Una settimana fa, la Pinacoteca di Brera e la Biblioteca Braidense sono state affittate per la somma di 95.000 euro per festeggiare “Overskin anniversary” di Cristina Fogazzi, conosciuta come l’Estetista cinica. Dai video che circolano, l’evento si è rivelato un vero spettacolo trash: persino una cena nella storica biblioteca. Un luogo dove, per accedervi come pubblico cittadino, bisogna fornire il codice della carta d’identità, il numero di telefono e l’indirizzo di residenza. Non si possono introdurre acqua, contenitori e buste di qualsiasi genere e, ovviamente, i libri esposti non si devono toccare. Tutto nel rispetto di un patrimonio pubblico, o così si giustificano.

Guardando questa pagliacciata, Milano racconta di nuovo di essere una città “solo per chi se lo può permettere”. Le regole negli spazi pubblici non sono uguali per tutti; siamo pronti a vendere questi patrimoni, mantenuti dallo Stato, ai privati, ignorando i rischi che tali eventi comportano. Situazione già vista con altre influencer ormai decadute, che vivono solo di gossip. Il problema è che l’evento è stato fatto in un luogo non consono per un marchio che di storia non ha nulla. Gli organizzatori dell’evento non avevano idee migliori?

E poi ci sono i commenti degli studenti ed ex studenti: “Noi studenti dell’Accademia di Brera non abbiamo spazi per svolgere le nostre lezioni, non abbiamo aule dove poter mangiare, né una mensa; non ci sono abbastanza soldi per il diritto allo studio. I nostri spazi sono costantemente occupati da turisti che entrano nelle nostre aule, durante le lezioni, pensando di essere in un circo, dove noi siamo gli animali esposti. È questo quello che offre l’istituzione di Brera a giovani studenti che pagano centinaia di euro di tasse? Un’istruzione scadente e luoghi assenti? Ancora una volta Milano si conferma una città per soli privati, a discapito di una delle cose più importanti: il diritto alla cultura”. E come ciliegina sulla torta, la dichiarazione del direttore della Pinacoteca di Brera, Angelo Crespi, che afferma: “C’è un po’ di classismo perché l’Estetista non è Dior”. È inaccettabile che un luogo così prezioso e ricco di cultura debba “sostenere” un evento chiuso e riservato.

Ma la Fogazzi, alias l’Estetista Cinica, non si ferma: “La Pinacoteca di Brera non è un museo visitatissimo in Italia. Ho deciso di portare dieci influencer spagnoli a Brera dicendo: ‘Così qualche milione di persone in Spagna vede Brera’. E aggiunge: “Ho pagato per stare in una location”. Trovo un po’ di vittimismo e poca cultura sull’arte, invece di ammettere che è stata una scelta sbagliata. A mio parere, tutte queste imprenditrici digitali insicure, che amano il lusso e hanno il desiderio di dimostrare cosa hanno realizzato con eventi sfarzosi e trash, non poggiano su una carriera solida ma su una saponetta!

Difendere la cultura significa preservare le nostre radici, la nostra storia e la nostra identità. Non possiamo permettere che il patrimonio culturale venga mercificato e ridotto a uno strumento di profitto.

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