Nella guerra d’Israele contro i suoi vicini, anche il fronte nord, quello che vede contrapposto l’esercito di Tel Aviv ai miliziani sciiti libanesi di Hezbollah, continua a riscaldarsi pericolosamente. A innescare l’ennesima escalation di dichiarazioni, mentre il lancio di razzi da ambo i lati della Linea Blu non si ferma, sono le parole pronunciate nel discorso di mercoledì sera dal leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha ribadito di non volere una guerra su larga scala con Israele, ma che i suoi miliziani non si tireranno mai indietro, lanciando un avvertimento ai partner di Israele, in particolare Cipro: “Sappiamo che il nemico israeliano effettua ogni anno operazioni a Cipro e che utilizzerà gli aeroporti e le infrastrutture di Cipro in caso di guerra con il Libano. In quel momento ci considereremo in uno stato di guerra con Cipro”.
Il discorso di Nasrallah ha scatenato la reazione di Cipro, dell’Unione europea e degli alleati di Israele. Il presidente di Nicosia, Nikos Christodoulidis, ha risposto dicendo che “Cipro non è in alcun modo coinvolta nelle ostilità”. Secondo il presidente, l’isola del Mediterraneo “è parte della soluzione e non del problema”. In questo momento, da Cipro sono partite ad esempio navi cariche di aiuti umanitari per Gaza. Ma l’idea che l’isola del Mediterraneo possa servire anche come base di appoggio per eventuali attacchi aerei sul Libano cambia la percezione da parte delle milizie sciite. L’Unione europea ha però messo in guardia il Partito di Dio spiegando che un eventuale attacco a Cipro equivarrebbe a un attacco all’Ue: “Cipro è uno Stato membro dell’Ue, ogni minaccia a Cipro è una minaccia a tutta l’Unione europea – ha detto il portavoce del Servizio di Azione Esterna della Commissione – Seguiamo da vicino le tensioni fra Libano e Israele e diamo il benvenuto agli sforzi di Usa e Francia per calmare la situazione. È necessaria la de-escalation e l’Ue è in contatto con i rappresentanti del Libano e altri partner nella regione”.
Anche gli Stati Uniti rispondono alle parole di Nasrallah, ma rivolgendosi direttamente ai funzionari libanesi. L’inviato speciale Usa, Amos Hochstein, ha chiarito, secondo l’emittente pubblica Kan, che se Hezbollah non mette fine agli attacchi quotidiani contro il nord di Israele potrebbe ritrovarsi come obiettivo di un’operazione israeliana limitata appoggiata proprio da Washington.
Intanto, sul fronte di Gaza circolano informazioni sugli ostaggi sopravvissuti dal sequestro del 7 ottobre. secondo quanto scrive il Wall Street Journal, che cita funzionari Usa, quelli ancora in vita potrebbero essere solo una cinquantina, contro i 116 che sulla carta sarebbero ancora nelle mani di Hamas. La valutazione, dicono, si basa in parte su informazioni d’intelligence israeliane e che significherebbe che 66 delle persone ancora in ostaggio potrebbero essere morte, 25 in più di quanto riconosciuto pubblicamente da Israele. Numeri che influenzano anche le trattative tra le parti su un possibile cessate il fuoco.