere pronto ad eventuali faide con clan concorrenti. In un’intercettazione si ascolta uno degli arrestati, Bruno Ferrioli, disponibile a vendere altre pistole: “Ora ho le 6 nuove… le 6 nuove con il silenziatore e 5 botte…nuove , nella scatola, le 6..700 euro l’una vuole… però nuove… nella scatola con il silenziatore, ti do anche il silenziatore”.

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