Il Brasile entra a gamba tesa nel mercato delle terre rare, risorse vitali per la produzione di strumenti tecnologici, nel settore delle energie rinnovabili e nel comparto della difesa, sino ad oggi monopolizzato dalla Cina, anche in virtù dei suoi accordi ed investimenti in Africa. Le principali fonti di terre rare sono i minerali come la loparite e la monazite, relativamente abbondanti sulla superficie terrestre ma che devono essere sottoposti ad un processo di lavorazione costoso. Le terre rare sono necessarie per la produzione di dispositivi elettronici come schermi LCD, batterie elettriche ricaricabili, veicoli ecologici e fibre ottiche ma anche per la produzione ed innovazione di tecnologie industriali, per i reattori nucleari, per i microonde, i superconduttori ed i macchinari per trattamenti specifici di alcune malattie. Il funzionamento della società moderna è legato, in buona parte, alla disponibilità di questi materiali ed alla possibilità di impiegarli per soddisfare le esigenze della popolazione.

A partire dal 1985 Pechino è riuscita ad emarginare la concorrenza e produce oltre il 90% della fornitura mondiale di terre rare. Brasilia, come ricordato dall’agenzia Reuters, possiede le terze riserve globali di terre rare e la prima miniera di queste risorse, Serra Verde, ha avviato la propria produzione commerciale quest’anno. Gli Stati Uniti e l’Europa guardano a questo sviluppo con particolare interesse perché intendono spezzare o almeno ridurre la dipendenza dalla Cina e finanziare lo sviluppo di un’industria alternativa. Si tratta di un progetto destinato a dare i suoi frutti in tempi lunghi perché Serra Verde, che ha impiegato 15 anni per entrare in funzione, dovrebbe produrre 5mila tonnellate di queste risorse ed arrivare a 10mila entro il 2030 mentre la Cina, nel 2023, ne ha prodotte oltre 240mila. Al momento non c’è possibilità di rinunciare alle forniture cinesi e questo dato evidenzia una debolezza dell’Occidente che, acquisendo questi materiali, rinforza l’economia di un rivale strategico come Pechino ed ammette di esserne dipendente.

Le potenzialità del Brasile sono state frenate, almeno sinora, dagli scarsi finanziamenti erogati al settore, dall’insufficiente mappatura geologica dei terreni, dalle preoccupazioni ecologiche relative ai territori da cui estrarre le risorse e dalla lentezza con cui vengono assegnati i permessi di acquisizione. Brasilia può superare questi ostacoli potenziando le proprie infrastrutture, investendo in ricerca e sviluppo e migliorando le procedure burocratiche che fanno da architrave al settore minerario. Il gigante sudamericano intende ridurre la dipendenza dalle importazioni e l’importanza del settore tecnologico potrebbe permettergli di coniugare le attività estrattive con il soddisfacimento del mercato interno e di quello estero. Un aspetto cruciale della questione riguarda l’implementazione della sostenibilità nel settore minerario perché, come è noto, la biosfera brasiliana è particolarmente delicata e continua ad essere oggetto di politiche di sfruttamento illegale che ne minano la sussistenza.

Le compagnie minerarie brasiliane, come reso noto dal portale del governo americano, hanno chiesto alle aziende statunitensi di ricevere forniture di materiali innovativi e tecnologie necessarie per la ricerca e la lavorazione delle terre rare. Tra queste ci sono i software con Intelligenza Artificiale per l’analisi geologica, l’operativita ed il mantenimento delle miniere ma anche i prodotti necessari per ridurre i costi ecologici delle attività di sfruttamento. La cooperazione tra Brasile e Stati Uniti in questo settore potrebbe rafforzare i rapporti bilaterali tra i due giganti del continente americano dando vita a scambi economici proficui per entrambe le nazioni. Sul futuro di questi sviluppi pesano le incertezze legate all’esito delle elezioni statunitensi di novembre ed alla capacità della futura amministrazione, in particolare modo se fosse a guida repubblicana, di mantenere buoni rapporti con l’esecutivo brasiliano del Presidente Luis Ignacio Lula da Silva. Le diversità ideologiche tra i progressisti brasiliani ed i conservatori americani, che hanno una visione specifica per il futuro dei rapporti con l’America Latina, è un elemento da tenere in considerazione e l’esito delle consultazioni presidenziali statunitensi è destinato ad avere ricadute in questo ambito.

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